Sì, Trump è fascista. Lo ha detto prima il suo ex capo di gabinetto John Kelly, poi ha rincarato la dose anche la sua avversaria Kamala Harris a un incontro con il pubblico organizzato dalla Cnn nelle vicinanze di Philadelphia, in Pennsylvania, dicendo semplicemente che “concorda” con la definizione dell’ex generale.

C’è però di più in questo giorno di campagna elettorale, ed è l’ennesima accusa nei confronti del tycoon, stavolta da un’ex modella. Stacey Williams, che oggi ha 56 anni, ha dichiarato di aver conosciuto il futuro inquilino della Casa Bianca nel 1992, quando lavorava nel settore del fashion.

A introdurli sarebbe stata una comune conoscenza, Jeffrey Epstein, magnate della finanza che poi sarebbe stato accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento sessuale di ragazze minorenni, a cui avrebbero partecipato altri personaggi famosi.

Lo stesso Epstein si sarebbe poi suicidato in carcere nel 2019. Trump però è accusato di averla toccata in modo inappropriato di fronte allo stesso magnate qualche mese più tardi, a inizio 1993, dentro la Trump Tower.

Quando è avvenuta la molestia, Williams sarebbe rimasta «immobile» perché non capiva cosa stesse accadendo. Forse si trattava semplicemente di un «gioco perverso» tra i due, ha affermato la diretta interessata.

A provare che non si tratta, come afferma la portavoce di Trump Karoline Leavitt, di una storia «inventata dalla campagna di Kamala Harris» usando «un’ex attivista pro Barack Obama», è stata pubblicata dal quotidiano britannico Guardian una cartolina firmata dallo stesso Trump e spedita proprio trentun anni fa. Da un lato c’è una fotografia della residenza di Mar-a-Lago, attuale residenza dell’ex presidente, e dall’altro lato c’è scritto «Stacey – La tua casa lontano da casa. Con amore Donald». Un’accusa che però difficilmente lascerà una segno a questo punto della campagna, che infatti procede come se nulla fosse.

Dal lato democratico Kamala Harris è apparsa ad Atlanta, in Georgia, sul palco di un evento dove si è affidata al potere mediatico di due celebrity come il cantautore Bruce Springsteen e l’ex presidente Barack Obama.

Lo stesso Obama che in questi giorni si sta spendendo per spingere a votare sempre più uomini afroamericani che secondo alcune rilevazioni appaiono più esitanti a votare una donna quale nuova presidente, ma anche perché la popolarità dei dem presso questo segmento si è erosa negli anni di continua impopolarità del presidente Joe Biden.

Un certo numero di americani peraltro ha già votato, circa 25 milioni di cittadini, un record che è stato spinto dal ritrovato entusiasmo per il voto anticipato da parte dello stesso Trump dopo che per anni aveva definito il suffragio espresso per posta come «non sicuro» ed «esposto alle frodi». Il candidato repubblicano invece, oltre a insultare pesantemente sui suoi social lo stesso Kelly definendolo un cattivo generale affetto dalla «sindrome di squilibrio trumpiano», il giorno prima ha fatto un incontro sempre in Georgia a Duluth, organizzato dall’associazione studentesca iperconservatrice Turning Point Usa, insieme a due ex democratici, l’attivista contro i vaccini ed ex candidato indipendente alla presidenza Robert Kennedy Junior e l’ex deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard, dove ha insultato la sua avversaria definendola «pazza» e dal basso quoziente intellettivo.

A coronare la serata, c’era la conduzione dell’ex anchorman di Fox News Tucker Carlson, da tempo trasformatosi in estremista di destra con venature antisemite. Intanto è uscita una serie di nuovi sondaggi nazionali dove Trump appare in vantaggio, e il sondaggista Nate Silver, normalmente abbottonato, ha detto che «la sua sensazione è che Trump vincerà». Corroborata anche dalla preponderanza di rilevazioni commissionate dalla parte repubblicana che potrebbe spiegare la discrepanza tra la candidata Harris data perdente in diversi stati in bilico e allo stesso tempo la vittoria dem dei candidati al Senato nei medesimi territori.

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