Il tribunale di Mosca ha confermato la pena di tre anni e sei mesi, sospesa nel 2014, per l’oppositore politico di Vladimir Putin che ha già scontato dieci mesi ai domiciliari e quindi dovrà rimanere in carcere per il tempo rimanente. Le autorità russe lo accusano di riciclaggio
Il dissidente russo Aleksej Navalny è stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere. La condanna sospesa nel 2014 è diventata realtà. In aula avrebbe detto che Putin passerà alla storia «come Vladimir l’Avvelenatore», riferendosi al presunto avvelenamento subito lo scorso agosto. Ora Navalny dovrà scontare in carcere due anni e otto mesi, dopo che è già stato ai domiciliari per dieci mesi.
Il tribunale di Mosca ha deciso di accogliere la richiesta delle autorità penitenziarie e della procura generale per commutare in pena reale una condanna che risale al 2014, sospesa insieme a un processo precedente del 2013. L’accusa delle autorità russe nei confronti di Navalny è di riciclaggio.
Fuori dal tribunale, estremamente sorvegliato dalle forze dell’ordine, si sono radunate centinaia di persone, molte delle quali sono state arrestate. Secondo gli ultimi dati i fermi sarebbero 7mila in totale dopo le proteste dei giorni scorsi in cui i russi hanno chiesto la scarcerazione dell’oppositore.
Il team dell'oppositore russo, Aleksej Navalny, ha invitato a una protesta immediata dopo la sentenza di condanna emessa dal tribunale di Mosca. Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha fatto sapere che Washington è «profondamente preoccupata» per la sentenza di condanna e chiede al Cremlino il rilascio incondizionato e immediato del 44enne.
Aleksej Navalny è stato arrestato lo scorso 17 gennaio dal suo rientro in Germania dove era in convalescenza per via dell’avvelenamento da Novichok.
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