Alle studentesse iraniane di scuole secondarie e universitarie senza hijab non verranno concessi servizi educativi e assistenziali. Continuano le manifestazioni di dissenso nel paese
Alla vigilia della riapertura universitaria in Iran, il ministero della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia ha annunciato che non verranno forniti servizi educativi o assistenziali alle studentesse che non si atterranno al codice di abbigliamento previsto nelle scuole.
È obbligatorio per le studentesse «mantenere la castità e l’hijab nell’ambiente universitario».
La comunicazione, riportata dalla rete di dissidenti Iran International, riguarda scuole superiori e università sotto la direzione ministeriale.
La decisione, comunicata il 3 aprile 2023, segue di pochi giorni l’annuncio delle autorità iraniane di voler implementare le misure sull’obbligo dell’hijab, obbligo in vigore per le donne dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979.
Le proteste
Nei mesi scorsi, a partire da settembre 2022, molte studentesse iraniane hanno protestato contro le restrizioni governative e da dicembre sono state giustiziate quattro persone. Le manifestazioni sono iniziate dopo la morte di Masha Amini, studentessa ventiduenne di origine curda, uccisa dalla polizia morale di Teheran per aver indossato l’hijab in maniera scorretta.
Alcune donne hanno continuato a sfidare le autorità recandosi in locali pubblici a capo scoperto. L’ultimo episodio, catturato da una videocamera di servizio e divenuto poi virale in rete, ha coinvolto due donne, entrate in un negozio senza indossare il velo. Un uomo ha versato loro in testa dello yogurt.
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