- Il massacro del Texas ci spinge ad affacciarci sull’abisso di un male che nessuna parola può descrivere adeguatamente. Però qualche parola bisogna dirla. Principalmente si dice ciò che il buonsenso e molti presidenti americani, incluso Joe Biden, suggeriscono: serve una legge per limitare la disponibilità delle armi da fuoco fra i civili.
- Gli Stati Uniti hanno 329 milioni di abitanti e 393 milioni di armi da fuoco. Le armi sono la prima causa di morte fra i bambini e gli adolescenti. Limitare per legge la possibilità di armarsi appare la soluzione logica. Il problema è che non succederà mai.
- Non succederà perché in America il diritto di portare armi è incardinato sul principio inviolabile della libertà individuale, poggia sulle idee dell’autopossesso e dell’autodeterminazione, dalle quali discende il diritto di proteggersi secondo modalità che non siano sottoposte a un’autorità. La società e la politica americana hanno dichiarato infinite volte di voler discutere del problema, mentre non sono disposte a mettere in discussione il principio sottostante
I genitori dei bambini uccisi nella scuola elementare di Uvalde, in Texas, hanno consegnato alla polizia degli oggetti dei loro figli per trovare tracce di Dna da confrontare con quello dei corpi. Significa che il riconoscimento è impossibile.
È un massacro condotto con armi d’assalto concepite per martoriare corpi adulti fino a renderli irriconoscibili. Figurarsi quelli di bambini delle scuole elementari.
Siamo affacciati sull’abisso di un male che nessuna parola può descrivere adeguatamente. Però qualche parola bisogna dirla. Molte sono state dette e si diranno sulle cause delle stragi americane e su come arginarle.
Principalmente si dice ciò che il buonsenso e molti presidenti americani, incluso Joe Biden, suggeriscono: serve una legge per limitare la disponibilità delle armi da fuoco fra i civili.
Gli Stati Uniti hanno 329 milioni di abitanti e 393 milioni di armi da fuoco. Le armi sono la prima causa di morte fra i bambini e gli adolescenti. Limitare per legge la possibilità di armarsi appare la soluzione logica. Il problema è che non succederà mai. Non per i voti al Congresso, per il Secondo emendamento o per le lobby. Questi sono fattori contingenti.
Non succederà perché in America il diritto di portare armi è incardinato sul principio inviolabile della libertà individuale, poggia sulle idee dell’autopossesso e dell’autodeterminazione, dalle quali discende il diritto di proteggersi secondo modalità che non siano sottoposte a un’autorità.
Questo diritto assoluto è scritto nella costituzione materiale degli Stati Uniti, è impresso in uno strato della coscienza più profondo di quello in cui si svolge la dialettica politica.
Il Congresso potrà anche approvare una legge per limitare la circolazione delle armi, e gli incrementalisti sostengono ragionevolmente che una norma imperfetta è meglio del far west.
Ma la società e la politica americana hanno dichiarato infinite volte di voler discutere del problema, mentre non sono disposte a mettere in discussione il principio sottostante.
Qui si fa strada un pensiero scandaloso: l’idea della libertà puramente negativa (libertà “da”: dallo stato, dalle leggi, dagli altri) con cui si giustifica il possesso delle armi è la stessa invocata per celebrare conquiste e progressi nell’ambito dei diritti individuali.
Il diritto di disporre di sé, del proprio corpo, delle proprie inclinazioni, della propria sessualità, della propria sicurezza introduce sulla scena anche il suo rovescio demoniaco: le armi come feroce certificazione dell’indipendenza individuale.
Si possono mettere fuori legge i fucili, ma si può scardinare il principio libertario su cui si fonda il diritto di possederli? L’insolubile tragedia americana delle armi abita in quella zona d’ombra della modernità in cui la liberazione dal controllo degli altri confina con la dittatura dell’io.
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