Gli Stati Uniti hanno inviato in Medio Oriente gli aerei da combattimento B-52. Il capo del Centcom incontra il capo di stato maggiore delle Idf
Il voto americano è alle porte. Man mano che si avvicina il 5 novembre aumenta la tensione tra Iran e Israele dopo che nei giorni scorsi la Cnn e il Washington Post, citando fonti qualificate, hanno riportato la notizia di un terzo imminente attacco di Teheran prima delle elezioni statunitensi.
Di fatto la tensione nell’area è aumentata da giorni, con l’ayatollah Ali Khamenei che ha messo in guardia lo stato ebraico. «I nemici, sia gli Stati Uniti che il regime sionista, devono sapere che riceveranno sicuramente una risposta severa alle loro azioni contro l'Iran e il fronte della resistenza», ha detto la guida suprema iraniana durante un discorso agli studenti a Teheran.
Di risposta, gli Stati Uniti hanno inviato in Medio Oriente gli aerei da combattimento B-52. «Se l'Iran, i suoi partner o gruppi affiliati approfittano di questo momento per prendere di mira il personale o gli interessi americani nella regione, gli Stati Uniti prenderanno tutte le misure necessarie per difendersi», ha fatto sapere il ministero della Difesa americano. Il capo del Comando centrale americano (Centcom), il generale Michael Kurilla, ha incontrato nel fine settimana il capo di stato maggiore delle Idf, il tenente generale Herzi Halevi per capire come procedere in caso di attacco.
Negli ultimi giorni sono state rafforzate le difese contro missili balistici e aerei di combattimento. Si teme che l’Iran possa attaccare nuovamente Israele per la terza volta in questo 2024, dopo i precedenti di aprile e ottobre. Troppe le umiliazioni incassate dalla leadership iraniana: dall’uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran a luglio alla decapitazione dei vertici di Hezbollah a Beirut.
Israele ha risposto ai 181 missili lanciati lo scorso 1° ottobre con raid aerei contro obiettivi militari lo scorso 26 ottobre, uccidendo quattro soldati e un civile. Le guardie rivoluzionarie iraniane avevano detto che l’attacco dello stato ebraico ha fallito il suo scopo, ma vista la possibile reazione potrebbe essersi trattato di pura propaganda interna per tenere alto il consenso popolare.
Rischio guerra regionale
Il quotidiano qatariota Al Araby Al Jadeed ha citato un funzionario iraniano secondo cui Teheran sta pianificando «il più grande in termini di quantità e qualità finora» mai realizzato. I preparativi sarebbero quasi terminati. Resta da capire come si svilupperanno le spaccature interne al regime iraniano con l’ala progressista guidata dal neo presidente Masoud Pazeshkian più dialogante e restia ad attaccare Tel Aviv. Il suo silenzio sta lasciando da giorni spazio alle dichiarazioni infuocate delle guardie rivoluzionarie e dell’ala conservatrice di Khamenei.
Gli Stati Uniti hanno avvertito l’Iran che non saranno in grado di fermare la reazione israeliana, come invece è accaduto nell’attacco mirato dello scorso 26 ottobre. Gli stati arabi della regione sono in attesa di capire cosa accadrà. Una guerra regionale, nel momento in cui sono riprese le trattative per il cessate il fuoco a Gaza e in Libano non conviene a nessuno. Per questo potrebbe entrare in gioco ancora una volta la Middle East Air Defense Alliance (Mead), l’alleanza di difesa aerea costruita da Israele con i partner arabi della regione, già entrata in gioco nell’attacco del 13 aprile scorso.
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