L’allarme sulla situazione dei migranti era stato lanciato da Alarm Phone che aveva inzialmente parlato di 130 migranti in difficoltà al largo della Libia
La nave della ong Ocean Viking, tornata in mare poco più di dieci giorni fa, ha comunicato il salvataggio di circa 140 persone che con due gommoni erano in grave pericolo fuori dalle acque territoriali libiche. Tra di loro ci sono 59 minori e 34 donne di cui due incinta. La maggior parte dei sopravvissuti sono originari dei paesi dell'Africa occidentale. Alcune persone hanno avuto bisogno di assistenza medica al loro arrivo a bordo per il trattamento di dolori e del mal di mare o delle ferite subite in Libia, ma finora non ci sono stati casi gravi.
L’allarme sulla situazione dei migranti era stato lanciato da Alarm Phone che aveva inzialmente parlato di 130 migranti in difficoltà al largo della Libia. L’organizzazione aveva denunciato come i migranti fossero in fuga «da torture e orribili condizioni di vita in Libia». L’ong Sos Mediterrannèe ha comunicato su Twitter che l’operazione ha salvato «molte le donne e i bambini».
La strage del 20 gennaio
Il salvataggio dei 140 migranti è arrivato a distanza di due giorni dal primo naufragio registrato nel 2021 e costato la vita a 43 persone. Anche in questo caso l’evento era accaduto al largo delle coste libiche. Secondo lo staff dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni e dell’International Rescue Cmmittee i dieci sopravvissuti al naufragio erano stati portati a Zwara dalla Guardia costiera libica.
La difficile situazione libica
Il ritorno in Libia non è purtroppo una buona notizia per i migranti. Come descritto dall’Organizzazione internazionale per i migranti, «la situazione dei migranti e dei rifugiati in Libia rimane estremamente precaria. Continuano gli arresti arbitrari e le detenzioni arbitrarie in condizioni drammatiche. Molti rifugiati e migranti sono sfruttati da trafficanti, tenuti in ostaggio e diventano vittime di abusi e torture». Dei reati efferati commessi sui detenuti nei centri libici si è occupata anche la giustizia italiana che in un processo ha scoperto come i migranti siano picchiati in videochat con le proprie famiglie per convincere i loro cari a pagare le autorità libiche.
Inoltre, secondo una testimonianza, nel giro di estorsione e torture sarebbe convolto anche un uomo che indossava una pettorina delle Nazioni unite. In un’intervista a Domani, l’inviato speciale del Mediterraneo Centrale per l’Unhcr, Vincent Cochetel ha denunciato come i migranti siano sempre più abbandonati a se stessi e maltrattati dalla popolazione locale che ha assunto atteggiamenti razzisti nei loro confronti.
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