Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti e candidata per la corsa alla Casa Bianca dopo il ritiro di Joe Biden, ha ricevuto l’appoggio pubblico da Barack e Michelle Obama. L’ex presidente e l’ex first lady hanno affermato che faranno «tutto il possibile per eleggere Kamala Harris come prossimo presidente degli Stati Uniti».

«All'inizio di questa settimana, Michelle ed io abbiamo chiamato la nostra amica Kamala Harris. Le abbiamo detto che pensiamo che sarà una fantastica presidente degli Stati Uniti e che ha il nostro pieno sostegno. In questo momento critico per il nostro Paese, faremo tutto il possibile per assicurarci che vinca a novembre. Speriamo che vi uniate a noi», hanno detto gli Obama.

«Oh mio Dio. Michelle, Barack, questo significa così tanto per me. Non vediamo l'ora di compiere questa impresa con voi due, Doug e io. E di uscire, di essere in viaggio», ha risposto Kamala Harris. «Ma più di tutto, voglio solo dirvi che le parole che avete detto e l'amicizia che ci avete dato in tutti questi anni significano più di quanto io possa esprimere, quindi grazie a entrambi. Significa così tanto. E ci divertiremo anche in questo, non è vero?».

L’incontro con Netanyahu

L’appoggio della famiglia Obama è arrivato dopo che giovedì Harris ha incontrato Benjamin Netanyahu a Washington ed è intervenuta sulla «terribile» situazione umanitaria a Gaza: «Non rimarrò in silenzio», ha detto. «Israele ha il diritto di difendersi, ma come lo fa è importante», e «non possiamo distogliere lo sguardo di fronte a queste tragedie» nella Striscia, «non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza».  

La vicepresidente Usa spiegato che l’incontro con il premier israeliano è stato «franco e costruttivo». Ha espresso il suo sostegno alla soluzione dei due stati, perché è «l’unica strada che garantisce che Israele rimanga uno Stato ebraico e democratico sicuro» e allo stesso tempo «garantisce che i palestinesi possano finalmente realizzare la libertà, la sicurezza e la prosperità che giustamente meritano». Per Harris è tempo di concludere l’accordo, ha detto a Netanyahu, «è tempo che questa guerra finisca». 

La persona che con tutta probabilità verrà scelta dal partito Democratico per sfidare il candidato repubblicano Donald Trump ha cercato di recuperare il consenso perso dai Biden negli ormai nove mesi di offensiva israeliana. «Spesso la conversazione è binaria, ma la realtà è molto più di questo», ha sottolineato, e rivolgendosi agli statunitensi ha incoraggiato «gli sforzi per una maggiore consapevolezza della complessità e della storia della regione», condannando l’antisemitismo e l’islamofobia e invitando a fare il possibile per «prevenire la sofferenza di civili innocenti. Lavoriamo per unire il nostro paese».

L’incontro con Biden

Prima del colloquio con Harris, Netanyahu ha incontrato il presidente Joe Biden, con cui ha «discusso in dettaglio gli sviluppi a Gaza e le trattative in corso sul cessate il fuoco», oltre all’accordo sul rilascio degli ostaggi, ha dichiarato la Casa Bianca in un comunicato. 

Per Biden occorre colmare le lacune rimanenti, finalizzare l’accordo il prima possibile e riportare a casa gli ostaggi. Ma bisogna anche «porre fine in modo duraturo alla guerra a Gaza».  

Nella Striscia è in atto una crisi umanitaria, ha ricordato il presidente, che ha ribadito «la necessità di rimuovere qualsiasi ostacolo al flusso di aiuti e ripristinare i servizi di base per i bisognosi e l’importanza critica di proteggere le vite dei civili durante le operazioni militari».

Ma ha garantito «un impegno ferreo» degli Stati Uniti a garantire la sicurezza di Israele da tutte le minacce provenienti dall’Iran e dalle organizzazioni vicine, come Hamas, Hezbollah e gli Houthi.

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