La donna, identificata con le lettere J.C., all’epoca aveva 12 anni e accusa il cantautore statunitense di averle somministrato alcol e droghe per abusare di lei, oltre ad aver sfruttato il suo status di musicista, si legge nell’atto depositato alla Corte suprema dello stato New York. Le condotte presunte avrebbero provocato dei danni fisici e morali alla donna duraturi, se non permanenti
Bob Dylan, all’anagrafe Robert Allen Zimmerman, è stato accusato di molestie sessuali nei confronti di una 12enne in un periodo di sei settimane nel 1965, tra aprile e maggio di quell’anno. La denuncia è stata fatta da una donna identificata con le iniziali J.C., oggi 68enne, che accusa Dylan di «aver sfruttato il suo status di musicista per somministrare a J.C. alcol e droghe e abusare di lei sessualmente più volte», si legge nell’atto di citazione depositato alla Corte suprema dello stato di New York venerdì 13 agosto, in base al Child victims Act. È stato presentato il giorno prima del termine di un periodo, chiamato look back window, in cui lo stato di New York ha permesso di depositare accuse di abusi avvenuti in passato.
La donna, sostenendo di essere stata abusata nell’appartamento in cui Dylan viveva, all’interno dell’Hotel Chelsea, denuncia che i reati contestati le avrebbero «provocato danni fisici e psicologici, tra cui un grave disagio emotivo e psicologico, umiliazione, terrore, dissociazione, rabbia, depressione, ansia, instabilità personale e perdita di fiducia, un grave trauma al sistema nervoso, dolore fisico e sofferenza mentale», danni di natura permanente o comunque duratura, si legge nell’atto depositato. Sofferenze per cui J.C., per la cura e l’assistenza medica, avrebbe dovuto spendere grandi somme di denaro e non avrebbe potuto svolgere le proprie attività in modo regolare.
Le richieste
J.C. chiede quindi un risarcimento del danno, nella misura ritenuta «equa, giusta e adeguata» dalla giuria, e che venga applicata una misura punitiva o esemplare per evitare che vengano adottate in futuro simili condotte, descritte dalla donna come «fraudolente e oppressive». C’era intenzionalità nei comportamenti di Dylan, secondo J.C., che li definisce predatori, illegittimi e perpetrati senza il consenso della vittima, che all’epoca dei fatti era minorenne.
La donna che denuncia le accuse, che chiede ai giudici la garanzia dell’anonimato o che comunque venga protetta la sua identità, si è rivolta alla Corte suprema perché i danni subiti «eccedono i limiti giurisdizionali delle corti di grado inferiore, che altrimenti avrebbero la giurisdizione in materia».
La difesa
Il cantautore si è difeso tramite un suo portavoce che ha commentato: «Questa accusa vecchia di 56 anni è falsa e sarà contestata strenuamente». Bob Dylan, nato nel 1941, è uno dei cantautori statunitensi più celebri: ha venduto 125 milioni di album in sessant’anni di carriera e vinto moltissimi premi, tra cui il premio Nobel per la letteratura nel 2016, dieci Grammy award, oltre alla Medaglia presidenziale per la libertà nel 2012. Molte sue canzoni sono state simbolo dei movimenti per i diritti civili e contro la guerra.
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