A far cadere il governo composto dal partito del premier, Benjamin Netanyahu, e da quello del suo alleato, Benny Gantz, è stata la mancata approvazione della legge di bilancio
Per la quarta volta negli ultimi due anni, Israele andrà a elezioni anticipate. A far cadere il governo composto dal partito del premier, Benjamin Netanyahu, e da quello del suo alleato, Benny Gantz, è stata la mancata approvazione della legge di bilancio. Il paese si prepara quindi alle prossime elezioni che si terrano il 23 marzo del 2021.
Il rischio calcolato di Netanyahu
Il fallimento dell’intesa sulla legge di bilancio ha motivazioni poco economiche e molto politiche: l’accordo tra i due leader, sancito a maggio di quest’anno, prevedeva che Netanyahu rimanesse alla guida del governo per i primi diciotto mesi per poi cedere il comando al suo alleato nel novembre del 2021. Netanyahu si è, però, rifiutato di approvare una legge di bilancio valida anche per il 2021 che avrebbe assicurato una maggiore stabilità al governo. Secondo alcuni analisti, la mossa del premier è stata dettata dalla paura di perdere il ruolo a capo del governo visti i processi che lo vedono imputato.
Netanyahu avrebbe quindi scelto la via crisi forte della sicurezza di rimanere comunque in carica per i prossimi tre mesi che anticiperanno le elezioni. Gantz ha detto di non essersi mai fidato del suo ormai ex alleato, ma di avere provato a proseguire l’esperienza di governo di unità nazionale per dare «stabilità politica» al paese. Quella di Netanyahu è un rischio calcolato: i sondaggi danno infatti il suo partito, il Likud, in recupero rispetto alle scorse elezioni mentre la formazioni biancoblu di Gantz è invece in un momento di scarsa popolarità.
La speranza dell’attuale premier è quindi quella di vedere il suo potere confermato dalle prossime consultazioni e di potersi così liberare dalla difficile alleanza portata avanti sinora con Gantz. Nonostante il favore dei sondaggi, il governo di Netanayhu è stato negli ultimi mesi oggetto di proteste. Migliaia di manifestanti continuano infatti a scendere in piazza e ad accusare il premier di essere “corrotto” a causa dei processi a suo carico e a chiedere le sue dimissioni. Una richiesta che Netanayhu ha effettivamente accolto, a suo modo.
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