Il Vecchio continente non dispone di una difesa aerea congiunta e i piani per la sua implementazione sono ancora agli inizi. L’Italia si trova in una fase di transizione e di ammodernamento dei suoi sistemi, ma le criticità restano
- I problemi che l’Ucraina sta affrontando sul fronte della difesa aerea hanno aperto un dibattito anche a livello europeo sulla necessità di creare un sistema di protezione comune del Vecchio continente.
- Alcuni paesi dell’Ue si sono mossi per risolvere il problema, ma rendere i sistemi interoperabili e trovare una soluzione per la condivisione di dati e informazioni non sarà semplice.
- L’Italia si trova al momento in una fase di transizione e ammodernamento dei suoi sistemi di difesa, ma alcuni importanti programmi sono stati inseriti tra quelli ancora da finanziare, con un conseguente allungamento dei tempi di realizzazione.
La Russia ha intensificato gli attacchi su vasta scala contro l’Ucraina, colpendo sia infrastrutture energetiche che edifici residenziali e mettendo le forze armate di Kiev di fronte alle carenze del sistema di difesa aereo a loro disposizione.
Si sono perciò intensificate le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che attende dagli alleati occidentali nuove forniture di sistemi di difesa aerea per abbattere da terra elicotteri, droni o missili lanciati dalle truppe russe con sempre maggiore intensità.
Tra i paesi a cui Zelensky si è rivolto c’è anche l’Italia, che potrebbe cedere a Kiev i Samp/T di produzione italo-francese, strumenti utili per il contrasto delle minacce aeree e dei missili balistici tattici a corto raggio.
L’invio dei Samp/T però difficilmente sarà approvato. Si tratta infatti di sistemi che richiedono tempi lunghi di addestramento e l’Italia ne ha a disposizione solo cinque, in dotazione al Quarto reggimento artiglieria contraerei di Mantova.
Armi vecchie
Data la carenza di esemplari, è più probabile che il governo guidato da Giorgia Meloni decida di inviare a Kiev il sistema Spada 2000 equipaggiato con i missili Aspide prodotti da Mbda e Rheinmetall, come già fatto dalla Spagna.
Ma il problema della carenza di Samp/T non riguarda solo l’Italia. Anche la Francia, coinvolta nella produzione del sistema di difesa, ha in dotazione solo dieci esemplari, motivo per cui sta puntando sull’invio dei più datati Crotale NG.
L’utilizzo degli Spada presenta però delle criticità rispetto ai più moderni Samp/T. I primi sono un modello considerato obsoleto e non più affidabile dall’Aeronautica italiana, che continua ad impiegarli per la difesa delle basi aeree contro minacce a bassa quota in attesa di sostituirli con il più avanzato Camm-Er prodotto sempre dal consorzio Mbda.
L’obsolescenza degli Spada – e di altri sistemi ceduti sempre dai paesi Ue – pone un problema anche in termini di sicurezza, dato che aumenta il rischio che si verifichino incidenti come quello che ha coinvolto recentemente la Polonia.
Un problema europeo e italiano
I problemi che l’Ucraina sta affrontando sul fronte della difesa aerea hanno aperto un dibattito anche a livello europeo sulla necessità di creare un sistema di protezione comune del Vecchio continente e di aggiornare i sistemi in dotazione alle forze armate nazionali.
L’Unione infatti non dispone di uno scudo aereo proprio, pur ricadendo sotto quello Nato, e i sistemi messi in campo dai singoli paesi presentano anche problemi di interoperabilità, in quanto basati su tecnologie differenti.
La questione era stata affrontata a metà ottobre, quando 14 paesi Nato più la Finlandia hanno firmato una lettera d’intenti per il potenziamento della difesa aerea e missilistica del continente tramite l’acquisizione in comune di nuovi sistemi. L’interesse dei firmatari si è diretto verso il tedesco Iris-T, l’israeliano Arrow-3 e lo statunitense Patriot, a discapito di altri modelli prodotti in Europa, come ad esempio il Samp/T.
Tra l’altro, non tutti i paesi europei hanno aderito all’iniziativa e soprattutto non è stato sciolto il nodo della condivisione di dati e informazioni, elementi indispensabili per il funzionamento dello scudo europeo ma su cui i paesi sono restii nel fare concessioni.
La questione del rafforzamento delle difese aeree riguarda anche l’Italia, in particolare per quel che riguarda il contrasto a minacce a corta e cortissima portata come droni, razzi, artiglieria. La gestione di queste minacce è affidata sia all’Esercito, dotato di missili Stinger, che all’Aeronautica, equipaggiata principalmente con i sistemi Spada.
Al momento il nostro paese sta attraversando una fase di transizione caratterizzata dall’aggiornamento o dalla sostituzione di sistemi antimissile obsolescenti, con l’introduzione di nuovi, ma vi sono alcune criticità.
Come spiegato dall’istituto Iai, nella lista dei programmi di procurement su cui punta il ministero della Difesa vi è anche quello per la sostituzione dei sistemi mobili Skyguard90 e di quelli fissi Spada, nonché il dispiegamento dei missili Camm-Er.
Rinnovare
Questi ultimi, che dovrebbero prendere il posto degli Aspide, ha una portata superiore ai 45 chilometri, il che gli permette di identificare ed eliminare minacce provenienti dal cielo a una distanza maggiore e di garantire quindi una migliore protezione al personale militare e ai civili.
La necessità di ammodernare la difesa a corta/cortissima portata e anti missilistica è stata ribadita anche nel Documento programmatico della Difesa del 2022-2024, ma questo programma figura tra quelli ancora da finanziare, con un conseguente allungamento dei tempi di realizzazione.
L’Italia e l’Europa hanno molto da apprendere dalla guerra in Ucraina, ma considerando la mancanza di coesione a livello dell’Unione, le rivalità tra le industrie nazionali e i limiti dei singoli Stati la risposta non sarà necessariamente rapida come auspicano gli ambienti militari.
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