Sia Harris sia Blinken hanno incontrato il ministro israeliano ed ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, la cui visita a Washington ha fortemente irritato il premier Benjamin Netanyahu che ne vede un pericolo per la sua permanenza al potere
Alla vigilia del Super Tuesday e mentre il presidente Joe Biden è a Camp David, il ritiro presidenziale appena fuori Washington, fino a martedì, la vicepresidente americana Kamala Harris, finora punto di riferimento del mondo pro Israele americano, prende la scena della politica in Medio Oriente della superpotenza americana chiedendo con parole insolitamente dure «un cessate il fuoco immediato di almeno sei settimane» a Gaza. «Hamas dice di volere un cessate il fuoco. Bene, c'è un accordo sul tavolo», ha sottolineato, chiedendo al contempo a Israele di «fare di più per aumentare in modo significativo il flusso di aiuti» a Gaza, dove le persone muoiono di fame e le condizioni sono «disumane».
Sulla stessa linea di cercare un cessate il fuoco il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, per il quale è «imperativo espandere il flusso di aiuti a Gaza per alleviare la terribile situazione umanitaria». Sia Harris che Blinken, insieme anche al consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan e Brett McGurk, coordinatore per il Medio Oriente nel Consiglio di sicurezza nazionale, hanno incontrato il ministro israeliano ed ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, la cui visita a Washington ha fortemente irritato il premier Benjamin Netanyahu che ne vede un pericolo per la sua permanenza al potere che dura da venti anni.
L'invito di Gantz “nella tenda di Cesare” è solo l’ultimo dei segnali di insofferenza del presidente Joe Biden nei confronti di Netanyahu per la condotta della guerra a Gaza, alla quale si somma l'irritazione per i controversi alleati di governo dell'estrema destra messianica, come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Il ministro Ben-Gvir ha risposto alla vice presidente americana Kamala Harris chiedendo: «Kamala, è ora di distruggere Hamas».
Gli ostaggi
In un'intervista alla tv pubblica Bbc un funzionario politico di Hamas, Basim Naim, ha detto che l'organizzazione non può fornire a Israele una lista degli ostaggi ancora in vita perché non sa quanti siano e dove si trovino. Nell'intervista, rilanciata dai media israeliani, Naim dice che «finora non è stata presentata alcuna lista: tecnicamente e praticamente, è impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo, chi è morto per i raid israeliani o per fame a causa del blocco israeliano».
Gli ostaggi «si trovano in zone diverse, nelle mani di gruppi diversi: abbiamo chiesto una tregua anche per raccogliere informazioni», ha aggiunto. Israele ha chiesto la lista prima di riaprire i negoziati.
Il giallo delle dimissioni
Intanto secondo Al Jazeera l'esercito israeliano ha negato, definendola "falsa", la notizia delle dimissioni del portavoce dell'Idf, Daniel Hagari.
«Una precedente notizia citava un rapporto israeliano secondo cui i membri senior dell'unità del portavoce dell'esercito israeliano, compreso il portavoce Daniel Hagari, si erano dimessi. Ciò non è corretto e l'abbiamo ritirata», scrive la tv del Qatar rettificando una sua notizia della notte in cui citava l'emittente israeliana Channel 14.
Ucciso nipote di Nasrallah
Intanto almeno sei palestinesi sono stati uccisi e diversi altri feriti in un nuovo raid aereo israeliano che ha colpito un edificio residenziale a est di Rafah. Sul fronte settentrionale Israele avrebbe ucciso nel sud del Libano il nipote del leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, secondo un sito di notizie siriano ostile al movimento filo-iraniano.
La notizia non è stata confermata da media libanesi né dagli stessi Hezbollah. Sarebbe stato raggiunto da un drone militare israeliano nel distretto di Naqura, mentre viaggiava sulla strada costiera che conduce al capoluogo Tiro.
Negoziati al Cairo
I mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti e gli inviati di Hamas hanno fatto «progressi significativi» verso una tregua a Gaza, hanno riferito diversi media egiziani. I colloqui al Cairo sono ripresi per il secondo giorno, ma i delegati di Israele non si sono ancora presentati. Sul tavolo una tregua di 6 settimane e il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza.
Il Wall Street Journal scrive che non ci sono contatti con il leader del Movimento islamico a Gaza, Yahya Sinwar, da almeno una settimana. L'ultimo messaggio che ha inviato alla leadership politica del gruppo in Qatar è stato quello di non affrettarsi a raggiungere un accordo. Sinwar conterebbe sul fatto che un'operazione israeliana a Rafah durante il Ramadan porterà a un'esplosione di rabbia in Cisgiordania e tra gli arabi israeliani.
Anche per Israele, il leader di Hamas a Gaza sta tentando di sabotare i negoziati con l'obiettivo di provocare disordini in tutto il Medio Oriente durante il Ramadan. Un altro segnale che un cessate il fuoco è sempre più necessario.
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