«Un’ottima e produttiva discussione». Così Donald Trump ha definito ieri i colloqui tra il suo inviato, Steve Witkoff, e il presidente russo Vladimir Putin, avvenuti giovedì a Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha risposto parlando di «cauto ottimismo» sul possibile cessate il fuoco, proposto da Stati Uniti e Ucraina. Stesse parole del segretario di Stato Usa, Marco Rubio, che alla riunione del ministri degli Esteri del G7 ha di nuovo sbarrato la strada a un comunicato congiunto di condanna dell’invasione russa.

Insomma, tutti sembrano sentirsi «cautamente ottimisti», anche se di fatto alla proposta di cessate il fuoco Putin ha risposto chiedono ulteriori e pesantissime condizioni, quasi una richiesta di disarmo per Kiev. Gli unici che si sentono invece «cautamente frustrati» sono gli ucraini. A Kiev ci si aspettava che Putin avrebbe cercato di prendere tempo di fronte alla proposta di cessate il fuoco, ma si sperava in una reazione più energica di Trump. «La Russia pone condizioni soltanto perché vuole ritardare e complicare il processo di pace», ha accusato ieri Zelensky. Il cessate il fuoco sarà raggiunto, ha proseguito, solo se «ci sarà una forte risposta da parte degli Stati Uniti» alle tattiche dilatorie di Putin.

La fine di Kursk

Nel frattempo, il presidente Zelensky ha annunciato che l’operazione di Kursk «ha raggiunto i suoi obiettivi», poiché ha distratto truppe russe dal fronte del Donbass, arrestando l’avanza nemica verso la città chiave di Pokrovsk. L’incursione ucraina di Kursk, iniziata lo scorso agosto, aveva portato le truppe di Kiev a occupare per sette mesi centinaia di chilometri di territorio russo. Negli ultimi giorni, però, le truppe di Kiev si sono ritirate in tutta fretta in seguito a uno sfondamento delle loro linee da parte dei russi e ora si sono quasi completamente ritirate oltre il confine.

Il presidente americano Trump ha commentato anche la situazione su questo fronte, scrivendo, in un messaggio pubblicato sul suo social network Truth, di aver chiesto a Putin di «risparmiare» migliaia di soldati ucraini che si troverebbero al momento circondati nella regione di Kursk. Il presidente russo ha risposto che è pronto a risparmiare la vita dei soldati ucraini accerchiati, ma Kiev deve prima dare l’ordine di resa. Kiev ha smentito con forza che ci siano migliaia dei suoi soldati circondati.

Come ha ammesso lo stesso Zelensky, la situazione a Kursk è molto difficile. L’attacco russo è stato rapido ed efficace e molti soldati ucraini sono stati colti di sorpresa. A Sumy, la prima città ucraina oltre il confine, il clima è tesissimo. Il governo regionale ha ordinato l’evacuazione di otto nuovi villaggi, nel timore che i russi proseguano il loro assalto anche in territorio ucraino. I dintorni di Sumy sono pieni di posti di blocco, mentre la città straripa di soldati che hanno severi ordini di non parlare con i giornalisti – questa settimana nel settore sono stati inviati numerosi rinforzi per fermare lo sfondamento russo.

Ma per quanto qui si sussurri di ritirate caotiche a piedi attraverso i boschi di Kursk e di equipaggiamenti pesanti abbandonati ai russi, nessuno parla più di accerchiamento. Nemmeno gli analisti e gli osservatori del conflitto ucraino, compresi quelli più trasparenti nel raccontare la situazione di Kiev, ritengono che sia in corso un accerchiamento delle dimensioni di cui ha parlato il presidente americano. Trump sembra aver ricevuto informazioni vecchie di circa una settimana, quando effettivamente numerosi soldati ucraini si trovavano a rischio di accerchiamento. Non è chiaro quanti siano stati effettivamente catturati. Due giorni fa, i russi hanno parlato di poco più di 400 prigionieri.

Zakharova torna a colpire

Intanto prosegue lo scontro tra il ministero degli Esteri russo e la presidenza della Repubblica italiana. Ieri, Maria Zakharova, portavoce del ministero, ha detto in un’intervista che l’Italia continua ad «attrarre attenzione sui suoi problemi», che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «è stato beccato a mentire per la seconda volta» e infine ha lasciato intendere che ci saranno altre conseguenze negative per il nostro paese.

L’intervista è la risposta di Zakharova alla convocazione dell’ambasciatore russo in Italia, ordinata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in seguito a un’altro attacco lanciato da Zakharova al presidente della Repubblica. Giovedì, la portavoce aveva accusato Mattarella di aver «mentito» quando, pochi giorni fa, aveva parlato di «minacce» di utilizzare le armi nucleari compiute dalla Russia.

Il ministero degli Esteri sembra aver preso di mira Mattarella da quando il presidente della Repubblica aveva paragonato l’invasione dell’Ucraina al comportamento della Germania nazista all’inizio della Seconda guerra mondiale. Da allora, numerosi siti istituzionali e di società italiane sono finiti sotto attacchi hacker che in molti attribuiscono alla Russia.

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