Sheldon G. Adelson era noto nel mondo della politica conservatrice americana che ha sostenuto negli anni attraverso milioni di dollari. Alla sua corte sia Donald Trump che Benjamin Netanyahu
Il miliardario Sheldon G. Adelson è morto all’età di 87 anni. Il magnate americano e veterano dell’esercito era proprietario della Las Vegas Sands Corporation, il gruppo che possiede una delle più importanti catene di casinò e hotel del mondo, tra cui il Marina Bay Sands, noto resort di lusso a Singapore. Adelson è morto a causa di complicazioni dovute alle cure per il linfoma non Hodgkin, da cui era affetto da tempo.
Le donazioni ai repubblicani e il sostegno a Trump
Di lui si ricorderanno non soltanto i ludopatici del gioco d’azzardo finiti in rovina nei suoi resort, ma anche tanti politici repubblicani che ha sostenuto attraverso cospicue donazioni. Tra questi c’è anche l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che come riporta il New York Times ha ricevuto da Adelson ben 25 milioni di dollari durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016.
In un articolo pubblicato all’epoca sul Washington Post, Adelson scrisse un suo endorsement pubblico nei confronti di Donald Trump per convincere i repubblicani a nominarlo come candidato presidenziale alle primarie del partito. «Appoggio la candidatura di Trump alla presidenza e incoraggio fortemente i miei colleghi repubblicani - soprattutto i nostri funzionari eletti repubblicani, i fedelissimi del partito e gli operativi, e coloro che forniscono un importante sostegno finanziario - a fare lo stesso», aveva scritto.
«Se i repubblicani non si uniscono a sostegno di Trump, a Obama sarà essenzialmente concesso qualcosa che la Costituzione non permette, un terzo mandato in nome di Hillary Clinton», continuava il suo articolo. Secondo Adelson, Trump era il miglior candidato alla presidenza che i repubblicani potessero avere per via della sua forte leadership esecutiva. Inoltre, le sue notevole capacità imprenditoriali (in crisi negli ultimi mesi) lo avrebbero portato a compiere scelte giuste e ragionevoli alla guida del paese: «È un CEO di successo che esemplifica lo spirito americano di determinazione, impegno per la causa e gestione aziendale», aveva scritto.
Negli anni, i maggiori esponenti del Grand old party, da George W. Bush a Mitt Romney, si sono recati al cospetto di Adelson per ottenere la sua approvazione, che puntualmente si traduceva in una valanga di denaro da impiegare per le campagne elettorali.
La causa sionista e l’appoggio a Israele
Adelson non ha sovvenzionato soltanto la politica americana, ma è stato anche uno dei maggiori finanziatori del partito israeliano Likud e del suo leader Benjamin Netanyahu. Di discendenze ebraiche, Sheldon Adelson faceva i suoi affari anche in Israele, dove possedeva immobili e media di comunicazione. Da sempre contrario alla causa palestinese, ha supportato la creazione di nuovi insediamenti israeliani. Una delle maggiori soddisfazioni per lui è arrivata nel 2018, quando Trump decise di spostare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, portando a nuovi conflitti nella zona.
Il suo impero economico
Nel marzo del 2019, Forbes ha stimato il suo patrimonio netto a 35,1 miliardi di dollari, inserendolo tra gli uomini più ricchi al mondo. Tra i suoi resort più famosi c’è il “The Venetian” costruito sullo stile della famosa città italiana, di cui si era innamorato. Nipote di un minatore gallese e figlio di un tassista di Boston, ha costruito la sua fortuna negli anni partendo dalla vendita di giornali per strada. Il suo grande impero economico non è stato esente da critiche pubbliche e da indagini da parte delle forze dell’ordine americane. Lo hanno accusato di ospitare prostitute e membri legati alla criminalità organizzata nei suoi hotel, senza però alcuna rilevanza processuale sui fatti.
Nel 2013 Adelson ha pagato una multa di 47 milioni di dollari per evitare accuse penali in un'indagine per riciclaggio di denaro sporco.
La moglie Miriam Adelson ha annunciato la morte del marito tramite un comunicato. «Era il più orgoglioso degli ebrei, che vedeva nello stato di Israele non solo la realizzazione di una promessa storica ad un popolo unico e meritevole, ma anche un dono dell'Onnipotente a tutta l'umanità», ha scritto nel testo. Oggi i repubblicani e i sionisti rimpiangono un loro grande sostenitore.
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