Chiamati circa 12mila riservisti e truppe schierate lungo il confine con la Striscia di Gaza. Il bilancio dei bombardamenti è salito a 83 decessi tra i palestinesi, mentre è fermo a 7 tra gli israeliani. L’Unicef chiede il rispetto del diritto internazionale umanitario e denuncia la morte di bambini da ambe le parti
Non c’è fine all’escalation militare a Gaza e in Israele. Tutte le opzioni sono sul tavolo, anche l’ipotesi di un intervento terrestre. A riferirlo sono il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz e il portavoce dell’esercito, il colonnello Jonathan Conricus.
Lo stato di emergenza nel sud del paese è stato prorogato per le prossime due settimane, sintomo che un cessate il fuoco rischia di non arrivare nelle prossime ore. Conricus ha anche confermato il dispiegamento di mezzi terrestri, carri armati e truppe, lungo il confine con la Striscia di Gaza. L’allarme è alto: in totale sono state avvertiti oltre 12mila riservisti, ovvero cittadini israeliani che non prestano più servizio nell’esercito ma che restano a disposizione per eventuali emergenze.
L’ultima operazione via terra israeliana è la Protective Edge e risale al 2014, dove morirono oltre duemila persone. A oggi il bilancio dei bombardamenti è salito a 83 decessi tra i palestinesi e a 7 tra gli israeliani. Nella giornata sono continuati i raid aerei dell’aviazione che hanno preso di mira tunnel ed edifici dove risiederebbero alcuni capi militari di Hamas. Sarebbero una decina gli uomini di vertice dell’ala paramilitare del partito islamista uccisi nei bombardamenti.
A Gaza la Jihad islamica afferma di non volere cedere mentre Hamas avrebbe detto ai russi di cercare ad arrivare a un cessate il fuoco a patto che gli israeliani ritirino le truppe dalla Spianata delle Moschee. È la stessa richiesta fatta prima dello scadere dell’ultimatum dello scorso 10 maggio, con il quale sono partiti i missili da Gaza verso la città di Ashkelon.
Nei giorni seguenti i razzi hanno preso di mira anche altre città israeliane come Tel Aviv e obiettivi sensibili tra cui ospedali e aeroporti. A oggi il sistema antimissilistico israeliano, chiamato Iron Dome, è riuscito a intercettare quasi il 90 per cento dei missili lanciati in aria, mentre un terzo degli altri non hanno superato la Striscia.
Il comunicato dell’Unicef
Sulla questione i vari leader internazionali hanno invocato la fine del conflitto, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite non è riuscito, per via del blocco degli Stati Uniti, ad adottare una dichiarazione per il cessato il fuoco.
«Secondo le notizie che ci arrivano, dal 10 maggio, sono stati uccisi almeno 17 bambini palestinesi nella Striscia di Gaza e due bambini in Israele» si legge in una nota dell’Unicef. «I bambini sono quelli che stanno soffrendo di più in questo conflitto. Traumi duraturi colpiscono intere famiglie e comunità. La diminuzione delle tensioni deve iniziare immediatamente» continua il comunicato che chiede anche di evitare un’intervento armato terrestre e di rispettare il diritto internazionale umanitario.
Le scuole dell’Onu
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Urwa) ha rilasciato un comunicato denunciando attacchi che avrebbero coinvolto due sue scuole. «Sono state colpite nel contesto degli attacchi aerei di Israele su Gaza, causando ingenti danni al perimetro occidentale del complesso e ad almeno 29 aule. Il 12 maggio 2021 l’edificio del quartier generale dell’Unrwa a Gaza è stato colpito, causando danni al muro perimetrale dell'edificio. Non è chiaro se l’edificio dell’Unrwa sia stato colpito direttamente o se il colpo sia stato così vicino che l'edificio ha subito danni» si legge in un comunicato rilasciato dall’Agenzia che conferma che non ci sono state vittime al personale.
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