• La fase della controffensiva di Kiev vive un momento decisivo per puntare alla riconquista dei territori occupati dalla Russia e quindi partire da posizioni meno svantaggiate per l’avvio dei negoziati per una tregua e l’inizio di un percorso di pace.
• Nel sostegno all’Ucraina è pertanto necessario non alimentare percezioni divisive sul fronte occidentale come qualcuno vorrebbe sulla questione dell’uso delle “cluster bomb”.
• Nazioni come l’Italia e la Germania sostengono il divieto posto dalla Convenzione di Oslo, ma il divieto non è assoluto e le condizioni poste dagli Stati Uniti e dalla stessa Ucraina offrono sufficienti garanzie perché siano osservati i principi del diritto internazionale che tutelano in particolare le aree urbanizzate e la popolazione civile.
Al vertice Nato indetto l'11 e il 12 luglio a Vilnius la scelta sulla capitale della Lituania ha declinato l'attenzione sulla rinnovata minaccia russa al fronte baltico. Non sono trascurate la sicurezza dei Balcani e le intimidazioni su Zaporizhzhia. L'obiettivo perciò è confermato per il sostegno della controffensiva ucraina, la formalizzazione di un Consiglio Nato-Ucraina, e in prospettiva per un sistema di "garanzie di sicurezza" a favore di Kiev che non replicherà quelle fallaci degli accordi di Minsk.
Sullo sfondo di questi scenari favorevoli ad una decisa saldatura dell'Alleanza, è apparso tuttavia il rischio di una divergenza sulla opzione di fornire l'Ucraina le cluster munitions, le cosiddette "bombe a grappolo". Nazioni come l'Italia o la Germania, come d'altronde anche le Nazioni Unite, hanno manifestato la loro contrarietà per evitare il rischio di escalation e mantenere una posizione coerente con la scelta compiuta allorquando hanno sottoscritto la Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, fatta a Dublino il 30 maggio 2008. L' Italia in particolare ha ratificato il trattato con la legge 14 giugno 2011, n. 95, che è categorica nel disporre il divieto di esportazione e produzione, nonché lo stoccaggio e la distruzione di tali munizionamenti. Anche la recente legge 9 dicembre 2021, n. 220, ha disposto misure nei confronti delle imprese aventi sede in Italia o all'estero che, direttamente o tramite società controllate o collegate, siano interessate alla produzione di munizioni e "submunizioni" a grappolo, come delle mine antipersona, escludendole da ogni bando e finanziamento pubblico.
Come documenta il sito ufficiale della Convenzione il processo avviato a Oslo nel febbraio 2007 si basa essenzialmente sui principi introdotti con la Convenzione di Ottawa sul bando delle mine antipersona.
Dal preambolo della Convenzione di Oslo emergono due principi a fondamento del divieto all'utilizzo delle bombe a grappolo: 1) il pericolo concreto e diretto, documentato in numerosi dati di esperienza, che il loro impiego coinvolga aree diffuse in maniera indiscriminata, non circoscritte ai soli obiettivi militari, con l' inevitabile estensione alle aree urbanizzate e alla popolazione civile; 2) la circostanza, altrettanto documentata, dell'elevata possibilità che permangano residui inesplosi, i cui effetti letali sono simili a quelle delle mine anti-uomo, con uccisioni e gravi mutilazioni dei civili e anche l'ostacolo alla ricostruzione e allo sviluppo economico e sociale delle fasi post-conflitto.
Le Cluster Minitions o Cluster Waepon sono una tipologia di armi c.d. "a saturazione d'area", costituite da un grosso vettore/proiettile che, lanciato da aerei o elicotteri, artiglierie o lanciarazzi, nell'esplodere a mezz'aria diffonde a largo raggio, anche oltre i 40 km, le "sub-munizioni", i numerosi ordigni che arrivano anche a 70 bomblets, contenuti al suo interno. Sono stati largamente adoperate in Kosovo, Afghanistan, Iraq, Siria, Libano e nel Nagorno Karabakh.
Per quanto concerne l'attuale conflitto, secondo Human Rights Watch sarebbero state usate anche dagli ucraini, ma sono stati documentati soprattutto i bombardamenti effettuati dai russi che hanno coinvolto drammaticamente la popolazione ucraina.
Per l'organizzazione indipendente la Federazione Russa è responsabile di centinaia di attacchi con bombe a grappolo in almeno 10 delle 24 regioni dell' Ucraina da febbraio 2022 a oggi, che hanno causato centinaia di vittime civili nelle regioni di Chernihivska, Donetska, Kharkivska, Khersonska e Mykolaivska.
Un rapporto dettagliato all'esame della Corte penale internazionale riguarda l'attacco alla stazione ferroviaria di Kramatorsk dell' 8 aprile 2022, dove un missile balistico russo Tochka-U armato di munizioni a grappolo ha causato 58 morti e oltre 100 feriti tra la popolazione civile.
La Convenzione di Oslo
Fatta questa premessa, sarebbe tuttavia ingiustificato alimentare una spaccatura in seno ai paesi Nato e all'occidente rispetto alle decisioni assunte dagli Stati Uniti nell'aderire alla richiesta di cluster bomb insistentemente sollecitata dall'Ucraina in questa fase delicata dell'offensiva, che, come ha lasciato intendere lo stesso Zelensky, potrebbe essere decisiva per giungere al tavolo dei negoziati in posizioni di maggior tutela del paese vittima dell'aggressione. Valgono qui alcune considerazioni generali sullo status del divieto posto dalla Convenzione di Oslo nell'attuale sistema del diritto internazionale.
Come si è in parte evidenziato, il diritto internazionale umanitario, inquadrato anche come diritto internazionale dei conflitti armati, in generale vieta o limita l'uso di talune tipologie di armi, in particolare quelle che causano ferite o sofferenze inutili, o che determinano danni gravi, estesi e persistenti all'ambiente naturale, o anche che non possono essere dirette esclusivamente contro un obiettivo militare determinato o il cui effetto non può essere limitato oltre il vantaggio diretto e circoscritto di una "necessità militare".
Quanto alla validità universale e a un inquadramento nel diritto che possa dirsi anche "consuetudinario" - quindi prevalente anche rispetto ai trattati - purtroppo le condizioni attuali delle adesioni alla Convenzione di Oslo non lo consentono. Entrata in vigore in vigore il 1° agosto 2010, ad oggi essa è stata ratificata da 111 Stati, ma tra questi non figurano importanti nazioni come Usa, Russia, Cina, India, Pakistan, Brasile, Israele, Egitto, oltre che la stessa Ucraina.
Inoltre, come osserva Ronzitti (Diritto internazionale dei conflitti armati, 2021), a differenza delle mine antipersona che la Convenzione di Ottawa del 1997 proibisce tassativamente, il divieto della Convenzione di Oslo non è assoluto: non opera se si tratta di ordigni perfezionati con congegni autodistruttivi o disattivanti, che evitino i residuati inesplosi, o consentano che il loro impiego non risulti diffuso in maniera indiscriminata.
Risulta inoltre che lo stesso dipartimento di Stato Usa abbia posto delle precise limitazioni d'impiego individuando la tipologia di clusterbomb riconducibile alle Dual-Purpose Improved Conventional Munitions, lanciabili solo con obici da 155 e dai lanciarazzi Himars.
Le Dpcim saranno inoltre espressamente selezionate dagli Usa in base al Cluster Munition Civilian Protection Act approvato dal Congresso nel 2017 che vieta il trasferimento di munizioni con un tasso di fallimento superiore all'1 per cento.
Le ragioni dell'Ucraina
In questa prospettiva, va pure compresa l'insistenza con cui l'Ucraina ha sollecitato il ricorso alle armi a grappolo.
Posto che l'Ucraina sta difendendo la sua popolazione e mira non a invadere la Russia ma a riprendere i territori perduti, la sfida della controffensiva ucraina ora è sicuramente decisiva. Il quadro di battaglia riguarda un fronte di 1800 chilometri, con almeno 20.000 km quadrati e una organizzazione della difesa dei russi articolata su tre linee difensive, con campi minati, trincee, bunker, mezzi corazzati e supporto aero, artiglierie e missili.
L'Ucraina ha inoltre già dimostrato di essere sostenuta da un gruppo di validi esperti in diritto internazionale che in genere hanno ben orientato le forze armate regolari all'uso proporzionato della forza, e anche per la richiesta delle armi grappolo huna formula per valide precisazioni.
Il ministero della Difesa ucraino ha infatti partecipato che impiegherà le armi sulla base di cinque principi e limitazioni: 1) non saranno usate sul territorio russo, posto che il loro impiego è previsto sui territori ucraini occupati dove i russi si sono trincerati a difesa, 2) non saranno interessate le aree urbane; 3) sarà tenuto un registro che traccerà il loro utilizzo anche al fine di favorire le operazioni di bonifica; 4) saranno previsti uno status di priorità per lo sminamento delle aree interessate e un flusso di comunicazioni sul loro impiego ai vari partner cooperanti con l'Ucraina.
Alla luce di quanto sopra, posto che la comunità internazionale potrà vigilare sull'osservanza di tali prescrizioni, sarà necessario che la posizione dei paesi che non riconoscono la necessità di ricorrere all'uso di bombe a grappolo - anche perché da questi non prodotte - non venga strumentalizzata per diffondere la percezione di elementi divisivi.
La scelta dell'occidente specie in questo momento deve rimanere ferma nel sostenere saldamente un Paese aggredito e compiere atti concreti di deterrenza per un futuro di stabilità in Europa.
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