Kemal Kiliçdaroglu, leader delle forze di opposizione, ha dichiarato di voler espellere i rifugiati (oltre 3 milioni di siriani e numerosi immigrati da altre parti del paese) dalla Turchia, in caso di vittoria. Il cambio di strategia avviene in vista del secondo turno delle presidenziali, il prossimo 28 maggio
Kemal Kiliçdaroglu, il rivale dell’attuale presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, al ballottaggio del prossimo 28 maggio, ha promesso di rimpatriare tutti i rifugiati nel paese, in caso di vittoria. «Non appena sarò al potere, rimanderò tutti i rifugiati a casa loro», ha dichiarato giovedì nel corso di una conferenza stampa. Sembrano parole attribuibili a Erdogan, ma questa volta a pronunciarle è il candidato presidenziale dell'Alleanza Popolare, il leader dell’opposizione all’attuale presidente.
La politica anti immigrazione
In vista del secondo turno delle presidenziali del 28 maggio, Kiliçdaroglu ha cambiato strategia e puntato sulla polemica dei rifugiati, accusando il presidente uscente di non avere esercitato un adeguato controllo sui confini e di aver «portato oltre 10 milioni di migranti nel paese».
Se Erdogan dovesse vincere, ha aggiunto, «arriveranno altri 10 milioni di rifugiati». Kiliçdaroglu fa riferimento ai 3 milioni di rifugiati siriani stabilitisi nel paese, dopo essere sfuggiti alla guerra scatenata nel 2011 dal presidente Bashar al-Assad.
I rifugiati erano stati inizialmente accolti dalla popolazione turca in modo positivo, ma con la crisi economica in corso il sentimento verso popolazioni straniere insediate nel paese è cambiato radicalmente e i nazionalisti hanno fatto della retorica anti migratoria il loro cavallo di battaglia. Ai rifugiati siriani si aggiungono, infatti, numerosi immigrati provenienti da altre parti della Turchia.
Il cambio di rotta
Al precedente turno elettorale, lo scorso 14 maggio, Kiliçdaroglu si era presentato con una retorica più morbida, che lo aveva portato a ottenere il 45 per cento dei voti, contro il 49.4 per cento di Erdogan.
Leader di un’alleanza di sei partiti d’opposizione, l’avversario di Erdogan ha incentrato la sua campagna elettorale principalmente su promesse democratiche, come quella di ripristinare la libertà d’espressione in Turchia.
Un altro suo cavallo di battaglia è stata la necessità di risanare l’economia, su cui pesano inflazione e svalutazione della lira. Le proposte democratiche non hanno, però, evidentemente fatto breccia su una buona fetta dell’elettorato, attratto dal nazionalismo di Erdogan.
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