- La vittoria di Costa non era scontata. I sondaggi parlavano di un testa a testa tra i due maggiori partiti, il Partido socialista di centrosinistra (Ps) e il Partido Social Democrata (Psd) di centrodestra.
- Nella notte Costa ha assicurato che “una maggioranza assoluta non è potere assoluto, non è governare da solo”, ma ha ribadito di voler chiudere le porte al partito di estrema destra Chega.
- Tuttavia non sarà facile escludere Chega: con il 7,15 per cento dei voti il partito di Andrè Ventura ha conquistato 12 poltrone in parlamento. Ventura si è già proclamato il nuovo leader dell’opposizione.
Il risultato delle elezioni legislative in Portogallo è stato all’insegna della continuità. Tuttavia ha sorpreso tutti. Il Partido socialista di Antonio Costa, primo ministro dal 2015, ha raggiunto la maggioranza assoluta ottenendo il 41,68 per cento dei voti.
Con 117 seggi su 230, il Ps si prepara a governare senza il bisogno dell’appoggio dei partiti più a sinistra, ma Costa ha già ribadito che continuerà a cercare il dialogo. “Una maggioranza assoluta non è potere assoluto, non è governare da solo”, ha assicurato nella notte tra domenica e lunedì, appena proclamata la sua vittoria.
Fino al giorno del voto un risultato del genere sembrava un miraggio, con i sondaggi che annunciavano un testa a testa tra i due maggiori partiti, il Ps di centrosinistra e il Partido Social Democrata (Psd) di centrodestra guidato dall’ex sindaco di Porto, Rui Rio.
Nulla di sorprendente invece per l’altro vincitore di queste elezioni, il partito populista di estrema destra Chega (basta, in portoghese) che con il 7,15 per cento diviene il terzo partito del paese con 12 deputati in parlamento. La sua crescita segna un cambio identitario per la destra portoghese, con lo storico partito della destra conservatrice, il Centro Democrático e Social – Partido Popular (Cds-Pp) che per la prima volta, in 47 anni di democrazia, non ha conquistato neppure un seggio.
Ad uscire sconfitti sono soprattutto i partiti di sinistra, in particolare il Bloco de esquerda (Be), il cui mancato appoggio alla legge finanziaria per il 2022 di Costa aveva portato alla crisi di governo e alle elezioni anticipate. Con lo scioglimento del parlamento, lo scorso 5 dicembre, si è decretata la fine di ciò che restava della cosiddetta geringonça, ovvero l’accordo formale tra il Ps e i partiti più a sinistra, come il Be e la Coligação Democrática Unitária (Cdu) composta dal partito comunista e dai verdi.
Ora Costa potrà decidere se e quale parte politica ascoltare, se mantenere lo sguardo a sinistra o se sbilanciarsi verso il centro in dialogo con il Psd. Questa seconda opzione è quella che sembra auspicare il presidente portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, rappresentante di una destra moderata, anche se questo significherebbe rafforzare le opposizioni da entrambe le parti.
Un risultato che influenzerà l’organizzazione sociale del paese
Nonostante circa un milione di persone aventi diritto al voto - ovvero un decimo dell’intera popolazione - si trovasse in isolamento per il covid, il tasso di astensionismo è sceso per la prima volta dal 2005, fermandosi al 42 per cento (nel 2019 più della metà degli elettori non si era presentata alle urne).
La speranza dei portoghesi è che la lenta ma costante crescita economica che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni, e che è stata messa in crisi dalla pandemia, possa riprendere, anche se questo dipende soprattutto da fattori anche esterni alla politica nazionale, come la crescita dell’economia europea ed il prezzo del petrolio.
“Sono le elezioni più importanti degli ultimi anni”, sostiene Ricardo Paes Mamede, professore di Economia e direttore del master in Economia e Politica pubblica dell’Iscte - Istituto Universitario di Lisbona, raggiunto al telefono durante il conteggio dei voti. «Nell’immediato il risultato non avrà un grande impatto a livello di crescita economica, ma avrà una profonda influenza sull’organizzazione sociale del paese», spiega.
«Il centrosinistra e il centrodestra hanno progetti sociali abbastanza diversi. La destra punta principalmente alla riduzione delle tasse: se avesse vinto sarebbero stati colpiti settori come quello della salute e delle pensioni». In generale, spiega Paes Mamede, una vittoria della destra avrebbe ridotto le risorse per la sicurezza sociale e questo avrebbe inevitabilmente aumentato le diseguaglianze.
Forse è stata questa una delle grandi paure dei portoghesi che fino ad ora hanno potuto contare su un sistema di appoggi statali relativamente funzionante, se si escludono alcune faglie come quella della crisi abitativa a Lisbona e Porto, rispetto alla quale la politica fino ad ora non ha dato risposte soddisfacenti. Una crisi che dura da diversi anni e che è dovuta ad un insieme di fattori tra cui politiche di eccessiva liberalizzazione del mercato degli affitti messe in piedi durante l’ultimo governo guidato dal Psd.
Costa, che di Lisbona è stato sindaco dal 2007 al 2015, durante la campagna elettorale ha insistito sulla volontà di ridurre le diseguaglianze, promettendo un aumento del salario minimo a 900 euro entro il 2026 (attualmente è di 705 euro). Nelle ultime settimane ha puntato sul contatto diretto con gli elettori, ribadendo l’intenzione di dialogare con le altre forze politiche in campo, ad esplicita esclusione di Chega.
L’estrema destra di Chega
Tuttavia non sarà facile escludere Chega dal dibattito in parlamento considerando che è diventato il terzo partito per numero di rappresentanti.
Un risultato tanto prevedibile quanto difficilmente immaginabile fino a due anni fa, quando il suo leader, André Ventura, è riuscito ad ottenere una poltrona nell’Assembleia da República, la prima occupata dell’ultradestra dalla fine della dittatura di Salazar.
“«Da quel momento Chega ha ottenuto una immensa visibilità mediatica, è chiaro che questo ha aiutato a diffondere le sue idee», dice Mariana Mendes, scienziata politica presso l’Università di Dresda.
Nonostante i social media assumano un ruolo sempre più importante, i mezzi di comunicazione tradizionali - primo tra tutti la televisione - restano i più influenti. «Esiste una pressione commerciale per dare spazio a forze come quella di Chega perché sono un argomento che vende», dice Mendes. Ventura faceva parlare di sé già nel 2017, quando era candidato con il Psd nella municipalità di Loures e portava avanti una esplicita retorica anti-rom. «In quell’occasione si rese conto che la strumentalizzazione di tematiche tabù gli dava visibilità, e fu anche questo che in parte portò alla creazione di Chega».
Ventura è così diventato il portavoce dei difensori della “famiglia tradizionale” e dei valori dell’Europa cristiana, del movimento contro l’aborto, di coloro che invocano tagli alle tasse imposte dallo “stato tiranno” e di chi si sente minacciato dai ciganos, ovvero i rom portoghesi. Punta ad essere la controparte lusitana di Matteo Salvini e Marine Le Pen con cui intesse rapporti da tempo.
Con queste elezioni il partito mira a cambiare il volto della destra portoghese, tanto che Ventura si è già proclamato il nuovo leader dell’opposizione. Il Ps, ha detto Ventura davanti ad una folla euforica, a partire da ora «avrà l’opposizione che gli è mancata».
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