Per avere la certezza del voto bisognerà aspettare mercoledì e la fine del conteggio delle schede. Ma è già certo l’exploit dei neofascisti e la centralità del tema dell’immigrazione
STOCCOLMA. La Svezia si è svegliata questa mattina senza sapere con certezza quale sarà la composizione del governo che guiderà il paese nei prossimi quattro anni. Come preannunciato dall’ultimo sondaggio pubblicato da Snvt/Novus a due giorni dal voto, quella cui abbiamo assistito ieri sera è stata una corsa testa a testa, il cui esito dipenderà da una manciata di voti.
Ieri i cittadini svedesi sono stati chiamati ad eleggere i propri rappresentanti in parlamento, in consiglio regionale e in consiglio comunale.
Continuerà nella giornata di oggi lo spoglio delle schede elettorali nei 6.578 distretti, cui si aggiungeranno i voti dei cittadini residenti all’estero e di coloro che hanno votato anticipatamente ma le cui schede non sono arrivate in tempo per essere conteggiate ieri sera. Per tutte queste, gli ufficiali effettueranno lo spoglio nella giornata di mercoledì. Solo a quel punto sapremo con certezza quale coalizione avrà vinto.
Verso un nuovo governo
Gli ultimi dati raccolti per l’emittente di servizio pubblico Sveriges Television danno la coalizione di destra in vantaggio di tre seggi rispetto a quella di sinistra, ma già quattro anni fa il conteggio del mercoledì aveva provocato un leggero scostamento nell’assegnazione dei seggi in parlamento.
Per questa stessa ragione, i leader dei principali partiti si sono guardati bene dal chiamare la vittoria durante i discorsi tenuti questa notte.
Secondo i risultati preliminari, il Partito socialdemocratico della prima ministra uscente, Magdalena Andersson, ha ottenuto circa il 29 per cento dei voti; tuttavia, l’alleanza con i Verdi, la sinistra e il partito di centro non si è rivelata abbastanza forte da riuscire a blindare il suo ruolo di premier anche nel prossimo governo.
Jimmie Åkensson, leader del partito di ultranazionalista Democratici svedesi, traina invece la coalizione di destra (formata anche da Liberali, Moderati e Cristiani democratici), con 176 seggi ora conquistati su 349 totali, e questo apre alla possibilità di un cambio di governo.
Neofascisti e governo di minoranza
Ciò che possiamo già certificare, è l’exploit della formazione neofascista sorta dalle ceneri di Bevara Sverige Svenskt, che a questa tornata elettorale raccoglie il 21 per cento dei voti, confermandosi così il secondo partito più votato nel paese.
Tuttavia, a causa della distanza ideologica che intercorre tra i partiti del blocco di destra, quasi certamente non sarà Åkensson il nuovo capo di governo. È più probabile che questo ruolo possa essere assegnato al leader dei moderati, Ulf Kristersson, una volta raggiunta una mediazione interna (al momento, per nulla scontata).
Dato il sistema elettorale adottato in Svezia, lo scenario che al momento si presenta come più probabile, dunque, è quello di un governo di minoranza di cui restano da definire i colori e i sostenitori esterni.
Le code ai seggi
Il ritmo della campagna elettorale ha cominciato a farsi concitato dopo la prima settimana di agosto, quando la maggior parte degli svedesi è rientrato dalle ferie estive. Sono apparsi i primi manifesti elettorale nei pressi di stazioni e marciapiedi, così come banchetti e gruppi di volontari all’uscita dei centri commerciali. Nell’ultima settimana, poi, fuori dalle biblioteche di Stoccolma si sono formate le prime file ai seggi dedicati al voto anticipato.
Secondo l’ente elettorale svedese Valmyndigheten, erano più di sette milioni e mezzo le persone chiamate alle urne per eleggere il nuovo Riksdag, il parlamento monocamerale. Già nel primo pomeriggio si sono registrate lunghe code fuori dai seggi e questo potrebbe aver comportato un leggero ritardo nell’avvio delle procedure di spoglio dei voti, dato che tutte le persone già in fila hanno per legge diritto di votare anche dopo l’orario di chiusura del seggio.
Sempre nella giornata di ieri, si sono verificati due attacchi di sovraccarico ai danni del sito dell’autorità elettorale svedese, comunque risolti in breve tempo senza compromettere l’esito delle votazioni in corso.
Il tema immigrazione
I dati di cui disponiamo già ora mettono in luce la profonda frattura che divide la Svezia in questo momento storico. Il tema dominante in questa campagna elettorale è stato l’immigrazione, affrontata in termini di sicurezza, lotta al narcotraffico e integrazione sociale.
La destra svedese è stata capace di imporre il proprio storytelling sul tema, obbligndo prima il partito di Andersson e poi tutta la coalizione di sinistra ad adattarsi a questa cornice narrativa e a riconoscere che parte delle politiche di accoglienza messe in atto dai governi precedenti devono oggi essere riviste.
La discussione sul tema si è rinvigorita soprattutto dopo che lo scorso 19 agosto una persona è rimasta ferita durante una sparatoria tra gang nel centro commerciale “Emporia”, a Malmö.
Da gennaio a maggio di quest’anno, già 30 persone hanno perso la vita durante una sparatoria, e un report pubblicato a giugno dal Consiglio nazionale svedese per la prevenzione della criminalità ha sottolineato come la Svezia sia l’unico paese dell’Unione europea dove il tasso di sparatorie mortali continua a crescere.
La politica estera
Per il prossimo governo in carica si profilano all’orizzonte sfide importanti anche sul piano diplomatico e di politica estera, a partire da quell’adesione all’alleanza atlantica per cui la Svezia attende la ratificazione da parte degli ultimi parlamenti nazionali, Turchia compresa.
A livello europeo, c’è poi il sostegno pieno riconosciuto all’Ucraina fin dai primi momenti del conflitto da parte della premier Andersson, in opposizione alla politica di neutralità che storicamente aveva caratterizzato il paese.
Infine, sarà interessante osservare se segnali di apertura simili saranno visibili anche l’anno prossimo, quando la Svezia ricoprirà la presidenza di turno al Consiglio dell’Unione, raccogliendo il testimone dalla Repubblica Ceca.
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