Il predicatore islamico è accusato da Erdogan di avere organizzato il golpe fallito del luglio 2016
Le autorità turche hanno arrestato 40 persone accusati di avere legami con il predicatore islamico, Fetullah Gulen, da tempo residente negli Stati Uniti e considerato uno dei principali oppositori del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Secondo gli inquirenti, gli arrestati avrebbero usato il sistema criptato utilizzato dai membri dell’organizzazione di Gulen.
L’ossessione Gulen
L’ossessione delle autorità governative contro tutti i presunti appartenenti «all’organizzazione terroristica di Gulen» ha radici ben precise nel colpo di stato fallito nel luglio del 2016 e che aveva come obiettivo proprio quello di rovesciare il governo di Erdogan, al potere nel paese dal 2003 prima come premier e poi, dal 2014, come presidente. Gli scontri che seguirono il colpo di stato hanno causato la morte di 251 persone e il ferimento di altre duemila. Secondo il governo dietro i fatti del 2016 ci sarebbe proprio il predicatore islamico che ha però sempre negato ongi responsabilità. Il tentato golpe ha avuto come conseguenza una forte ondata repressiva usata da Erdogan per colpire i suoi principali oppositori. Nel corso degli ultimi mesi i tribunali di Ankara hanno condannato 337 militari giudicati colpevoli di avere partecipato al tentativo di defenestrare il capo di stato turco. Inoltre, altri 82 militari sono stati incarcerati sempre perché accusati di essere coinvolti nel golpe.
I casi Dundar e Kavala
Le accuse di un presunto legame con Gulen sono state usate dalle autorità turche anche nei confronti dell’uomo d’affari a e filantropo Osman Kavala, detenuto da tre anni pur senza avere mai ricevuto una condanna. Anche il giornalista dissidente, Can Dundar, è stato accusato di avere avuto legami con il predicatore Gulen. Nel dicembre 2020, un tribunale turco ha condannato Dundar a 27 anni di carcere per avere pubblicato un articolo in cui raccontava la vendita di armi al regime siriano del dittatore Bashar al-Assad, effettuata dal governo turco nel 2015. Il giornalista si trova al momento in Germania ed è stato condannato in contumacia.
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