Secondo Reuters, Israele e Hamas stanno trattando per un accordo temporaneo di cessate il fuoco per la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi ma un funzionario israeliano ha smentito la notizia. Intanto nel sud di Gaza sale la tensione, dove l’offensiva continua nell’ospedale di Nasser e altre due strutture sanitarie
Reuters riporta alcuni progressi avvenuti tra Hamas e Israele verso un accordo per un cessate il fuoco di 30 giorni, che permetta agli ostaggi israeliani e ai prigionieri palestinesi di essere rilasciati. Un ufficiale israeliano tuttavia ha smentito questa notizia e ha detto che le trattative saranno ancora lunghe e difficili: «Ci sono lacune molto grandi e nessun progresso nei colloqui. La situazione è molto complicata e vi è un costante irrigidimento delle posizioni da parte di Hamas. Nessuno si lasci ingannare: ci vorrà molto tempo.» Una portavoce del governo israeliano ha confermato la notizia: «Non ci sarà alcun cessate il fuoco. In passato c'erano pause per scopi umanitari. Quell’accordo è stato violato da Hamas».
Benjamin Netanyahu ha confermato le sue parole di ieri riguardo alla guerra durante il 75esimo anniversario della Knesset: «Questa è una guerra per la nostra casa. Deve concludersi con lo sradicamento dell’aggressività e del male dei nuovi nazisti. Colui che ha attaccato con stupri e omicidi si è procurato con le proprie mani una distruzione senza precedenti».
Il ministero della Sanità di Hamas ha diffuso dei dati sulle vittime palestinesi: nelle ultime ventiquattro ore sono morti 210 palestinesi a causa degli attacchi israeliani e altri 400 sono rimasti feriti. Il numero totale delle vittime palestinesi dall’inizio della guerra è di almeno 25.700 morti e 63.740 feriti.
Sud di Gaza
Nella giornata di ieri molti palestinesi hanno cercato di raggiungere la zona di Rafah, per fuggire all’offensiva israeliana a Khan Younis. Le forze israeliane avevano richiesto l’evacuazione per sei zone di Khan Younis ma sia il personale medico che i pazienti sono ancora bloccati all’interno dell’ospedale di Nasser, a causa degli attacchi che si svolgono all’esterno. Le zone prese di mira dall’Idf comprendono anche due ospedali più piccoli. Medici Senza Frontiere ha scritto un post su X: «Da ieri ci sono stati bombardamenti continui soprattutto nelle zone a nord e a sud di Khan Younis. Lo staff di Msf nell’ospedale di Nasser ha detto che sento la terra che trema e che c’è panico diffuso tra il personale, i pazienti, e i palestinesi rifugiati nell’edificio».
Il giornalista di Al Jazeera Hani Mahmoud ha detto che i carri armati israeliani e i droni hanno colpito le persone in fuga da Khan Younis. Riferisce anche che c’è stata un’ondata di attacchi aerei e bombardamenti nella parte occidentale della città. Anche l’università di al Aqsa, che era diventato il rifugio di migliaia di persone, è sotto assedio da parte dell’esercito israeliano. Intere famiglie sono circondate da carri armati e veicoli blindati militari israeliani. «Nessuno può uscire da quella zona. Chiunque cerchi di andarsene rischia di perdere la vita a causa dei continui bombardamenti e attacchi via terra e via aerea».
Sempre Al Jazeera riferisce che sono morti 8 palestinesi in un attacco a una scuola nella zona di Khan Younis dove erano rifugiati centinaia di civili.
Thomas White, direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha detto che un complesso edilizio ha preso fuoco a Khan Younis dopo essere stato colpito durante i combattimenti. La struttura ospita decine di migliaia di sfollati. Il direttore dell’Unrwa ha dichiarato che per il momento 9 persone sono morte e 75 sono rimaste ferite.
L’Oxfam ha denunciato degli attacchi a due depositi di acqua e servizi igienico-sanitari ad Al Mawasi, un’area sulla costa vicina a Khan Younis, che era stata dichiarata zona libera da parte delle forze israeliane. Sono morti 4 persone tra civili e volontari.
Sovraffollamento a Rafah
Al Jazeera riporta che la situazione a Rafah è difficile perché 1,5 milioni di palestinesi si sono rifugiati lì a causa dei continui bombardamenti. «Ogni giorno assistiamo a una nuova ondata di sfollamenti. Oggi l’abbiamo avuto da Khan Younis e prima proveniva dalla zona centrale [di Gaza]. Purtroppo non c’è nemmeno abbastanza spazio vuoto perché le persone possano allestire rifugi o tende di fortuna. È diventato molto comune vedere le persone che vivono per strada. Rafah come città non ha la capacità di ospitare questa quantità di persone». Queste le parole di Yousef Hammash, del Norwegian Refugee Council.
Emergenza alimentare
Il World Food Programme denuncia lo stato di insicurezza alimentare a Gaza, dichiarando che oltre 2,2 milioni di persone si trovano in uno stato di insicurezza alimentare a livello di crisi. L’incremento del conflitto non permette alle operazioni umanitarie di sopperire alla crescente carenza di acqua, cibo, carburante e medicinali. L’organizzazione richiede pertanto un cessate il fuoco umanitario immediato.
Alcuni cittadini israeliani hanno protestato contro l’entrata dei camion di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza tramite il valico di Kerem Shalom, sostenendo che «mentre il popolo israeliano attende una vittoria, il governo sta nutrendo, vestendo e alimentando il nemico, anche se questo cerca di uccidere le nostre truppe e i civili con razzi e tortura i nostri ostaggi affamati». Il presidente egiziano Abdel Fattah el Sisi ha detto che il passaggio tra l’Egitto e Gaza è sempre aperto ma che le procedure di Israele rallentano l’entrata degli aiuti umanitari: «Questo è parte della strategia con cui fanno pressione per il rilascio degli ostaggi».
L’Esercito israeliano a Gaza
L’Idf ha dichiarato di aver demolito la casa di un membro di Hamas, Bassel Shehadeh, che era stato coinvolto in un attacco in Cisgiordania avvenuto la scorsa estate in cui avevano perso la vita quattro soldati israeliani. Sono stati arrestati sette palestinesi che erano ricercati.
L’Idf ha pubblicato dei video delle operazioni della Brigata Givati a Khan Younis. I soldati di Givati sostengono di aver ucciso numerosi uomini di Hamas durante gli scontri e durante i bombardamenti.
Le organizzazioni umanitarie
16 organizzazioni umanitarie hanno chiesto agli Stati che stanno mandando armi a Israele e ad Hamas di cessare gli aiuti militari. Hanno rilasciato una dichiarazione rivolta alle Nazioni Unite: «Chiediamo un cessate il fuoco immediato e invitiamo tutti gli Stati a fermare il trasferimento di armi che possono essere utilizzate per commettere violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Tutti gli Stati hanno l’obbligo di prevenire crimini atroci e promuovere l’adesione alle norme che proteggono i civili».
La Corte Internazionale di giustizia su Israele
Il sito sudafricano South African News24 riporta che i membri della Corte Internazionale di giustizia si esprimeranno venerdì sulle misure di emergenza per fermare la guerra. La Corte non si esprimerà in merito all’accusa di genocidio contro Israele.
Attacchi in Iraq
Nel pomeriggio di mercoledì, l’esercito americano ha condotto attacchi missilistici nell’Iraq occidentale per distruggere alcuni siti utilizzati dalle milizie filo-iraniane. I siti colpiti si trovano nell’area di Jurf al Sakhr, a sud di Baghdad, e in quella di al Quaim, al confine con la Siria.
Come riporta Al Jazeera, il consigliere per la sicurezza irachena Quasim al Araji ha dichiarato che gli attacchi americani «non aiutano a riportare la calma» e che costituiscono una «violazione della sovranità dell’Iraq».
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