L’Australia si è distinta per i contagi bassi e le misure tempestive. Ma meno del cinque per cento di abitanti è pienamente vaccinato. Così per contenere Delta la metropoli torna in isolamento
Era da dicembre che Sidney si era dimenticata dei lockdown. Poi è arrivata la contagiosa variante Delta e anche l’Australia, che era riuscita a tenere sotto controllo i contagi negli scorsi mesi, ha dovuto avviare nuove restrizioni. Sia chiaro, nel paese i contagi rimangono bassi: la mappa di Johns Hopkins ne segnala poco più di trenta al giorno, mentre l’estate scorsa erano oltre settecento. Ma purtroppo anche le vaccinazioni procedono con una certa lentezza, visto che meno del cinque per cento di australiani ha ricevuto entrambe le dosi. È per questa ragione che, in linea con la sua politica delle misure tempestive, il governo australiano interviene ora subito con le chiusure.
Tutta Sidney si isola per Delta
«Non importa quali protezioni prendiamo, sembra che il virus sappia sempre come contrattaccare», ha detto il ministro della Salute Brad Hazzard. Dalle spiagge di Bondi fino alla metropoli, nel giro di una settimana la variante ha costretto a misure drastiche. A Sidney sono stati registrati un’ottantina di casi dovuti alla variante, e se già alcune parti della città avevano chiuso i battenti, ora comincia il lockdown per tutti i quartieri, come pure per alcune zone limitrofe. La durata è stata estesa non più a una ma a due settimane; una durata particolarmente lunga per gli standard dell’Australia, che è abituata a chiusure tempestive ma rapide.
Misure tempestive
Come si è comportata l’Australia in questi mesi per proteggersi dal virus? Isolata dal mare, con tre abitanti in media per chilometro quadro, l’Australia al primo focolaio interviene con misure drastiche, tempestive e localizzate. Al primo caso riscontrato, si attiva la procedura del tracciamento dei contatti, corroborata dall’uso di una app apposita, Covid safe app, il cui uso comunque non è obbligatorio ma volontario. Vengono ricostruiti gli spostamenti del malcapitato, e chi è stato negli stessi luoghi è invitato a fare il test. Basta una decina di casi per mettere in lockdown milioni di abitanti, anche se per pochi giorni. A fine febbraio per esempio, dopo che erano stati rintracciati meno di venti casi a Melbourne, l’intero stato di Victoria, e i suoi sei milioni di abitanti, sono andati in isolamento; durato cinque giorni. Lockdown immediato, senza mezzi termini però limitato nel tempo: questa è la policy, che si accompagna anche al sigillo delle frontiere interne ed esterne.
La “bolla” che si sgonfia
Ad aprile Australia e Nuova Zelanda avevano concordato di alleggerire i vincoli per consentire gli spostamenti degli abitanti dell’una e dell’altra. A partire dal 19 di quel mese, perciò, australiani e neozelandesi potevano viaggiare senza bisogno di quarantene. Questa soluzione era stata possibile anche perché entrambi i governi erano riusciti a tenere il livello di contagi assai basso. Ma la “bolla” – cioè la zona di libera circolazione – è stata sospesa per certe regioni nei casi in cui Covid-19 colpiva. Il caso di Sidney e della variante Delta in circolazione comporta ora la sospensione tout court delle facilitazioni: per tre giorni almeno, la Nuova Zelanda mette in pausa la bubble.
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