Dopo la notifica della misura, l’oppositore politico del presidente Vladimir Putin ha convocato i suoi sostenitori in una manifestazione di piazza per protestare contro la sua detenzione e contro il governo russo
Un tribunale russo ha condannato il dissidente Aleksej Navalny a rimanere agli arresti fino al 15 febbraio. Dopo la notifica della misura, l’oppositore politico del presidente Vladimir Putin ha convocato i suoi sostenitori in una manifestazione di piazza per protestare contro la sua detenzione e contro il governo russo.
Navalny era tornato in patria domenica 17 gennaio dopo avere vissuto negli ultimi quattro mesi in Germania dove era stato trasferito in seguito a un malora che lo aveva colpito su un volo in Russia. L’attivista ha accusato i servizi segreti russi di essere dietro quell’evento e di averlo provato ad avvelenare. La decisione di arrestare Navalny ha scatenato critiche da parte delle Nazioni unite e dei governi europei. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha respinto oggi accusa dicendo che: «L’Occidente pensa a Navalny per nascondere il suo declino».
«Avvelenato» o «corrotto»
Navalny è uno dei principali oppositori politici del presidente Putin e aveva già provato a candidarsi del 2018. La sua candidatura era però stata bloccata dopo l’inizio di un’indagine che lo accusava di essersi appropriato dei fondi del suo partito per usi personali. La decisione delle autorità russe di arrestare Navalny è proprio dovuta alla sua decisione di violare i termini previsti dalla legge per presentarsi davanti al giudice nel processo che lo vede accusato di appropriazione indebita. L’attivista è sotto i riflettori internazionali dal 20 agosto del 2020 quando è stato colpito da un malore mentre si trovava su un volo in Russia. Su richiesta della famiglia Navalny era stato trasportato all’ospedale Charitée di Berlino dove era stato ricoverato in coma per oltre un mese.
In seguito le autorità tedesche avevano detto di avere ritrovato tracce che proverebbero l’avvelenamento del dissidente che sarebbe avvenuto tramite l’agente nervino, Novichok. Una tesi respinta con forza da Putin che aveva detto a dicembre che se dietro l’avvelenamento di Navalny ci fossero stati i servizi segreti russi «avrebbero portato a termine il compito». Il caso ha causato anche une guerra diplomatica a colpi di sanzioni tra Unione europea e Russia. A confermare la situazione non certo facile tra stati europei e Russia, il Cremlino ha recentemente espulso due diplomatici olandesi dopo che Amsterdam aveva approvato misure simili nei confronti di due funzionari di Mosca.
© Riproduzione riservata