Il 99 per cento dei missili di Teheran sono stati bloccati dall’Iron Dome. Dopo l’attacco, i funzionari statunitensi temono un’altra escalation
Il Medio Oriente è sprofondato in acque inesplorate dopo che sabato nella notte l’Iran ha lanciato dal suo territorio verso Israele. Tel Aviv, secondo la Cnn, risponderà all’attacco iraniano dei 300 tra droni e missili, intercettati al 99 per cento dal fuoco aereo israeliano, Usa, britannico e francese, ma la portata della reazione deve ancora essere decisa.
Cosa farà ora Israele? Scatenerà una reazione violenta come fatto a Gaza o farà qualcosa di più misurato? Le diverse opzioni sono state discusse durante la riunione del gabinetto di guerra israeliano convocato domenica pomeriggio.
Una prima risposta è venuta dal ministro della Gabinetto di guerra, Benny Gantz secondo cui «costruiremo una coalizione regionale contro la minaccia dell’Iran ed esigeremo un prezzo nel modo e nel momento che ci conviene». «L’incidente non è finito», ha aggiunto Gantz, «l’alleanza strategica e il sistema di cooperazione regionale che abbiamo costruito devono essere rafforzati».
Per il ministro della Difesa Yoav Gallant, «c’è l’opportunità di formare un’alleanza strategica contro la minaccia iraniana». Poi ha osservato che sulle «testate di quei missili ci potevano essere ordigni nucleari». Non a caso la Giordania ha partecipato attivamente nel colpire i droni iraniani e per questo ha ricevuto ammonimenti severi da parte di Teheran.
L’Iron Dome
Quell’1 per cento di missili che non è stato intercettato dal sistema di difesa avrebbe colpito una base aerea nel deserto del Negev, causando danni infrastrutturali definiti «molto piccoli» da Israele e «pesanti» dall’Iran. Una bambina beduina sarebbe rimasta ferita molto gravemente da una scheggia durante l’attacco. In tutto il paese i residenti che hanno fatto ricorso a cure mediche sono una trentina, per lo più contusi nel dirigersi verso i ripari.
È il primo attacco missilistico che l’Iran lancia dal suo territorio contro Israele senza usare forze per procura come Hezbollah nel Libano o gli Houthi nello Yemen. I funzionari statunitensi temono che una ritorsione israeliana contro l’Iran possa portare a un’altra escalation regionale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ammonito il premier Netanyahu chiedendo di fermare la controffensiva.
Il presidente americano, che nelle dichiarazioni ufficiali ha ribadito il sostegno «ferreo» alla difesa di Israele, in privato, secondo la Nbc, si sarebbe detto preoccupato che Netanyahu stia cercando di trascinare gli Stati Uniti in un conflitto più ampio e profondo nel Medio oriente. La Casa Bianca ha fatto sapere che di non avere intenzione di partecipare ad alcuna azione offensiva contro l’Iran nel caso di attacco israeliano a Teheran. Biden ritiene che aver fermato il 99 per cento dei droni e missili sia da considerarsi una vittoria per Tel Aviv.
La risposta iraniana
Per Teheran dopo l’attacco la questione è chiusa e ha avvertito che risponderà direttamente se Israele reagirà. Nei giorni scorsi l’Iran aveva promesso di «punire» Israele per l’assassinio del generale Mohammad Reza Zahedi, responsabile delle operazioni militari iraniane in Libano e Siria.
Zahedi è stato eliminato in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira il consolato iraniano a Damasco. Zahedi è stato l’ufficiale più anziano dei Pasdaran ad essere ucciso da quando gli Stati Uniti uccisero Qasem Soleimani con un drone all’aeroporto di Baghdad nel 2020 sotto la presidenza di Donald Trump.
Il Washington Post ritiene che l’attacco condotto dall’Iran, ha finito per rafforzare Israele e farla uscire dall’isolamento internazionale in cui era finita negli ultimi mesi. Secondo altri analisti l’Iran sarebbe caduto nella trappola tesagli da Netanyahu, il vero vincitore della partita. Lo scopo del premier sarebbe stato quello di provocare l’Iran e distogliere l’attenzione dei governi occidentali da Gaza, così da pianificare la prossima fase di conquista su Rafah per eliminare Hamas anche se a un prezzo elevato di vite civili palestinesi.
Senza contare che il raid iraniano, che non ha provocato grazie all’Iron Dome danni effettivi, espone la popolazione iraniana che non gode né di difese anti aeree né di rifugi all’altezza, alla possibile reazione israeliana. Una mossa molto azzardata che evidenzia la mancanza di personalità capaci di gestire la politica internazionale con visione strategia alla Zarif e Rohani nei corridoi del potere attuali a Teheran dove la figura della guida suprema, Ali Khamenei, sembra essere sempre meno influente per l’età e la malattia a favore di avventuristi esponenti militari dei Pasdaran, le Guardie della rivoluzione.
La riunione del G7
Domenica si è tenuta una riunione straordinaria del G7 per discutere dell’attacco iraniano contro Israele. Il vertice, presieduto da Giorgia Meloni in videoconferenza, è durato poco meno di un’ora. Biden ha invitato tutti i partecipanti a trovare una posizione comune sul conflitto israelo-iraniano. «Insieme ai leader del G7, abbiamo condannato all’unanimità l’attacco senza precedenti dell’Iran contro Israele», ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel precisando che «tutte le parti devono dar prova di moderazione».
Il G7 è preoccupato anche dei possibili effetti che l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele sui prezzi energetici, e di conseguenza sull’inflazione globale, con il rischio di rimandare l’avvio dei tagli dei tassi atteso per giugno.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto di aver chiesto a Teheran prudenza e garanzie per i 1.100 soldati italiani in Libano. «Spero che la reazione si fermi oggi, ha concluso il responsabile della Farnesina.
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