Dopo Facebook e Instagram, anche Youtube blocca i canali delle forze armate birmane cancellandone i video. Solo a dicembre sono stati oscurati 160 video che violavano le norme e i termini di pubblicazione previsti dalla piattaforma. Coldiretti chiede all’Ue di sospendere le agevolazioni fiscali
Continua in Myanmar la feroce repressione da parte dei militari nei confronti dei manifestanti che hanno dato il via a una serie di proteste dopo il golpe dello scorso primo febbraio che rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi. Il mondo sta inviando richieste alle forze dell’ordine birmane per fermare la violenza.
Questa mattina, YouTube ha rimosso cinque canali gestiti dalle forze armate per aver violato le linee guida della community e i termini di servizio. Lo comunica l’agenzia di stampa LaPresse. La società ha dichiarato di aver chiuso i canali delle emittenti Myawaddy Media, MRTV, WD Online Broadcasting, MWD Variety e MWD Myanmar. La società ha detto che stava monitorando la situazione per qualsiasi contenuto che potrebbe violare le sue regole. Negli ultimi due mesi, sono stati chiusi circa 20 canali. Oltre 160 video sono stati rimossi per aver violato le politiche della piattaforma in materia di incitamento all'odio e molestie, spam e pratiche ingannevoli, norme sui contenuti violenti o grafici e violazioni dei suoi termini di servizio. Mentre nel mese di dicembre, inoltre, YouTube ha ritirato 34 canali a seguito di un'indagine avviata sui contenuti caricati in una campagna di influenza coordinata, che trattava delle elezioni in Myanmar, conflitti regionali e notizie relative a Stati Uniti, Cina e Malesia.
Anche Facebook e Instagram
YouTube non è stata l’unica società a schierarsi contro l’azione di repressione delle forze militari in Myanmar contro i cittadini. Anche Facebook e Instagram hanno rimosso tutte le pagine collegate ai militari birmani.
Stop repressione
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha minacciato il Myanmar di applicare nei suoi confronti ingenti sanzioni economiche e di interrompere le agevolazioni all’indomani del colpo di stato. Biden, infatti, fin dai tempi della presidenza di Barack Obama, in cui era vicepresidente, è un forte sostenitore del governo di Suu Kyi. Il presidente ha affermato infatti lo scorso 2 febbraio che gli Usa «hanno rimosso le sanzioni al Myanmar nel corso della scorsa decade a fronte di progressi verso la democrazia», ma che questa decisione «può essere rivista immediatamente».
Anche l’Unione europea ha condannato la «la continua e violenta repressione dei manifestanti pacifici da parte delle forze armate e di sicurezza del Myanmar». Tuttavia, a differenza degli Usa, non ha ancora interrotto le agevolazioni tariffarie sulle importazioni di riso provenienti dal paese asiatico.
La denuncia di Coldiretti
Questa mattina, l’associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana, ha espressamente chiesto all’Unione europea di seguire l’esempio di Biden, interrompendo le agevolazioni economiche.
Il Myanmar, infatti, gode ancora di un sistema di preferenze generalizzato con l’Ue, che si concretizza nell’applicazione dell’accordo Eba (Tutto fuorché le armi), che consente a tutti i paesi sottosviluppati, e di conseguenza anche a quello asiatico, di esportare in Europa tutto senza dazi, tranne appunto le armi.
Gli arrivi in Italia di riso birmano nel 2020 hanno registrato in termini di quantità un aumento del 70 per cento, secondo i dati pubblicati dall’Istat. Un aumento che, secondo quanto affermato da Coldiretti, non fa altro che sostenere i golpisti accusati di violazione dei diritti umani e genocidio intenzionale per i crimini commessi anche nei confronti della minoranza musulmana dei Rohingya, cui i militari hanno sottratto con la forza diversi terreni agricoli.
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