Usa, il ritardo con i vaccini favorisce la variante delta

Gli Stati Uniti si trovano nel mezzo di una nuova ondata di Covid-19 che, complice la variante Delta, rischia di essere grave quanto quelle precedenti.

Fino ad ora, le vaccinazioni sono riuscite a tenere relativamente basso il numero di casi più gravi e quello dei decessi, ma nelle ultime settimane i contagi hanno iniziato a diffondersi tra la popolazione non ancora vaccinata.

Gli stati del sud, più poveri e con la più alta percentuale di non vaccinati, sono tra i più colpiti, con ospedali pieni e farmaci essenziali e ossigeno che iniziano a scarseggiare.

La reazione europea

Di fronte a questa situazione, il Consiglio europeo ha raccomandato ieri agli stati membri dell’Unione di sospendere i viaggi non necessari verso gli Stati Uniti. La raccomandazione non è vincolante e gli stati membri possono decidere se applicare o meno restrizioni ai voli.

Dalla lista dei paesi senza restrizioni sono stati eliminati anche Israele, Kosovo, Libano, Montenegro e la Macedonia del Nord, che in questi giorni è stato uno dei paesi più colpiti al mondo dal Covid-19. La lista viene aggiornata ogni due settimane.

I numeri

Negli ultimi sette giorni, il numero di nuovi casi al giorno negli Stati Uniti ha superato una media di 150mila, mentre le persone attualmente ricoverate sono circa 100mila, il dato peggiore dallo scorso marzo.

I decessi hanno raggiunto una media di oltre 1.200 al giorno, un numero inferiore all’ondata dello scorso inverno e alla prima ondata che ha colpito il paese nell’aprile 2020, quando i decessi avevano superato, rispettivamente, i 3mila e i 2mila al giorno.

Di questo passo, uno modello realizzato dall’università di Washington indica che potrebbero morire altre 100mila persone entro il mese di dicembre (ma la situazione non è molto migliore in Europa: secondo un rapporto pubblicato ieri dall’Organizzazione mondiale della sanità, nel vecchio continente potrebbero morire altre 236mila persone entro la fine dell’anno).

Questi dati significano che l’attuale ondata di Covid-19 è paragonabile alle due precedenti e potrebbe persino superarle. Il numero di ricoveri, ad esempio, ha già superato il totale raggiunto nella prima ondata.

I non vaccinati

«Quello che sta succedendo era interamente prevedibile e interamente evitabile», ha detto ieri Anthony Fauci, principale consulente medico della amministrazione Biden, commentando lo studio dell’università di Washington. L’unica soluzione, ha detto «è mettere da parte le differenze politiche e ideologiche e vaccinarci».

Contagi e ricoveri, infatti, stanno colpendo in particolare la popolazione non vaccinata. Secondo un recente studio pubblicato dal dipartimento della Salute degli Stati Uniti, nella contea di Los Angeles a fine luglio il tasso di ospedalizzazione per le persone che non avevano ricevuto alcun vaccino era 29 volte più alto rispetto invece a chi ha completato il ciclo vaccinale.

Al momento, il 52 per cento degli americani ha ricevuto un ciclo di vaccinazione completa, mentre il 62 per cento è in attesa della seconda dose. Fra chi ha più di 75 anni, secondo i dati del Centers for Disease Control and Prevention, circa l’85 per cento ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Solo uno su due, il 52 per cento, di chi ha fra i 18 e i 24 anni ha ricevuto almeno una dose.

I non vaccinati sono particolarmente numerosi negli stati del sud. Alabama e Mississippi sono gli stati in cui meno persone sono completamente vaccinate: meno del 38 per cento della popolazione. In tutto il paese, i non vaccinati sono circa 80 milioni di persone e sono soprattutto loro a finire in ospedale.

A proposito dei rischi potenzialmente causati dai non vaccinati, le autorità sanitarie della California hanno pubblicato la scorsa settimana uno studio su un focolaio scoppiato in una scuola elementare lo scorso maggio, causato da un insegnante non vaccinato che ha tenuto una lezione senza mascherina. Dodici studenti su 22 sono rimasti infetti, di cui otto sui dieci seduti nella prima fila.

Vaccini e politica

La questione delle vaccinazioni nel frattempo è divenuta sempre più politica, con uno zoccolo duro di No-vax costituito in gran parte da bianchi elettori del partito repubblicano. Neri e ispanici sono invece numerosi nella categoria degli scettici che sul vaccino preferiscono aspettare ed accertarsi che non abbia effetti negativi.

Alcuni media e account social vicini all’estrema destra e all’ex presidente Donald Trump diffondono spesso notizie false sull’epidemia e negli ultimi mesi è avvenuta una saldatura tra No-vax e alcune frange di complottismo politico.

Su internet fioriscono i siti che promettono di inviare entro 24 ore un certificato di vaccinazione falso. Il prezzo si aggira di solito intorno ai 100 dollari. In numerosi stati i vaccini sono obbligatori per i lavoratori pubblici o per frequentare le università. Diverse grandi società hanno reso obbligatorio il vaccino per i propri dipendenti. Anche i dipendenti del governo federale sono obbligati a vaccinarsi.

La radicalizzazione di questo fenomeno è arrivata al punto che ci sono superstiti di famiglie sterminate dal Covid-19 che continuano a rifiutare le vaccinazioni. «Nessuno tira fuori il discorso sul vaccino, nessuno mostra rimorso. Si tratta di qualcosa in cui queste persone non credono in modo assoluto», ha detto al New York Times Ijlal Babar, direttore del reparto terapie intensive polmonori al Singing River Health System, sulla costa del Mississippi.

La situazione è così problematica che il presidente Joe Biden ha deciso di fare un appello durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, un evento formale che si tiene una volta l’anno di fronte al Congresso, per sconsigliare l’utilizzo di un antiparassitario per cavalli come rimedio casalingo anti Covid.

Gli stati più colpiti

In questa terza ondata, gli stati più colpiti sono soprattutto quelli del sud, in cui il numero di vaccinazioni è stato inferiore alla media nazionale, dove sono in vigore le minori restrizioni anti Covid e che hanno i livelli di reddito e di qualità dell’assistenza sanitaria più bassi.

La Florida, con quasi 17mila ricoveri, è lo stato con il maggior numero di malati ospedalizzati, seguita dal Texas. Lo stato dell’Alabama ha riempito tutte le terapie intensive che aveva a disposizione e la situazione è così grave che una settimana fa un ospedale, lo University of Tennessee Medical Center in Knoxville, ha chiesto l’aiuto dei militari della guardia nazionale. «Abbiamo così tanti morti che non sappiamo più dove metterli», ha detto alla Cnn Scott Harris, un medico che lavora nel sistema sanitario statale.

Nello stato dell’Oregon, nel nord ovest del paese, alcune comunità particolarmente colpite hanno chiesto l’invio di celle frigorifere e obitori mobili per conservare i corpi delle persone decedute. I giornali americani dedicano molto spazio anche al Mississippi, lo stato più povero del paese e uno dei più colpiti e impreparati di fronte alla nuova ondata.

Diversi ospedali dello stato hanno dovuto aprire nuove corsie e nuove aree di terapia intensiva sotto tendoni improvvisati nei parcheggi, mentre in alcuni ospedali di Florida, South Carolina, Texas e Louisiana sta iniziando a mancare l’ossigeno per i pazienti sottoposti a ventilazione assistita, scrive la Cnn. Una situazione che in precedenza si era verificata soltanto durante la prima ondata.

Inghilterra: l’incertezza del ritorno a scuola

È dall’inizio dell’estate che il Regno Unito è uno dei paesi in Europa con il più alto numero di nuovi casi di Covid-19. La ragione è in parte dovuta al suo capillare sistema di test, che fa emergere molti più casi che altrove (il Regno Unito è uno dei paesi che fanno più tamponi al mondo).

Ma secondo medici ed esperti però, il paese paga anche l’arrivo prematuro della variante Delta, divenuta dominante settimane prima che nel resto d’Europa, e la rapida fine di ogni restrizione, decisa a giugno e non più invertita, nemmeno di fronte all’incremento di casi di queste settimane.

I numeri

Nel Regno Unito vengono identificati circa 35mila nuovi casi al giorno. Dopo un picco toccato a fine luglio con quasi 50mila contagi al giorno, l’epidemia ha avuto una flessione di alcune settimane all’inizio di agosto, mentre oggi è tornata a crescere.

Con il 64 per cento della popolazione completamente vaccinata e il 72 per cento che ha ricevuto almeno la prima dose, il Regno Unito è stato ormai superato dall’Unione Europea, che era invece rimasta indietro in tutta la prima fase della campagna vaccinale. Oggi il 76 per cento degli europei ha ricevuto almeno una dose e il 67 per cento è stato completamente vaccinato.

Il numero di decessi è rimasto sempre basso in questa terza ondata, soprattutto se paragonato alle ondate precedenti. A gennaio 2021 il picco della seconda ondata aveva portato a registrare più di 1.200 decessi al giorno, mentre nell’attuale ondata il dato supera di poco i 100 decessi giornalieri. Ultimamente però, anche questo indicatore ha iniziato a crescere. Da una cinquantina di morti all’inizio di luglio, si è arrivati alla media di 100 decessi raggiunta negli ultimi giorni. La maggioranza dei casi vengono identificati in Irlanda del Nord, Cornovaglia e nel nord dell’Inghilterra.

La Scozia

Anche la Scozia ha iniziato a patire questa ondata e nelle ultime settimane è diventata una delle aree più colpite del paese. Fino ad oggi, la situazione era stata relativamente migliore rispetto al resto del paese, anche grazie a restrizioni più severe e più durature di quelle decise dal governo nazionale in Inghilterra.

Da quando però, a inizio agosto, anche la Scozia ha sospeso tutte le restrizioni, i nuovi casi sono raddoppiati ogni settimana. Domenica, ad esempio, sono stati identificati circa 7mila casi, contro i 1.500 individuati il 9 agosto, ultimo giorno con le restrizioni in vigore.

Le scuole

A preoccupare in modo particolare, al momento, è la riapertura delle scuole, fissata per i primi giorni di settembre. Danny Altman, professore di immunologia all’Imperial College di Londra e membro del Sage, l’equivalente britannico del nostro Comitato tecnico scientifico, ha detto che la situazione oggi è «molto, molto peggiore rispetto a quando ci avvicinavano alla riapertura lo scorso agosto».

Nonostante la protezione garantita dai vaccini, infatti, oggi ci sono molto più casi rispetto alla scorsa estate, quando l’epidemia appariva sotto controllo, e a causarli è una variante molto più aggressiva di quelle in circolazione lo scorso autunno.

Il governo britannico sembra essere consapevole di queste preoccupazione, ma per il momento ha fatto sapere che nessun tipo di nuova restrizione è allo studio. La richiesta ai cittadini, però, è quella di essere prudenti.

Domenica, in un articolo pubblicato sul popolare tabloid Daily Mail, il segretario all’istruzione Gavin Williamson ha scritto che il ritorno della scuola è «meraviglioso», ma i genitori «non devono farsi trasportare dall’attuale situazione senza restrizioni» e devono invece restare «prudenti» poiché «l’attuale stato di cose è possibile solo grazie ai sacrifici fatti in passato e che ora rischiamo di vanificare».

Russia; il record di morti nel paese di Sputnik

In Russia, il numero di nuovi casi scende lentamente all’incirca dalla metà di luglio, ma il numero di morti resta alto e stabile da settimane. Attualmente, la Russia è il paese d’Europa con il più alto numero di morti causate dal coronavirus dopo la Macedonia del Nord.

Ci sono inoltre diversi dubbi sul reale numero di decessi dovuti al Covid-19, con i nuovi dati dell’istituto di statistica che fanno pensare che il bilancio reale possa essere quasi doppio di quello ufficiale.

La campagna vaccinale, nel frattempo, continua a languire, con un basso numero di vaccinai disponibili e somministrati.

I numeri

Dopo aver raggiunto un picco a metà luglio con quasi 25mila nuovi casi al giorno, l’epidemia in Russia è sembrata rallentare. Oggi, i nuovi casi sono in media 18mila al giorno. Resta invece stabile il numero di decessi: più di 800 al giorno. Giovedì sono stati denunciati 820 morti, il dato più alto dall’inizio della pandemia.

In proporzione alla popolazione, si tratta di una cifra sette volte superiore a quella del Regno Unito e il doppio della media dei decessi in proporzione alla popolazione di tutta l’Unione Europea.

La situazione, inoltre, potrebbe essere peggiore di quanto appare. L’istituto di statistica della Federazione russa ha pubblicato un paio di settimane fa i dati sulla mortalità nel 2020 e nei primi sei mesi del 2021. L’eccesso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti è pari a 340mila decessi nel 2020 e a 190mila nel 2021, mentre i morti ufficiali per coronavirus sono 165mila. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, il numero reale dei morti causati del Covid-19 potrebbe essere più del doppio di quello ufficiale.

I vaccini

Circa il 25 per cento dei cittadini russi ha completato il ciclo di vaccinazione, mentre il 30 per cento ha ricevuto almeno una dose: meno della metà della media delle vaccinazioni nell’Unione europea. La responsabilità è della scarsa disponibilità di vaccini (la Russia ha elaborato il vaccino Sputnik, ma non possiede grandi capacità di produzione), ma anche dello scetticismo vaccinale: circa metà dei russi dichiara di non volersi vaccinare.

Malesia: il covid non risparmia il primo ministro

Dall’inizio di luglio, la Malesia sta sperimentando la peggiore ondata di Covid-19 dall’inizio dell’epidemia. Con oltre 20mila nuovi casi al giorno è attualmente il paese più colpito di tutto il sud est asiatico e uno dei più colpiti al mondo. A causa di questa situazione, il paese si trova sottoposto a una serie di restrizioni anti pandemia che hanno colpito gravemente l’industria del paese.

è Secondo i dati raccolti dal portale Our world in data, la Malesia è dietro soltanto a Georgia e Mongolia per numero di contagi in proporzione alla popolazione, con circa 658 nuovi casi di Covid-19 al giorno ogni milione di abitanti. Per fare un paragone, l’Italia ne ha circa un centinaio e il Regno Unito cinquecento. I decessi, però, rimangono relativamente bassi, circa 270 al giorno.

Tra i sospetti contagiati c’è anche il nuovo primo ministro, Ismail Sabri, che si è insediato la scorsa settimana dopo la caduta del governo precedente, e che quasi subito entrato in contatto con una persona positiva. Da ieri si trova in quarantena e il governo non ha ancora diffuso notizie sull’esito del suo tampone.

Il sud est asiatico

La situazione della Malesia, dove la scarsa disponibilità di vaccini si incrocia con una popolazione numerosa e condizioni sanitarie e igieniche non sempre ottimali, è rappresentativa di quella di gran parte della regione, che alcuni scienziati temono possa diventare un’incubatrice di nuove varianti del virus.

Il paese che preoccupa maggiormente in questa regione è l’Indonesia, il più popoloso, con circa 270 milioni di abitanti, ma allo stesso tempo quello che ha ricevuto il minor numero di vaccini. Solo il 12 per cento della popolazione è completamente vaccinato, mentre il 22 per cento ha ricevuto almeno una dose. Nel paese, un severo lockdown ha comunque riportato parzialmente sotto controllo il numero di casi nelle ultime settimane.

Vaccini in Malesia

La Malesia è invece una parziale eccezione per quanto riguarda i vaccini. Anche se le somministrazioni sono piuttosto indietro rispetto a quanto fatto negli Stati Uniti e in Europa, le percentuali sono alte per un paese in via di sviluppo, con il 45 per cento della popolazione che ha completato la vaccinazione e il 60 che ha ricevuto almeno una dose.

Si è trattato di un successo in fase di sottoscrizione di contratti, con vaccini acquistati dalla Cina e da multinazionali come Pfizer, AstraZeneca e Johnson&Johnson, ma anche di organizzazione.

Il ritmo delle somministrazioni è stato per settimane superiore alle 500mila dosi al giorno, un risultato pari a quello dell’Italia, un paese più ricco e con il doppio della popolazione.

Il piano vaccinale è stato di tale successo che il suo popolare coordinatore, Khairy Jamaluddin, è stato nominato ministro della Salute nel nuovo governo.

Australia, la strategia “Covid zero” non basta

L’Australia è il paese simbolo della strategia “Covid zero”, quella che prevede isolamento internazionale e lockdown e misure di contenimento non appena emergono nuovi focolai. Fino ad ora la strategia ha pagato e l’Austrialia, insieme alla vicina Nuova Zelanda, è uno dei paesi che hanno sofferto meno la pandemia.

Ma con la nuova variante Delta, unita a una campagna di vaccinazione tra le più lente tra quelle portate avanti nei paesi industrializzati, stanno mettendo alla prova questo modello.

Lockdown e nuovi casi

Il numero di nuovi casi in Australia continua a essere molto basso se paragonato all’Europa e il paese ha registrato la scorsa settimana mille nuovi casi in un giorno per la prima volta dall’inizio della pandemia.

La situazione, però, sembra non voler tornare sotto controllo. Fino a questa estate, il paese aveva fatto solo brevi lockdown di pochi giorni. Da due mesi, invece, le principali aree urbane del paese si trovano in quarantena a intermittenza, una situazione che in Europa non si vede dallo scorso inverno. Proprio in queste settimane, l’Australia ha assistito alle sue prime proteste anti lockdown.

Nel frattempo, la campagna vaccinale prosegue lentamente: il 47 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose, mentre soltanto il 27 per cento ha completato il ciclo.

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