Quello scatenato dall’aviazione russa ieri mattina è stato uno dei più «massicci attacchi aerei» dall’inizio della guerra, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Oltre 90 missili e 200 droni hanno colpito infrastrutture elettriche e fabbriche militari in tutto il paese. Fortunatamente non ci sono state vittime e l’aviazione ucraina rivendica l’abbattimento di 80 droni e altrettanti missili, 11 dei quali sarebbero stati fermati da nuovi caccia F16 di fabbricazione americana, che da questa estate contribuiscono a proteggere i cieli dell’Ucraina. Gli allarmi hanno costretto centinaia di migliaia di ucraini a correre nei rifugi. Tra loro c’era anche il nuovo commissario alla Difesa dell’Unione europea, il lituano Andrius Kubilius, arrivato nella capitale ucraina questa mattina.

Anche se non si sono registrati morti o feriti, i danni causati dall’attacco sono stati particolarmente gravi e alcune centrali termiche sono state «seriamente danneggiate», ha detto Dtek, principale produttore di energia privato del paese.

Quello di oggi è stato il dodicesimo attacco di massa contro la rete elettrica ucraina. L’ultimo era avvenuto lo scorso 28 novembre e aveva costretto le autorità ucraine a imporre blackout programmati in tutto il paese. A oggi, l’elettricità non viene erogata tra le 4 e le 8 ore al giorno in gran parte dell’Ucraina.

I danni più gravi sono stati registrati nella parte occidentale del paese, nelle regioni di Lviv, Ivano-Frankivsk e Ternopil, dove metà degli abitanti è rimasta senza energia elettrica per tutta la mattina. Nella capitale, Kiev, invece non si annunciano blackout straordinari, ma soltanto quelli programmati da tempo.

Il ministero della Difesa russo sostiene che l’attacco è una rappresaglia per l’uso di missili di fabbricazione americana contro il suo territorio. «In risposta all’uso di armi americane a lungo raggio, le forze armate della Federazione russa hanno lanciato un massiccio attacco» che ha bersagliato «infrastrutture di fondamentale importanza per il carburante e l’energia in Ucraina che garantiscono il funzionamento del complesso militare-industriale». Il via libera della Casa Bianca all’uso di armi a lungo raggio contro la Russia era arrivato a metà dello scorso novembre, ma i raid russi contro la rete energetica ucraina erano iniziati già in primavera.

Forze di pace in Ucraina?

Mentre continuano le discussioni sulla possibilità di inviare truppe europee in Ucraina per assicurare il rispetto di un eventuale futuro cessate il fuoco, fonti diplomatiche dicono che la discussione è ancora in una fase preliminare e che non si prevede venga affrontata direttamente al Consiglio dell’Unione europea sugli affari esteri di lunedì prossimo. La discussione era stata avviata da colloqui tra Parigi e Londra, quando si era parlato della possibilità di schierare 40mila soldati europei su una futura linea del cessate il fuoco, e si è rapidamente allargata ad altri paesi europei. Giovedì, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, aveva detto che l’Italia potrebbe partecipare alla missione.

Secondo il Cremlino, però, iniziare già a parlare di forze di pace è prematuro. «Se ne parlerà in sede di negoziato», ha detto ieri il portavoce del presidente russo Putin, Dimitri Peskov. La soluzione piace invece al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che l’avrebbe caldeggiata nel corso del suo incontro con il presidente francese Macron e con lo stesso Zelensky martedì scorso a Parigi. Nello stesso colloquio, Trump avrebbe anche ribadito il suo all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, una condizione che Kiev ha posto come essenziale per il suo via libera ai negoziati.

Trump ha più volte dichiarato la sua intenzione di ridurre l’impegno americano in Ucraina e la sua richiesta all’Unione europea di fare di più in materia di difesa. In un’intervista al settimanale Time ha detto di non voler «abbandonare» l’Ucraina e che intende utilizzare il sostegno militare a Kiev come leva per costringere Putin a trattare. Trump ha anche criticato la decisione dell’attuale Casa Bianca di consentire gli attacchi a lungo raggio in Russia, poiché il via libera avrebbe causato un’escalation nel conflitto. Una posizione che il Cremlino ha subito dichiarato di «condividere pienamente».

Emergenza in Moldavia

Il governo moldavo ha proclamato 60 giorni di emergenza nazionale per prepararsi a fronteggiare la fine delle forniture di gas russo che arrivano tramite l’Ucraina, prevista per il 31 dicembre. Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, la Moldavia ha smesso di acquistare gas proveniente dalla Russia, ma la regione separatista della Transnistria ha invece continuato a rifornirsi da Mosca e tra poche settimane rischia di trovarsi completamente senza energia. Anche le autorità locali hanno proclamato lo stato di emergenza.

Il problema non riguarda solo i circa 300mila abitanti della regione separatista. In Trasnistria si trova anche una delle principali termiche del paese, fondamentale per le forniture di gran parte della Moldavia. Il governo della Romania, alleato della Moldavia, ha già annunciato piani di emergenza per sostenere il vicino in caso di crisi energetica.

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