La notizia sconvolgente nel mondo dell’antitrust è che Lina Khan è stata confermata a capo della Federal Trade Commission (Ftc), una delle due agenzie che regola le leggi antitrust. Qui spiegherò chi è, come mai ha ottenuto i voti sia dei repubblicani sia dei democratici per la sua conferma al Senato e come la sua selezione per questo ruolo indica un potenziale cambiamento rivoluzionario in politica.

Da giornalista ad avvocato

Lunedì scorso il Senato ha votato a stragrande maggioranza per confermare la studiosa antitrust progressista Lina Khan alla Federal Trade Commission. Poche ore dopo il voto finale, la senatrice democratica Amy Klobuchar ha fatto trapelare la notizia che la Casa Bianca l’avrebbe nominata come capo.

Khan è una rarità nella politica progressista: ha un profilo accademico e padroneggia una materia tecnica intricata, ma è anche connessa con un ampio movimento sociale populista trasversale. Tantissime sono le persone nel mondo degli affari, repubblicani e democratici, che parlano di Khan con toni reverenziali. Non è soltanto una pensatrice importante, ma capisce la portata di ciò che la Ftc sta facendo, il potere coercitivo che sta affrontando. E questo perché ha iniziato a capire l’economia non in un’aula scolastica o in uno studio legale, ma come una giornalista economica, ascoltando imprenditori e lavoratori che affrontano i monopolisti.

Da giornalista economica Khan ha seguito diversi settori. Nel 2013, ad esempio, ha scritto un articolo a tema Halloween su Time Magazine intitolato “Why So Little Candy Variety? Blame the Chocolate Oligopoly” (perchè c’è così poca varietà nelle caramelle? Prendetevela con l’oligopolio del cioccolato). In quel pezzo rintracciava il consolidamento del mercato delle caramelle, mostrando che il settore è controllato da tre sole aziende, Hershey’s, Mars e Nestlé. Queste aziende pagano delle quote ai rivenditori note come “slotting fee” (commissione per il posizionamento sullo scaffale), che impediscoo di fatti ai produttori indipendenti di caramelle di vendere i loro prodotti.

Per scrivere il suo articolo Khan ha parlato con piccoli produttori di caramelle, come Dave Wagers della Idaho Candy Company, che le ha raccontato cosa vuol dire cercare di piazzare un prodotto sullo scaffale. Una storia del genere è comune e Khan ha esaminato la concentrazione del potere in tutta l’economia, scrivendo di compagnie aeree, banche e commercio di materie prime, confezionatori di carne, sementi e prodotti chimici e formazione aziendale in generale.

Poi si è iscritta alla scuola di legge. Da studentessa Khan ha usato la sua esperienza di giornalista per contribuire a concepire un argomento giuridico sulle radici del potere di Amazon, che ha fatto risalire alla trasformazione dell’applicazione dell’antitrust.

La sua analisi, intitolata Il paradosso dell antitrust di Amazon, l’ha messo al centro di un dibattito mondiale sul potere concentrato e di monopolio. Khan è poi entrata nella Ftc come consulente del commissario Rohit Chopra, prima di iniziare a lavorare nel sottocomitato Antitrust lo scorso anno. È stata la ricercatrice principale su big tech nell’indagine rivoluzionaria del sottocomitato che ha riorientato la politica tecnologica a livello globale.

In altre parole, Khan si è dimostrata una narratrice capace, un avvocato creativo e un politico pratico e ostinato, che non orienta il suo pensiero intorno ai tradizionali calcoli politici di parte. Detto questo, Joe Biden ha corso un rischio nominandola alla Ftc, perché né i monopolisti né l’establishment antitrust sono felici di vedere la loro principale antagonista intellettuale piazzata in una posizione di autorità.

Durante le sue udienze per la nomina, Khan non ha fatto nessun giochetto politico. Non ha cercato di nascondere nulla o di moderare le sue opinioni. Quando le è stato chiesto, ha osservato le «potenziali attività criminali» delle principali aziende big tech, in un’allusione alla possibile pratica di Google e Facebook di controllare i prezzi nei mercati pubblicitari.

Eppure, la scommessa di Biden ha pagato. La destra ha accettato la scelta di Khan in buona fede, e in un periodo in cui i partiti si scontrano su praticamente ogni cosa sotto il sole, ventidue repubblicani hanno scelto di opporsi a big tech, di passare dall’altra parte e votare per confermarla alla guida dell’agenzia incaricata di far rispettare le regole del commercio equo in America.

Dire che questa nomina è straordinaria sminuisce la portata dell’evento. Che Khan sia in commissione, con voti repubblicani, è già di per sé sorprendente, ma per lei essere al comando è decisamente scioccante. È troppo presto per sapere cosa farà Khan nel suo nuovo ruolo, ma la sua nomina sta già scuotendo la comunità di vigilanza a livello globale. La politica antitrust è gestita da una piccola ma internazionale comunità di avvocati ed economisti che si conoscono. Nel vari paesi, alcuni di loro stanno applaudendo questa mossa, mentre altri sono inorriditi. Ma sanno tutti che è importante, perché a seconda di come agiranno gli Stati Uniti sull’antitrust, così farà l’Europa.

Khan, se sarà in grado, darà alla politica della concorrenza una direzione molto diversa rispetto a quella di oggi. Ci sono degli ostacoli, poiché la Ftc richiede un voto 3-2 per la maggior parte delle azioni importanti, e quindi Khan non potrà avviare casi con con la sua sola autorità. Eppure, questa è una cosa grossa. E non sono stati solo le autorità antitrust e i monopolisti a rendersi conto dell’importanza di questa scelta.

Wall Street

Negli ultimi giorni la nomina di Khan è stata discussa più volte su Cnbc, mentre gli analisti finanziari si interrogavano su quali azioni acquistare o vendere a seguito della sua nomina. Il sentimento generale nel mondo della finanza è dunque di allarme, ma la star di Cnbc Jim Cramer ha detto di non preoccuparsi. Dividere le big tech, ha detto, aiuterebbe ad aumentare i rendimenti degli investitori perché le grandi aziende tecnologiche valgono molto di più se spezzettate.

Anche se è vero che i ricercatori stanno scoprendo che leggi antitrust più forti fanno bene ai prezzi delle azioni (una cosa che ho notato nel 2019), il punto ancora più importante è che Wall Street sta parlando della Federal Trade Commission. È da una generazione che la Ftc non è presa sul serio come attore significativo nell’organizzazione dell’economia e dei mercati degli Stati Uniti. Ogni tanto qualche politico invoca una posizione più dura sulla concorrenza, citando il senatore John Sherman o Teddy Roosevelt in un bel discorso, solo per fare poi marcia indietro. Essere sanzionati dalle autorità è sempre più uno scherzo. Come ha osservato il commissario Rohit Chopra, «è diventato un rito di passaggio per le aziende della Silicon Valley ottenere un decreto di autorizzazione della Ftc».

Questa crisi di legittimità è di vecchia data, ma che l’applicazione dell’antitrust fosse irrilevante è risultato evidente quando nel 2013 la Ftc, pur potendo dimostrare che Google agiva in modo monopolista, ha lasciato cadere le accuse di antitrust contro il gigante della ricerca e poi ha tenuto segreta la mole di prove che aveva in mano. La debolezza di queste decisioni è stata enfatizzata ulteriormente quando Facebook è stata multata per 5 miliardi do dollaro dalla Ftc per lo scandalo Cambridge Analytica.

Sembrano un sacco di soldi, ma dopo la notizia della multa, il prezzo delle azioni dell’azienda è aumentato di decine di miliardi di dollari. Come se un ente di controllo non potesse essere più deferente al potere, la Ftc non ha nemmeno dato notizia della multa. Facebook lo ha fatto, ma perchè era la notizia di un guadagno.

In altre parole, Khan prende un ruolo di leadership in un’istituzione demoralizzata e insulare, permeata da un atteggiamento timido. Questo non può durare ancora per molto. La reputazione di Khan è tale che molti guardano alla sua nomina da parte di Biden, e alla sua conferma con i voti repubblicani, come un segnale del fatto che la politica vuole porre fine all’era del potere economico concentrato. O Khan dà una svolta alla Ftc, o tra dieci anni la Ftc probabilmente non esisterà nella sua forma attuale.

Il rilancio del New Deal

Questa non è la prima volta che la Ftc, ancella del monopolio, viene quasi data per morta e poi resuscita. In effetti, uno scenario simile si è verificato in un altro momento di monopolizzazione estrema, pochi decenni dopo la nascita della commissione. Le origini della Ftc risalgono alla nascita dell’America corporate, all’inizio del secolo, quando J.P. Morgan progettò una serie di fusioni per creare molti dei colossi che conosciamo, come General Electric e U.S. Steel.

In risposta, Teddy Roosevelt creò il Bureau of Corporations nei primi anni del 1900 per agevolare le indagini su queste aziende. Woodrow Wilson trasformò questa agenzia nel 1914 in una commissione a pieno titolo con autorità di regolamentazione, con l’obiettivo di smantellare i giganti aziendali e regolare i mercati competitivi risultanti.

Ma la Ftc, pur avendo ottenuto alcuni successi, non funzionò del tutto. La Prima guerra mondiale si è messa in mezzo, e in seguito la Ftc è stata neutralizzata dai tribunali e presa dai monopolisti negli anni Venti. All’inizio degli anni Trenta i populisti, la maggior parte dei quali era allineata con Wilson, ne avevano avuto abbastanza. Molti arrivarono a disprezzare la Ftc, perché era lontana dall’essere una commissione per affrontare la monopolizzazione e creare pratiche commerciali eque, ma si era trasformata in un veicolo per legalizzare i monopoli.

Mentre facevo ricerche per il mio libro ho trovato negli archivi una straordinaria lettera del deputato anti monopolista Wright Patman, in seguito forte sostenitore della Ftc, che illustrava la profondità di questa rabbia. Patman, scrivendo a un collega antimonopolista del Texas, osservava con orgoglio di essere «riuscito ad eliminare 300mila dollari dal budget della FTC» ed esprimeva la speranza presto di «abolire finalmente quell’inutile commissione».

I populisti del New Deal come Patman alla fine non hanno eliminato la Ftc. Al contrario l’hanno resuscitata con nuova leadership e finanziamenti, fino a quando non è diventata il custode delle piccole imprese in America. Dagli anni Trenta fino agli anni Sessanta la Ftc ha intentato causa contro le catene di negozi per fermare quel tipo di prezzi predatori e comportamenti discriminatori che le catene in stile Amazon, come A&P, avevano abitualmente utilizzato per distruggere i rivenditori indipendenti.

La strategia economica populista ha funzionato. Dopo un crollo iniziale dei rivenditori indipendenti all’inizio degli anni Trenta, il loro numero è cresciuto e l’America è diventata un mix di catene e negozi indipendenti, nonché di piccoli, medi e grandi produttori, un’economia con salari alti e forte crescita.

Quel periodo durò fino agli anni Settanta, quando sostenitori ingenui dei consumatori istruiti da Ralph Nader subentrarono nella Ftc. Cresciuti in un periodo in cui i politici erano stati completamente a favore dei diritti dei consumatori, questi attivisti consideravano per lo più la Ftc come una commissione focalizzata esclusivamente sui consumatori. Così facendo hanno inconsapevolmente ucciso la base politica che supportava l’agenzia, che in precedenza era fatta da piccole imprese rurali del sud.

Negli anni Ottanta Reagan, osservando questi fallimenti, ha ristrutturato l’agenzia. Il presidente della Ftc James Miller ha iniziato a sbarazzarsi degli avvocati populisti e l’ha riempita invece di economisti neoliberisti. Clinton, Bush e Obama hanno continuato il percorso tracciato da Reagan, mentre Walmart e altre catene di negozi inghiottivano l’economia. Quando la Ftc ha rinunciato al caso monopolista di Google nel 2013, il fallimento, sebbene drammatico e di vasta portata, è stato più una ratifica del crollo delle regole anti monopolio che altro.

Il fallimento dunque è grande e il problema dei monopoli è urgente. La domanda, quindi, è cosa significhi la nomina di Khan, non solo per l’antitrust o la politica della concorrenza, ma per la politica più in generale.

Dov’è il re Manchin?

Secondo la maggior parte dei progressisti o dei democratici che guardano Msnbc o la Cnn la storia di politica interna più significativa è se il senatore Joe Manchin della West Virginia convaliderà la loro legge sui diritti di voto, sulla spesa o sul filibuster. Intravedono una strettoia per arrivare al potere, e se non lo ottengono, soltanto disperazione.

La cosa affascinante della nomina e della conferma di Khan è che suggerisce una diversa strategia politica, non solo per i democratici ma anche per i repubblicani. Entrambi i partiti sono confusi e cercano di capire cosa pensano, con scontri all’interno del partito e tra i membri che rispecchiano le controversie nel mondo economico. Consiglieri politici, sondaggisti, politici eletti e avvocati di entrambi i partiti non conoscono ancora bene il nuovo linguaggio e la nuova politica populista né come utilizzarle.

A destra, i libertari e i legali aziendali sono gli unici con le carte in regola per operare in questa zona densa e complessa. A sinistra c’è un’avversione culturale per il commercio. Alcuni attivisti democratici spesso immaginano, erroneamente, che i problemi commerciali siano da secchioni, di nicchia e non rilevanti per la gente comune. Pensare al potere monopolistico non è nemmeno politica per loro, o se lo è, usare termini come “mercati” e “concorrenza” equivale ad abbracciare convinzioni politiche conservatrici.

Tuttavia è evidente che c’è interesse a destra e a sinistra nell’affrontare la concentrazione del potere privato tramite un rinnovamento delle politiche per la concorrenza. È sempre più chiaro che esiste un consenso, qualcosa va fatto e c’è l’opportunità di sottrarre questo tema al partito avversario. I democratici e i repubblicani cercano di superarsi l’un l’altro nel dimostrare chi è più forte sull’antitrust.

La linea di Trump

Per molti versi le politiche della concorrenza sono molto simili al commercio, dove Donald Trump ha preso una questione tradizionalmente democratica e l’ha fatta propria, notando giustamente che democratici come Bill Clinton e Barack Obama hanno perseguito politiche che incoraggiavano la delocalizzazione in Cina invece di proteggere i posti di lavoro in America.

Invece di contrastare Trump sul commercio, i democratici populisti hanno lavorato a fari spenti con Trump per riorientare la politica commerciale americana. Il capo del commercio di Trump, Robert Lighthizer, è stato l’unico membro del governo che i democratici hanno rispettato ed è stato in grado di coinvolgere quasi tutti i democratici per riscrivere il trattato commerciale Nafta.

Biden sta cercando di riappropriarsi della questione; Katherine Tai, che è la scelta di Biden per il commercio, ha proseguito sulla stessa linea di Lighthizer, con alcune modifiche (ad esempio il contrasto del monopolio dell’industria farmaceutica sui vaccini). A differenza di molte questioni sociali, in altre parole, l’antitrust e le questioni correlate come il commercio sono trasversali ai partiti e rappresentano un’area di consenso. Ciò le rende rilevanti, anche se non è il tipo di cose di cui la Cnn parla spesso. La politica della concorrenza ha conseguenze epocali, e non soltanto nel settore delle piattaforme tecnologiche, che pure è il fulcro del dibattito oggi. Ogni singolo segmento dell’economia è fatto di poteri concentrati, dalla farmaceutica ai motori di ricerca, fino ai confezionatori di carne o ai monopolisti delle caramelle. Adottare norme antitrust, regole del commercio equo e altre politiche di concorrenza può avere un impatto enorme su prezzi, lavoratori, innovazione e prosperità in generale. Mentre Biden sta abbandonando leggermente alcune delle sue priorità, gettandosi direttamente nel tritacarne del Senato, sulla concorrenza ha appena fatto un gigantesco passo avanti. E lo ha fatto con il sostegno dei conservatori.

Forse è tempo che l’amministrazione e il Congresso si concentrino un po’ di più su un’area in cui hanno fatto progressi attraverso il consenso, e cioè l’antitrust e la concentrazione del potere. È lì che si sta realizzando un successo politico. La strada da percorrere non è facile, e gli ostacoli sono tanti, dai tribunali ai finanziamenti, fino alla composizione della commissione. Ma la presidente della Ftc Lina Khan, con il giusto sostegno, potrebbe essere in grado di aiutare entrambe i partiti ad andare dove la maggior parte degli americani vuole andare.

 

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