- Per impedire alla Russia di riorientare i suoi tanker verso altri acquirenti nel mondo, in particolare in Asia, l’Unione europea insieme alla Gran Bretagna e ad altri paesi del G7, ha deciso di vietare alle compagnie occidentali di assicurare le navi che trasportano greggio russo.
- Una misura che dovrebbe avere degli effetti devastanti sulle esportazioni di petrolio via mare: il settore delle polizze per il trasporto marittimo è dominato da aziende occidentali.
- Una via d’uscita potrebbe essere quella di utilizzare società locali e farsi garantire da un fondo sovrano. E poi ci sono le navi «fantasma» che riforniscono i porti cinesi e indiani.
Anche le assicurazioni entrano in guerra. È una battaglia animata da burocrati di Bruxelles e da manager in grisaglia della City, si combatte sui mari di tutto il mondo e come in tutte le avventure navali vede la comparsa dei pirati e di navi fantasma. L’obiettivo è fermare le petroliere russe, ma i colpi di scena non mancano.
Nel sesto pacchetto di sanzioni varato ufficialmente il 3 giugno dall’Unione europea, la misura più importante riguarda il bando alle importazioni di petrolio russo trasportato via nave, che scatterà ai primi di dicembre. Ma per rendere difficile alla Russia riorientare i suoi tanker verso altri acquirenti nel mondo, in particolare in Asia, l’Unione insieme alla Gran Bretagna e ad altri paesi del G7, ha deciso anche di impedire alle petroliere cariche di greggio russo di assicurarsi presso le compagnie occidentali. I contratti esistenti saranno gradualmente eliminati nell'arco di sei mesi mentre è immediato il divieto di stipularne di nuovi. «Dopo un periodo di transizione, alle compagnie dell'Ue sarà vietato assicurare o finanziare spedizioni di petrolio russo verso Paesi terzi» ha dichiarato un portavoce della Commissione europea.
Accordo con Londra
Il bando alle polizze sulle petroliere, che può avere degli effetti devastanti per la Russia, è il frutto di una trattativa sotterranea tra funzionari europei e britannici: era infatti fondamentale che al blocco aderissero anche i Lloyd’s di Londra, cioè il cuore del mercato assicurativo più importante del mondo. I Lloyd’s tecnicamente non sono una compagnia, ma un regolatore del mercato che stabilisce le regole in base alle quali i membri possono operare e offrire servizi agli altri operatori. E se i Lloyd’s aderiscono al divieto di assicurare le petroliere di Putin, quasi tutte le compagnie assicurative del mondo devono adeguarsi.
Una nave è assicurata su tre livelli: c’è la polizza che copre i rischi più comuni che riguardano lo scafo, i macchinari, il carico e il personale di bordo; ci sono poi i protection & indemnity (P&I) club che coprono i rischi che le compagnie tradizionali sono riluttanti ad assicurare come i danni di guerra o quelli ambientali; infine gli assicuratori devono poter contare su una riassicurazione che li protegga in caso di gravi perdite.
Tutto questi sistema ha le sue basi principali nel mondo occidentale e il suo perno a Londra, dove hanno sede non solo i Lloyd’s, ma anche l’International Group of P&I Clubs, che raggruppa le 13 maggiori associazioni mutualistiche che forniscono una copertura assicurativa sul 90 per cento del tonnellaggio marittimo, mettendo in comune i rischi, e si affidano ai Lloyd's per la copertura riassicurativa.
Una petroliera che trasporta petrolio russo avrà dunque molte difficoltà a prendere il largo, a meno che non trovi una compagnia non occidentale che si assuma il rischio di assicurarla, facendo pagare naturalmente un premio molto elevato. Ma già oggi gli ostacoli non mancano. È da mesi infatti che le compagnie europee e statunitensi hanno iniziato a ridurre la copertura delle petroliere russe per timore di violare le sanzioni imposte a Mosca e per evitare le critiche degli investitori attivisti e degli azionisti. Il risultato è che i premi assicurativi per i trasporti di petrolio nel Mar Nero sono rincarati anche del 400 per cento.
«C'è una continua pressione da parte degli assicuratori marittimi internazionali affinché non coprano le compagnie di navigazione di tutto il mondo per il trasporto di petrolio russo», ha dichiarato alla Reuters Maria Bertzeletou, analista di Signal Maritime Services, società greca leader nella gestione di petroliere. Secondo gli operatori del settore dello shipping, l’impatto delle sanzioni decise dall’Unione europea inizierà a farsi sentire tra la fine di giugno e luglio, quando le polizze assicurative firmate inizieranno a scadere.
Le possibili contromisure
Non tutti però sono ottimisti sull’efficacia di questo bando. L’esperienza infatti insegna che gli armatori russi potrebbero trovare delle scappatoie per sfuggire alle sanzioni assicurative. Per esempio rivolgendosi a società locali come la Ingosstrakh, una delle principali compagnie assicurative della Russia, con sede a Mosca e una raccolta premi nel 2021 di circa 2 miliardi di euro. Il suo problema sarebbe però quello di trovare qualcuno che offra una riassicurazione, e dovrebbe ottenere una garanzia governativa del Cremlino o di un altro paese per coprire potenziali danni che potrebbero ammontare a miliardi di dollari. In altre parole, un fondo sovrano russo o cinese dovrebbe farsi carico della riassicurazione delle petroliere.
Nel frattempo paesi come l’India o la Cina che non riconoscono le sanzioni occidentali a Mosca continuano ad accogliere le petroliere russe nei loro porti, accontentandosi per ora delle coperture assicurative delle compagnie locali, anche se in futuro avranno bisogno di una garanzia sovrana. Un precedente interessante riguarda l’Iran e il Giappone. Nel 2012 Tokyo ha offerto una garanzia sovrana per proteggere il trasporto di petrolio iraniano verso i suoi porti, visto che in quei mesi gli assicuratori occidentali non coprivano le petroliere di Teheran. E fino ad ora le compagnie giapponesi hanno fornito la copertura alle petroliere che trasportano petrolio russo, a condizione che non siano collegate a società colpite da sanzioni. Ma è probabile che adesso anche loro si adegueranno al divieto internazionale.
Un altro sistema per dribblare le sanzioni da parte degli armatori che traportano il greggio russo sarebbe quello di fare una tappa intermedia nel porto di un paese «amichevole» e mescolare il carico con altri tipi di petrolio in modo da mascherarne la reale provenienza. Oppure utilizzare le cosiddette petroliere «fantasma» che, assumendosi rischi enormi, trasportano il greggio da paesi sotto embargo come Venezuela e Iran per poi trasferirlo in mare aperto su navi «pulite». Dal 2021 una flotta iraniana di navi fantasma avrebbe trasportato almeno 22 miliardi di dollari di petrolio verso la Cina eludendo le sanzioni americane.
Ma al di là dei possibili buchi alla rete stesa con prudenza e una certa lentezza dall’Unione europea per intrappolare le petroliere russe, le nuove sanzioni provocheranno una serie di turbolenze nel mercato assicurativo navale, con un possibile aumento dei costi delle materie prime: per sicurezza gli assicuratori potrebbero per esempio rinunciare a coprire le navi in partenza da un determinato porto russo, con conseguenze economiche più ampie: alcuni scali sono il punto di passaggio del petrolio proveniente dal Kazakistan, che però non è sottoposto a sanzioni.
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