Almeno 19 morti e decine di feriti per un attacco con un missile ipersonico. Zelensky promette una reazione dell’Ucraina, che in questi giorni elettorali ha moltiplicato gli attacchi contro obiettivi russi
La Russia ha lanciato un attacco sulla città di Odessa che ha causato almeno 19 morti e molte decine di feriti. Il bilancio delle vittime è destinato a crescere. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, lo ha definito un attacco «ignobile» e ha detto che «le nostre forze di difesa faranno di tutto per far sì che gli assassini russi sentano la nostra giusta reazione».
L’aggressione nella città sul mar Nero è avvenuta in un periodo in cui Kiev ha moltiplicato incursioni e attacchi contro la Russia in concomitanza delle elezioni presidenziali russe, iniziate ieri e che dureranno fino a domenica 17. Lo scopo esplicito è mostrare la debolezza del regime e turbare le procedure di voto.
Un’operazione politica quanto militare, che ha l’obiettivo di mandare un messaggio ai cittadini russi, ma anche al fronte interno ucraino e dimostrare alla popolazione che nonostante le sconfitte al fronte, le forze armate di Kiev sono ancora in grado di restituire colpi al proprio nemico – messaggio particolarmente rilevante anche perché il mandato del presidente Zelensky si avvia alla sua scadenza naturale mentre le nuove elezioni sono destinate a essere rimandate a causa della legge marziale.
Droni e missili
Nell’attacco più grave lanciato da Kiev fino a questo momento, missili e artiglieria hanno colpito la città russa di Belgorod, vicino al confine. Almeno due civili sono morti e decine sono rimasti feriti. Le immagini diffuse sui social network hanno mostrato automobili in fiamme, palazzi danneggiati e una colonna di fumo alzarsi dal centro della città. Nel corso dell’attacco, un drone ha colpito anche la sede locale del servizio di sicurezza Fsb.
Agli attacchi aerei contro la Russia partecipano anche droni kamikaze a lungo raggio. Dal 9 marzo, i velivoli senza pilota hanno colpito in profondità il territorio russo quasi ogni notte. Bersaglio principale degli attacchi: le raffinerie di petrolio situate anche a centinaia di chilometri dal confine. Tra il 13 e il 14 marzo, oltre sessanta droni ucraini hanno danneggiato impianti responsabili di più del 10 per cento di tutta la capacità di raffinazione russa, mentre venerdì nuovi attacchi hanno colpito una raffineria vicino Mosca.
Attacchi via terra
Nel frattempo, gli ucraini sostengono che sono ancora in corso combattimenti nelle regioni russe di Belgorod e Kursk, dove martedì scorso si sono infiltrati gruppi di miliziani russi sostenuti dai servizi di intelligence di Kiev. Questi gruppi, formati da nazionalisti anti-Putin, minoranze etniche delle regioni orientali della Russia e seguaci del politico russo di opposizione Ilya Ponomarev, storico rivale di Aleksej Navalny, hanno lanciato una serie di incursioni con mezzi blindati e l’appoggio di artiglieria e sarebbero riusciti ad occupare alcuni villaggi di confine.
I russi sostengono di aver respinto tutti gli attacchi infliggendo gravi perdite ai miliziani. Ma l’intelligence militare ucraina, dice che i «volontari e ribelli» russi che «hanno preso le armi per difendere i loro diritti» sono ancora attivi nelle regioni di confine. Filmati diffusi sui social nella mattina di venerdì mostravano incendi ed esplosioni che sembrano confermare che i combattenti sono ancora in corso.
Elezioni ucraine
Scontri e bombardamenti fanno da sfondo alla battaglia politica che si sta consumando in queste ore. La stampa ucraina sottolinea che con le elezioni presidenziali in corso questo fine settimana in Russia, per quanto artificiali, Putin otterrà una nuova legittimazione politica che potrebbe sfruttare per chiedere nuovi sacrifici alla popolazione, come ad esempio una rinnovata mobilitazione militare.
Allo stesso tempo, stampa e commentatori ucraini sottolineano che la propaganda russa utilizzerà il voto per delegittimare le autorità di Kiev. Il 31 marzo, infatti, saranno cinque anni esatti dalle presidenziali vinte da Zelensky. In tempo di pace, la legge ucraina prescrive che nuove elezioni avrebbero dovuto svolgersi entro quella data, ma con la legge marziale entrata in vigore al momento dell’invasione del 24 febbraio 2022, il voto è stato automaticamente sospeso.
La questione è delicata. Mentre il testo che stabilisce le regole della legge marziale è molto chiaro nel proibire le elezioni, la costituzione è più ambigua e lascia alcuni margini di interpretazione. Alla fine della scorsa estate, gli alleati di Zelensky avevano flirtato per qualche tempo con l’ipotesi di trovare una strada legale per portare comunque il paese al voto, nella certezza che con l’attuale livello di gradimento il presidente sarebbe stato facilmente rieletto.
Ma nonostante le pressioni degli alleati americani, che vedevano di buon occhio l’ipotesi, le difficoltà logistiche di organizzare un voto nel mezzo dell’invasione e le proteste unanimi di opposizione e società civile, li hanno spinti ad abbandonare il piano.
Rimane però aperta la questione di come ottenere una nuova legittimazione politica senza ricorrere al voto. Secondo il giornale politico ucraino LB, alcuni alleati del presidente avrebbero ipotizzato la possibilità di richiedere un parere alla Corte costituzionale e ottenere così la conferma scritta della prosecuzione dei poteri del presidente anche oltre la scadenza del suo mandato. Zelensky e i suoi hanno ancora tempo per pensarci. Anche se mancano pochi giorni all’anniversario delle elezioni, il suo mandato scadrà ufficialmente il prossimo 20 maggio. E per allora, anche l’impatto del voto in Russia sarà più chiaro.
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