Dopo che l’ex presidente ha chiesto ai suoi sostenitori di scendere in piazza, tutti gli agenti di New York e Washington sono stati richiamati in servizio nell’attesa della decisione del gran giurì sul caso del denaro versato all’ex pornostar Stormy Daniels per non rivelare una relazione con l’ex presidente
La polizia di New York e Washington si sta preparando a gestire disordini e proteste in seguito alla possibile incriminazione di Donald Trump per il caso dei pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, che secondo alcuni testimoni nel 2016 avrebbe ricevuto 130mila dollari per non rivelare la sua relazione con Trumo. Se confermata, sarebbe la prima incriminazione di un ex presidente nella storia degli Stati Uniti.
Ieri, a tutti gli agenti di polizia di New York e Washington è arrivato l’ordine di presentarsi in servizio e in uniforme nella giornata di martedì, anche se non ci sono allarmi specifici per quanto riguarda possibili assalti al Campidoglio, come quello avvenuto il 6 gennaio del 2021. Per il momento, le proteste dei sostenitori di Trump hanno attirato poche persone. Ieri sera a New York i giornalisti superavano di gran lunga i manifestanti.
Nel corso del fine settimana, Trump aveva chiesto ai suoi sostenitori di scendere in piazza contro il suo arresto che, aveva scritto sui social, sarebbe avvenuto martedì. Ma secondo fonti del team legale dell’ex presidente, alla possibile incriminazione non dovrebbe seguire immediatamente né un arresto né un ordine di comparizione in tribunale, almeno fino alla prossima settimana.
Trump è ufficialmente candidato alle primarie del Partito repubblicano che in larga parte si è schierato a suo favore e contro l’indagine. Ma il suo principale avversario, il governatore della Florida Ron De Santis, che non ha ancora annunciato ufficialmente la sua partecipazione alle primarie, ne ha approfittato per lanciare qualche frecciata a Trump. «Non so davvero niente di pagamenti a pornostar per assicurarsi il silenzio su qualche tipo di relazione», ha detto ieri tra le risatine del pubblico durante un evento politico, prima di passare ad attaccare il procuratore che sta conducendo l’indagine.
Il caso
Nel frattempo, l’ufficio del procuratore distrettuale di New York non ha ancora preso una decisione. Il gran giurì, a cui formalmente spetta il compito di dichiarare l’incriminazione, si sta riunendo a New York e lunedì ha ascoltato per tre ore l’avvocato Robert Costello, un testimone favorevole a Trump, che ha attaccato Michael Cohen, l’ex legale di Trump al centro del caso (Cohen ha ammesso di aver pagato 130mila dollari all’ex pornostar Stormy Daniels per non rivelare la supposta relazione con Trump).
Secondo quanto riferito al team legale dell’ex presidente, oggi non dovrebbero arrivare novità, ma l’incriminazione potrebbe comunque arrivare «in qualsiasi momento», scrive la Cnn.
Trump nega le accuse e sostiene che l’inchiesta condotta dal procuratore distrettuale di Manhattan, il democratico Alvin Bragg, sia politicamente motivata. L’ufficio di Bragg ha fatto sapere che non intende farsi influenzare da valutazioni politiche nella sua decisione. Ma la possibilità di incriminare Trump è oggetto di critiche anche da parte di democratici e di critici del presidente.
I dubbi riguardano l’opportunità politica dell’indagine ma anche la robustezza giuridica del caso. Le accuse infatti riguardano sia la metodologia che Cohen avrebbe utilizzato per pagare Daniels, l’avvocato ha dichiarato di aver utilizzato i suoi fondi personali, sia il modo in cui sarebbe stato rimborsato dalla Trump organization. Bragg probabilmente intende accusare Trump di violazione delle regole per i finanziamenti delle campagne elettorali, ma non è chiaro come intenda costruire il suo caso. Ad ogni modo, i possibili reati che potrebbero essere imputati sono tutti minori.
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