Fra l’inviato del papa, il cardinale Matteo Zuppi, e il consigliere di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, non è stato raggiunto alcun accordo, tuttavia se necessario i colloqui potranno avere un seguito. Così si è espresso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, dando conto dell’incontro fra i due.

«È stato uno scambio di vedute e informazioni – ha detto Peskov - su questioni umanitarie nel contesto della situazione ucraina. Non ci sono decisioni specifiche o accordi. Se necessario, il dialogo continuerà».

In termini più ampi, ha osservato ancora il portavoce del Cremlino, non ci sono le condizioni per risolvere la situazione in Ucraina attraverso mezzi politici e diplomatici. Fin qua le considerazioni ufficiali, e non ci si poteva attendere niente di diverso; tuttavia, fra i temi affrontati, c’è stato anche quello delle migliaia di bambini ucraini rapiti durante il conflitto e deportati in Russia per essere adottati o “rieducati”. Un crimine condannato dall’Onu e dalla Corte penale internazionale.  

Minori deportati e crimini

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Del resto, insieme alla questione dello scambio dei prigionieri, era proprio questo uno dei temi al centro della visita. Per questo il cardinal, ha avuto modo di incontrarsi anche con Maria Lvova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini, su cui pende un mandato d’arresto internazionale.

«Ho incontrato il presidente della conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi – ha scritto su Telegram l’alta funzionaria russa – abbiamo discusso di questioni umanitarie legate alle operazioni militari e alla protezione dei diritti dei bambini».

«Sono certa – ha aggiunto – che l'amore e la compassione cristiana aiuteranno il dialogo e la comprensione reciproca». Vedremo. Certo è che l’aiuto al Vaticano per affrontare questa situazione era stato richiesto anche dal governo di Kiev, e se c’era ottimismo alla vigilia della partenza di Zuppi per Mosca almeno sul versante umanitario, le cose ora non sembrano del tutto scontate.

Nel pomeriggio, infine, si è svolto il tanto atteso incontro fra il presidente dei vescovi italiani e il patriarca ortodosso Kirill. «È importante che tutte le forze del mondo si uniscano per prevenire un grande conflitto armato», ha detto il patriarca e ha aggiunto: «Le chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia». Nel primo pomeriggio di venerdì il presidente della Cei dovrebbe fare ritorno a Roma.

Un nulla di fatto annunciato

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Non è del tutto escluso, quindi, che all’ultimo momento il presidente Putin regali una stretta di mano e un breve colloquio all’inviato del papa, o che lo faccia almeno il ministro degli Esteri Lavrov. Tuttavia va detto che l’accoglienza ricevuta dal cardinale a Mosca, è stata comunque improntata alla buona educazione o poco più.

In effetti va anche ricordato che leader russo ha ignorato per un anno e mezzo ogni tentativo di contatto diretto da parte di Francesco, un colloquio che sarebbe stato certo più impegnativo sul piano politico e internazionale.

Certo, le cose farebbero un piccolo passo avanti se almeno sul piano umanitario venissero raggiunti dei risultati concreti, ma sul versante diplomatico non sembra che la missione della Santa Sede abbia sortito alcun effetto.

Di sicuro da parte russa si è gestita con maggiore abilità comunicativa la visita di Zuppi di quanto non abbia fatto il Vaticano; d’altro canto, Oltretevere le attese per la missione di pace, non erano particolarmente alte: la Santa Sede aveva soprattutto bisogno di mostrare al mondo che davvero e fino in fondo le aveva provate tutte per aprire un processo negoziale o per arrivare almeno a un cessate il fuoco.

Anche per tale ragione il cardinal Zuppi ha preso la via di Mosca in un momento di grande incertezza negli assetti di potere interni al regime putiniano, forse non il frangente più favorevole per un’efficace azione diplomatica.

Ma rimandare oltre, significava forse non dare più seguito alla seconda tappa della missione quella russa, e il danno d’immagine poteva essere ancora maggiore. Non stupisce, allora che, in un contesto tanto confuso, il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, giovedì si trovasse a Schio, in provincia di Vicenza, per inaugurare una statua contro lo schiavismo e la tratta dedicata a Santa Giuseppina Bakhita.

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