A dare l’annuncio è stata la premier, Jacinda Ardern, che ha detto di volere combattere la cosiddetta period poverty, ovvero l’impossibilità per le donne di permettersi l’acquisto dei prodotti mestruali
A partire da giugno gli assorbenti e gli altri prodotti sanitari per il ciclo mestruale saranno disponibili gratuitamente nelle scuole neozelandesi. A dare l’annuncio è stata la premier, Jacinda Ardern, che ha detto di volere combattere la cosiddetta period poverty, ovvero l’impossibilità per le donne di permettersi l’acquisto dei prodotti mestruali, che ha ricadute anche sull’educazione scolastica femminile. Secondo Ardern, una ragazza su dodici ha infatti saltato almeno un giorni di scuola perché non in grado di avere accesso agli assorbenti. In totale il programma avrà un costo di 18 milioni di dollari nei primi tre anni dall’implementazione. Il piano è già stato testato su 3.200 studentesse e ha dato segnali positivi sia sul loro coinvolgimento in classe sia sui loro risultati scolastici.
Ardern è considerata uno dei simboli a livello globale dell’emancipazione femminile e degli ideali progressisti. Rieletta alle elezioni dello scorso novembre con il 49,2 per cento dei consensi, la premier è anche in prima linea per la lotta ambientale e ha dichiarato lo stato di «emergenza climatica» nel paese oltre ad avere fissato il 2050 come anno entro cui raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di anidride carbonica.
Gli altri paesi e la period poverty
Prima della Nuova Zelanda anche la Scozia era intervenuta per cercare di contrastare la period poverty. La nazione guidata da Nicola Sturgeon era diventata la prima al mondo a rendere i prodotti mestruali gratuiti per tutte le donne. In seguito anche il Regno Unito ha deciso di venire incontro alle esigenze femminili eliminando la tampon tax. L’imposta è invece ancora attiva negli altri paesi membri dell’Unione europea che ha imposto una tassa sugli assorbenti che sono considerati «un bene di lusso». Una dicitura che ha causato forti proteste da parte delle associazioni per i diritti delle donne che hanno accusato le istituzioni europee di sessismo.
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