- Vittima del ricatto energetico di Vladimir Putin, l’Unione europea prova a liberarsi dal gas e dal petrolio russi non con uno uno ma due documenti. Saranno presentati a Bruxelles sia il piano RePowerEu sia l’International Energy Strategy.
- I due documenti riposizioneranno l’Europa sul fronte geopolitico oltre che energetico. Il primo sarà “Il braccio operativo” con nuovi ambiziosi obiettivi sulle rinnovabili. Il secondo prevede nuovi accordi con Isarele, Egitto e Angola.
- Vladimir Putin durante un incontro sul settore petrolifero ieri ha attaccato: «L'Europa sta commettendo un suicidio economico rifiutando le risorse energetiche della Russia», mentre gli Stati uniti sostengono gli sforzi dell’Unione europea.
Vittima del ricatto energetico di Vladimir Putin, l’Unione europea prova a liberarsi dal gas e dal petrolio russi non con uno ma con due documenti. Saranno presentati oggi a Bruxelles sia il piano RePowerEu sia l’International Energy Strategy, due progetti che puntano a riposizionare l’Europa sul fronte geopolitico oltre che energetico. Putin durante un incontro sul settore petrolifero ieri ha attaccato: «L’Europa sta commettendo un suicidio economico rifiutando le risorse energetiche della Russia», mentre gli Stati Uniti sostengono gli sforzi dell’Unione europea.
RePowerEu
Il piano RePowerEu fa seguito ai piani della Commissione delineati l’8 marzo dopo l’invasione russa dell’Ucraina e mira a «eliminare» la dipendenza dell’Europa dal gas russo “ben prima del 2030” e a ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo entro la fine di quest’anno. Secondo le ultime bozze l’addio definitivo potrebbe arrivare entro il 2027.
L’insieme delle misure, riporta Euractiv che ne ha dato notizia in anteprima, riguarda un mix di leggi europee, schemi non vincolanti e raccomandazioni. Alcuni potrebbero essere pacchetti legislativi a parte. Fra le novità in discussione c’è l’incremento dell’obiettivo di consumo finale di energia lordo da fonti rinnovabili. Al momento attraverso il pacchetto legislativo Fit for 55 è già in discussione l’innalzamento dell’obiettivo dal 32 al 40 per cento. Secondo le nuove bozze dovrebbe adesso passare al 45 per cento di energia rinnovabile entro il 2030. Di pari passo dovrebbe aumentare anche l’obiettivo sull’efficienza energetica.
Tra le altre proposte per spingere il settore delle rinnovabili ci sarebbero modifiche per accelerare le procedure autorizzative per l’installazione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile e solare su larga scala.
La strategia
«Se il RePowerEu è una gamba operativa, l’International Energy Strategy è una visione più ampia», spiega Annalisa Perteghella del think tank per il clima Ecco. Il rischio è che nonostante gli annunci green, gli obiettivi climatici diventino secondari, soprattutto negli scambi con i paesi fuori dall’Europa. Non a caso le bozze, sia del RePowerEu sia della International Energy Strategy, sono state scritte dalla direzione generale per l’Energia e non da quella per il clima: «Le redini le ha prese la commissaria Kadri Simson».
Nella bozza che Domani ha potuto visionare, l’Unione europea delinea anche come aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti (si citano i 15 miliardi di metri cubi promessi dal presidente Joe Biden), attraverso un memorandum trilaterale con Egitto e Israele e grazie ad accordi con la Nigeria.
Dovranno dunque essere progettate le infrastrutture necessarie per sostituire le importazioni di gas russe, che tuttavia nelle intenzioni della Commissione dovrebbero garantire che non vengano messi in pericolo gli obiettivi contro il cambiamento climatico. Nello stesso documento comunque ci sarà anche un approfondimento sull’idrogeno e le terre rare, necessari per le ultime tecnologie a partire dalle batterie.
I finanziamenti
Secondo la Commissione le misure richiederanno 195 miliardi di euro di investimenti oltre a quelli già necessari per raggiungere gli obiettivi climatici già fissati. Il commissario al commercio, Valdis Dombrovskis, ha annunciato che gli stati membri dell’Unione europea potranno modificare i loro Piani nazionali di ripresa e resilienza per far fronte alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina: «Abbiamo ancora un certo numero di fondi inutilizzati, poiché ci sono oltre 200 miliardi di euro in prestiti per il Recovery and Resilience Facility. Stiamo esaminando quali risorse aggiuntive possiamo identificare». Dunque «gli stati membri hanno l’opportunità di rivedere i loro piani nazionali per porre maggiormente l’accento su questa transizione energetica, e il piano RePowerEu fornirà le indicazioni necessarie su come farlo», ha detto Dombrovskis. Se questo si accompagnerà a un apertura verso l’Ungheria ancora non è stato spiegato.
L’Ungheria e gli Stati Uniti
Per Putin il rifiuto delle risorse energetiche russe da parte dell’Europa fa sì che il continente rischi di diventare, nel lungo periodo, la regione con «il più alto costo delle risorse energetiche al mondo». Mentre Putin va all’attaco, gli fa da sponda il premier ungherese Viktor Orbán con il veto sull’embargo petrolifero. Lunedì, durante il suo discorso in parlamento dopo la rielezione, ha specificato: «Bruxelles oggi punta all’uniformità, un approccio al quale l’Ungheria si sta ribellando». Anche per lui l’occidente sta «tentando il suicidio».
Gli Stati Uniti tifano perché l’Unione europea stacchi al più presto la presa da Mosca. «Riconosco la solidarietà dei popoli europei nell’accettare le implicazioni di questa proposta», ha detto la segretaria al Tesoro Janet Yellen durante il suo intervento in memoria di Tommaso Padoa-Schioppa, al Brussels Economic Forum. Ma non sarà una strada facile, e lo sanno anche i più ottimisti: «So che l’Europa sta fronteggiando una situazione di difficoltà unica, date le infrastrutture esistenti e i contratti di forniture con la Russia sul breve termine», ha ammesso Yellen.
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