La crisi umanitaria in Siria sembra essere senza fine; dopo 14 anni di guerra interna, un devastante terremoto nel febbraio 2023, e ora l’arrivo di circa 400mila rifugiati dal Libano, il paese è ridotto allo stremo. I numeri non sono tutto, ma possono aiutare a farsi un’idea: La guerra ha provocato 500mila vittime, sono oltre sette milioni gli sfollati interni e più di cinque milioni quelli che sono fuggiti in altri paesi.

Secondo le stime diffuse dalle Nazioni unite, 16,7 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari e quasi 13 milioni sono in condizioni di grave insicurezza alimentare. Fra l’altro, anche le chiese cristiane e in primis quella cattolica, sono impegnate, attraverso le loro organizzazioni a portare aiuti alla popolazione; anzi accanto alle agenzie dell’Onu e agli aiuti provenienti dall’Ue, si può dire che il terzo soggetto che ha cercato di alleviare le sofferenze della gente comune sia stata la chiesa di Roma.

Certo, i patriarchi locali sono da sempre legati al regime di Bashar al Assad, presso il quale hanno trovato protezione, il che ha orientato anche la loro posizione nel conflitto. Un’attitudine che venne duramente contestata da padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita capace di promuovere il dialogo islamo-cristiano e che al principio della rivoluzione siriana, si schierò con il popolo per una democrazia “colorata” dall’islam mettendosi contro il regime e i fondamentalisti.

Dall’Oglio è stato rapito e il suo corpo mai più ritrovato nel luglio del 2013, nella città di Raqqa, probabilmente fatto sparire da membri dell’Isis. Delle idee di Dall’Oglio, oggi resta ben poco.

Scuole e ospedali

Sta di fatto, in ogni caso, che l’ultima conferenza dei donatori per la Siria, tenutasi nel maggio scorso a Bruxelles, ha stanziato 7,5 miliardi di euro, per aiuti umanitari destinati alla Siria. Nel paese, i danni alle infrastrutture sono incalcolabili, scuole e strutture sanitarie sono state devastate dai combattimenti fra le forze del regime di Bashar al Assad e i suoi alleati, Russia e Iran, da una parte, e lsis dall’altra. In un quadro tanto devastato, la gestione degli aiuti umanitari è un fattore determinante per la sopravvivenza della gente comune e per l’arricchimento delle élite.

E qui sorge il tema delle sanzioni. Il regime, infatti, è sottoposto a severe sanzioni internazionali per limitare la libertà d’azione degli uomini legati ad Assad; chi ne chiede il superamento, come le chiese locali e il Vaticano, spiega che questo sistema finisce col punire più che altro la popolazione civile; chi le sostiene dice che in realtà si tratta di provvedimenti mirati contro singoli esponenti del regime o specifiche organizzazioni. Come che sia, di certo il regime impone le proprie priorità sugli aiuti umanitari.

Ambasciatori e nunzi

Di fatto, da parte vaticana, è in atto una prudente apertura nei confronti della Siria: dal maggio del 2023, Damasco ha un nuovo ambasciatore in Vaticano, Louay Fallouhè. A ottobre, poi, si è recato in Siria per una visita ufficiale in particolare alle chiese locali e alle loro strutture, anche il cardinale Michael Czerny, gesuita, uomo fidato del papa, a capo del dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale.

D’altro canto anche l’Italia, l’estate scorsa, ha nominato un nuovo ambasciatore in Siria dove la sede diplomatica del nostro paese era chiusa dal 2012. Il nunzio a Damasco, come da prassi nelle situazioni di gravi crisi, invece, non ha mai lasciato il suo posto, e anzi è stato rafforzato nel suo ruolo quando il papa l’ha nominato cardinale nel 2016. Così Mario Zenari è diventato uno dei pochi testimoni diretti della catastrofe siriana.

È stato lui, fra l’altro, a lanciare il progetto “ospedali aperti”, gestito dalla ong vicina a Comunione e liberazione, Avsi. Il progetto, avviato ne 2017 e prolungato fino a tutto il 2024, ha avuto come principale obiettivo il potenziamento di tre ospedali privati no profit (Ospedale Saint Louis ad Aleppo, Ospedale Francese e Ospedale Italiano a Damasco), attraverso la ristrutturazione degli impianti, l’acquisto di nuove apparecchiature, la fornitura di prestazioni mediche gratuite alle persone più vulnerabili e vittime della guerra, anche musulmani.

Il progetto vanta un’ampia serie di finanziatori: il Fondo 8x1000 della Cei, l’americana Papal Foundation, la Fondazione Policlinico Gemelli, l’Ordine equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro, Misereor (Organizzazione episcopale tedesca per lo sviluppo e la cooperazione), la Conferenza Episcopale Usa, Caritas Spagnola, la Gendarmeria del Vaticano attraverso la Fondazione San Michele Arcangelo, Cha (Catholic Health Association – Usa), la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, Fondazione Umano Progresso.

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