Per la terza volta la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato l’impianto dell’Affordable care act, la riforma sanitaria nota come Obamacare, sostenendo la sua costituzionalità con sette voti a favore e due contrari. La Corte, a maggioranza conservatrice, ha rigettato il ricorso presentato dal Texas e da altri 17 stati a guida repubblicana, nonché da singoli attori, sostenuti dalla precedente amministrazione Trump.

L’obiettivo dei Repubblicani

L’obiettivo dei repubblicani era quello di demolire la riforma fortemente voluta dall’ex presidente democratico Barack Obama, che garantisce la copertura sanitaria a costi sostenibili per più di 31 milioni di cittadini americani. La decisione scritta dal giudice democratico Stephen Breyer non si è espressa sul merito, ma ha stabilito che i ricorrenti non avevano i requisiti legali per richiedere l’incostituzionalità della legge, perché non lesi direttamente dalla norma.

Secondo gli stati a guida repubblicana l’Obamacare sarebbe diventato incostituzionale per una modifica introdotta dal Congresso nel 2017, durante l’amministrazione Trump, quando si è deciso di eliminare la sanzione nel caso in cui una persona non avesse l’assicurazione sanitaria. La disposizione originaria prendeva il nome di individual mandate e obbligava i cittadini ad avere un’assicurazione, pena una sanzione pecuniaria. Senza questo elemento, per gli stati ricorrenti, l’impianto della riforma sanitaria sarebbe dovuto crollare ed essere, perciò, dichiarato incostituzionale. A tutela dell’Obamacare è intervenuta in giudizio una coalizione di venti stati, tra cui la California e lo stato di New York.

I giudici di Trump

Trump in quattro anni ha eletto tre giudici della Corte, provocando uno sbilanciamento in senso conservatore. L’ultima nominata, Amy Coney Barrett, nota per le sue posizioni conservatrici, ha però votato per il mantenimento dell’impianto dell’Affordable care act. I voti contrari sono invece dei due giudici conservatori Samuel Alito e Neil Gorsuch. Alito ha mantenuto la sua posizione contraria, già espressa nei precedenti due ricorsi. Diversamente, il giudice Clarence Thomas ha cambiato posizione, dopo aver espresso voto contrario nei due casi precedenti: «Anche se questa Corte ha sbagliato due volte in materia di Affordable care act, oggi non sta sbagliando». La Corte negli ultimi anni si è sbilanciata notevolmente verso l’ala conservatrice, ma tale sbilanciamento non corrisponde necessariamente a una posizione definita. Nel 2012, l’impianto era rimasto invariato per cinque voti contro quattro, mentre nel 2015 per sei voti contro tre. 

Se l’Affordable care act, il più importante risultato tra le politiche interne dell’amministrazione Obama, dovesse venire meno, milioni di statunitensi rischierebbero di trovarsi senza copertura sanitaria e le assicurazioni potrebbero negare l’assistenza a persone con condizioni mediche preesistenti. La riforma ha infatti esteso il programma di assistenza sanitaria federale e calmierato i prezzi delle assicurazioni. I repubblicani si sono opposti sin da subito alla riforma e la presidenza Trump ha cercato di indebolirla.

Joe Biden, poco dopo l’inizio del mandato, ha notificato alla Corte la nuova posizione del governo, a sostegno della costituzionalità dell’Affordable care act, e ha dichiarato di voler ampliare ulteriormente l’assistenza sanitaria e rafforzare l’Obamacare. Sabrina Singh, la portavoce della vicepresidente Kamala Harris, ha dichiarato che l’Obamacare «rimane una legge dello stato e continuerà a garantire la sanità a milioni di cittadini statunitensi». Anche la procuratrice generale di New York, Letitia James, ha accolto positivamente la decisione affermando che «consolida le garanzie per le generazioni future».

Rimarrà

Nonostante l’impatto che ha avuto il Covid sulla popolazione statunitense, questo è il terzo tentativo di indebolimento dell’Obamacare. La questione è già arrivata alla Corte Suprema nel 2012 e 2015, ma l’impianto è sempre stato confermato. Quest’ultima decisione sembra aver definitivamente consolidato il sistema voluto da Obama: l’Affordable care act «è qui per rimanere nell’immediato futuro», ha affermato Larry Levitt, vicepresidente esecutivo della Fondazione no-profit Kaiser Family, che si occupa di assistenza sanitaria.

© Riproduzione riservata