Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti e Brando Benifei sono in missione per verificare cosa stia accadendo, ma sono stati bloccati in Croazia prima di raggiungere la frontiera. In un video hanno denunciato quanto gli è accaduto: «Eppure questo è un confine europeo» ha detto Moretti. Bartolo ha aggiunto: «Questa è una nostra prerogativa, è un nostro diritto». Il loro viaggio proseguirà comunque, andranno nella zona di Bihać
«Cosa c’era oltre il limite imposto dalla polizia? Cos’è che non dovevamo vedere?», questa la domanda di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che ha prestato per anni soccorso i migranti, in viaggio sulla rotta balcanica. Oggi è stato bloccato dalla polizia croata davanti a un nastro che delimita l’area prima di raggiungere il confine con la Bosnia: «Questi non sono i nostri confini. I confini d'Europa lungo la rotta balcanica sono ben oltre questo nastro, eppure la polizia croata non ci permette di andare avanti. Non consente, cioè, a quattro eurodeputati, nell'esercizio delle loro funzioni, di vedere coi propri occhi i confini d'Europa». Lo ha denunciato oggi pomeriggio insieme a Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti, Brando Benifei. La delegazione di eurodeputati Pd si è recata in Croazia per verificare cosa sta accadendo nell’area. Massimiliano Smeriglio, che ha partecipato alla spedizione, ma sul fronte italiano, ha spiegato ieri che è loro intenzione verificare le responsabilità europee di quanto sta accadendo e le azioni di Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera, quindi portare i risultati della loro missione all’attenzione del parlamento europeo.
I parlamentari spiegano nel video di essere stati fermati in realtà ben prima della frontiera, e di aver chiesto un permesso per andare al confine reale ma, ha riferito a Domani l’ufficio stampa in serata, non gli è stato concesso. «Eppure questo è un confine europeo» aveva detto Moretti nel video. Bartolo ha aggiunto: «Questa è una nostra prerogativa, è un nostro diritto».
Il campo di Lipa
Domenica 31 gennaio, anche se la missione in Croazia non è andata come previsto, andranno in Bosnia. La delegazione di eurodeputati visiterà la zona di Bihać e il campo di accoglienza di Lipa, distrutto a dicembre scorso da un incendio e nel quale le condizioni delle persone sono drammatiche. Bambini, donne e uomini, sono infatti costretti a vivere in accampamenti in condizioni precarie vittime del gelo.
La delegazione incontrerà le autorità locali del distretto di Una Sana e i rappresentati di diverse Ong che lavorano da tempo nell’area balcanica e che denunciano l’incapacità di ritrovare soluzioni efficaci sul piano emergenziale e strutturale. Gli eurodeputati puntano a un’immediata azione umanitaria – che dal Parlamento europeo viene richiesta da oltre un anno.
Per gli eurodeputati, hanno riferito prima di partire, è ora di rivedere le scelte compiute dai singoli governi europei e dalle istituzioni dell’ Ue sui migranti e i richiedenti asilo, un tema che chiama in causa direttamente l’Italia, artefice di respingimenti illegali.
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