La squadra della nuova amministrazione di Donald Trump ha preso forma, con il presidente che si è affidato a amici e alleati di lunga data. Ma un elemento che emerge con forza, oltre alla lealtà, è l’importanza della famiglia e della rete di parenti che lo circondano. Già durante il suo primo mandato, il genero Jared Kushner ha occupato una posizione di primo piano all’interno della sua cerchia di fiducia. Ora, con l’avvicinarsi della seconda presidenza, nuovi nomi iniziano a emergere, tra cui quello di Massad Boulos, imprenditore libanese-americano e suocero di Tiffany Trump, figlia del neopresidente americano.

Di recente si è fatto spesso il suo nome come possibile referente degli Stati Uniti in Libano per la nuova amministrazione, con un ruolo che potrebbe variare tra ufficiale e informale.

Ma, indipendentemente da questo, Boulos potrebbe avere un peso significativo nelle future scelte politiche di Trump nel quadrante mediorientale. Negli ultimi giorni, l’imprenditore ha avuto una serie di vertici con una parte delle élite politiche libanesi. Ha incontrato il ministro dell’Economia, Amin Salam, il leader del Partito Kataeb, un movimento politico di ispirazione cristiano conservatore, e Nadim Gemayel, figlio del presidente libanese filoamericano Bashir Gemayel, assassinato nel 1982.

«Questa è un’opportunità per il Libano di essere presente nel cuore dell’amministrazione statunitense e delle sue preoccupazioni, e per tutti noi di lavorare per la stabilità e la pace nella regione», ha scritto Gemayel. Già nelle ultime settimane di campagna elettorale Boulos aveva fatto diverse apparizioni sui principali media libanesi e aveva molto lavorato tra i cittadini arabo-americani, ai quali aveva trasmesso le posizioni della nuova amministrazione.

La carriera

Durante gli anni universitari a Houston, Boulos ha iniziato a partecipare attivamente alla vita politica, schierandosi con il partito repubblicano. Nonostante la carriera dirigenziale nell’azienda di famiglia, nel 2009 si è candidato, senza successo, a un seggio parlamentare in Libano. Da allora ha comunque mantenuto i contatti con figure influenti del paese.

Il suo ingresso nella politica americana e nella cerchia trumpiana è avvenuto ufficialmente nel 2019, quando suo figlio era fidanzato con Tiffany Trump, e lui ha incontrato Trump a una festa di Natale alla Casa Bianca. Boulos ha poi giocato un ruolo attivo nella campagna elettorale del 2020, ma la sua influenza si è notevolmente ampliata dopo il matrimonio del figlio con l’erede dell’impero trumpiano, nel 2022.

L’insoddisfazione crescente degli arabo-americani nei confronti della posizione dell’amministrazione Biden nei conflitti in Libano e in Palestina gli ha offerto la possibilità di giocare un ruolo strategico che, soprattutto in Michigan, è stato utile per mobilitare elettori a favore del candidato repubblicano.

Boulos ha presentato Trump come un sostenitore della stabilità in Medio Oriente e, dialogando anche con i media libanesi, ha diffuso i messaggi chiave della campagna. In un’intervista con Lbci News, tra le principali emittenti libanesi, si è presentato come «coordinatore delle relazioni arabe» per conto del futuro presidente: «Trump, durante i suoi quattro anni in carica, è stato l’unico presidente americano della storia recente a non avviare guerre; anzi, ha posto fine a conflitti e ritirato le truppe, in particolare dal Medio Oriente e da altre aree come l’Afghanistan».

Dopo il successo elettorale, quindi, per Boulos potrebbero essersi aperte le porte della diplomazia. Dall’entourage del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu filtra però preoccupazione sul suo possibile incarico. Secondo quanto riportato dai giornalisti israeliani Rina Bassist e Ben Caspit, Israele sospetta che Boulos voglia portare avanti una propria agenda politica.

Per il Washington Post, il premier israeliano vorrebbe giocare d’anticipo e, proprio per questo, avrebbe accelerato i negoziati per un accordo di cessate il fuoco in Libano. L’obiettivo sarebbe quello di offrire a Trump una prima vittoria in politica estera prima del suo insediamento. Un tentativo che potrebbe anche essere letto come la volontà di eliminare personaggi scomodi o sgraditi dalle trattative, approfittando del momento di transizione.

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