Il missile che doveva partire dall’Iran come ritorsione per l’uccisione del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, in visita a Teheran per l’insediamento del nuovo presidente iraniano, è partito invece dal gruppo Houthi nello Yemen, segnalando come stia cambiando il paradigma del conflitto in Medio Oriente.

Il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ha affermato che un missile ipersonico è stato lanciato contro un obiettivo militare non specificato nell'area di Tel Aviv, causando «paura e panico» in Israele, e «costringendo più di due milioni di sionisti a correre nei rifugi per la prima volta nella storia del nemico (per mano dello Yemen, ndr)». In un intervento televisivo, Saree ha minacciato gli israeliani affermando che possono aspettarsi altri attacchi e «operazioni rilevanti» nel periodo che precede l'anniversario dell'attacco del 7 ottobre. Secondo il portavoce, Israele non è riuscito a intercettare e affrontare il missile, che ha percorso poco più di 2.000 chilometri in 11 minuti e mezzo. Possibile? Sul successo del lancio la versione degli Houthi, che poco prima avevano affermato che le difese aeree israeliane non erano riuscite a intercettare il missile, è molto discordante con quanto affermato dall'Idf, l’esercito israeliano, secondo cui il missile yemenita non ha ferito nessuno perché colpito prima da un missile Arrow, poi dal sistema di difesa Iron Dome che ne ha intercettato i frammenti. Le sirene comunque hanno suonato nel centro e nel nord di Israele, hanno detto i militari, e sono suonate anche all'aeroporto di Tel Aviv, ha detto il portavoce della struttura alla Cnn. Alcuni video postati sui social media hanno mostrato i passeggeri che correvano per trovare riparo. Il premier, Benjamin Netanyahu, ha detto che gli Houthi pagheranno «un alto prezzo» per l’attacco.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha ammesso che tre ostaggi recuperati senza vita lo scorso novembre erano stati uccisi proprio da uno strike dello stato ebraico.

Le navi sequestrate

Dall’inizio del conflitto a Gaza, gli Houthi, gruppo sostenuto dal regime iraniano di Ali Khamenei che controlla le regioni più popolose dello Yemen, ha preso di mira Israele con droni e missili. Uno di questi droni ha addirittura sorvolato aree del Sudan e dell’Egitto per poi attaccare Israele dal Mar Mediterraneo, cogliendo di sorpresa la sua difesa aerea. La maggior parte di questi ordigni però sono stati intercettati dalle difese di Israele o da quelle dei suoi alleati. Gli Houthi, che in quell’occasione hanno subito la pesante ritorsione dell’aviazione israeliana che ha colpito le infrastrutture degli Houthi nella città portuale yemenita di Hodeidah, hanno anche preso di mira le navi mercantili che transitano nel Mar Rosso, come rappresaglia per la campagna militare israeliana a Gaza.

Questo fatto ha costretto l’Unione europea a mandare una squadra navale multinazionale, sotto comando italiano, per fronteggiare la minaccia e garantire la libera navigazione dei mari, premessa indispensabile della globalizzazione dei commerci.

Ma c’è di più. Quaranta razzi sono stati lanciati ieri mattina dal Libano verso la Galilea e le alture del Golan, alcuni sono stati intercettati dalle difese aeree israeliane, il resto ha colpito aree aperte provocando incendi. Lo ha riferito l'Idf affermando che non ci sono stati feriti. Il gruppo sciita pro Iran, Hezbollah ha rivendicato l'attacco affermando di aver bombardato una base militare israeliana con decine di razzi Katyusha in risposta ai raid israeliani in Libano, tra cui uno che ha colpito una motocicletta nel villaggio costiero di Sarafand, a sud di Sidone.

Le tensioni tra Israele, Yemen e Libano sono in forte crescendo da mesi con fasi alterne mentre Israele ha intrapreso la guerra contro Hamas a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre. I leader mondiali, soprattutto la Casa Bianca guidata da Joe Biden, hanno messo in guardia dal rischio di escalation e di un conflitto più ampio in Medio Oriente ma senza, per ora, trovare la via di una tregua anche a causa dell’ostinazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu che antepone nei fatti la distruzione di Hamas a qualsiasi negoziato per il rilascio degli ostaggi e il raggiungimento di un cessate il fuoco.

Non a caso il primo ministro Benjamin Netanyahu, all'inizio della riunione di gabinetto della domenica, ha affermato che «gli Houthi dovrebbero sapere che chiunque cerchi di fare del male a Israele pagherà un caro prezzo». «Chi ha bisogno di un promemoria visiti il porto di Hodeida (in Yemen, attaccato nelle scorse settimane, ndr)», ha detto. Un avviso che non resterà senza conseguenze ma che rinvia ancora una volta la via negoziale.
 

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