Lo studente egiziano dell’università di Bologna che il 18 luglio è stato condannato a tre anni di carcere per aver diffuso notizie false
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha concesso al grazia a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna che il 18 luglio è stato condannato a tre anni di carcere per aver diffuso notizie false. Dopo aver scontato oltre un anno e mezzo in carcere e rilasciato l’8 dicembre del 2021, a Zaki rimanevano circa 14 mesi di carcere da trascorrere in base alla pena inflitta dai giudici.
«La notizia della grazia concessa a Patrick Zaki, che finalmente potrà tornare a casa, non solo porta sollievo ma dimostra l'importanza dell'impegno diplomatico messo in campo dal presidente Meloni e dal ministro Tajani. L'impegno del Governo per una risoluzione positiva della vicenda non è mai cessato e il lavoro costante e puntuale ha portato alla liberazione del giovane studente, a conferma dell'autorevolezza dell'esecutivo», ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Fin dal nostro primo incontro, lo scorso novembre, io non ho mai smesso di porre la questione. Ho sempre riscontrato da parte» del presidente egiziano Al Sisi «attenzione e disponibilità. E voglio ringraziare l'intelligence e i diplomatici, tanto italiani quanto egiziani, che in questi mesi non hanno mai smesso di lavorare per arrivare alla soluzione auspicata», ha detto la premier in un video messaggio.
«Grazie alla politica estera del governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. Risultati concreti attraverso il lavoro ed una credibilità internazionale», ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il comunicato
«Il presidente Abdel Fattah al-Sisi (...) usa i suoi poteri costituzionali ed emette un decreto presidenziale che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed al-Baqer, in risposta all'appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche», si legge nel comunicato del Comitato per la grazia presidenziale.
LE ACCUSE
L’attivista era imputato per «diffusione di notizie false e terrorismo tra la popolazione» in seguito a un articolo pubblicato nel 2019 che raccontava le difficoltà dei cristiani copti in Egitto, perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana.
Il processo a suo carico è durato oltre tre anni, con udienze continuamente rinviate: una strategia adottata da tempo dal governo di al Sisi contro detenuti politici, giornalisti e attivisti. Dopo 22 mesi di custodia cautelare in prigione, Zaki era libero da dicembre 2021.
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