Il Congresso americano ha confermato Joe Biden presidente degli Stati Uniti nelle votazioni avvenute dopo che l’assalto a Capitol Hill dei fan del presidente americano, Donald Trump è giunto al termine. Quello che in passato è stato semplicemente un atto formale è diventato un passaggio cruciale per il destino della democrazia. Nonostante quanto avvenuto e gli inviti di membri del suo stesso partito ad abbassare i toni, Trump ha chiesto ai membri del Congresso a lui fedeli di continuare a porre obiezioni senza precedenti contro i risultati elettorali in diversi stati elettorali tra cui Arizona, Pennsylvania, Michigan e Georgia.

Tutte le obiezioni sono state respinte tra gli applausi dell’aula dove molti legislatori hanno preso la parola per chiedere di dare un esempio di unità nazionale al paese. Il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell, ha detto che non ci saranno nuove obiezioni contro il voto. McConnell ha detto che il Senato non si farà intimidire da Trump e dai suoi sostenitori. Il 6 gennaio, il leader dei senatori aveva già accusato Trump di volere negare la volontà degli elettori «causando un danno irreversibile al paese». Nel frattempo, il deputato repubblicano del Kansas, Jake LaTurner, ha scoperto di avere contratto il Covid-19 quattro ore dopo avere partecipato alle votazioni della Camera.

(Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
 (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

C’è chi dice no

I fatti della notte hanno scosso le coscienze di alcuni sostenitori del presidente che hanno deciso di non votare le obiezioni per porre argine all’assalto alle istituzioni americane. Il senatore Mike Braun ha detto che dopo quello che è accaduto non si è sentito «a suo agio» nel votare le obiezioni contro il conteggio dei voti. Stesso discorso per la senatrice Cynthia Lummis. Entrambi si sono però rifiutati di riconoscere Trump come causa degli scontri odierni. Nel frattempo, i social Facebook e Twitter hanno bloccato l’account del presidente repubblicano per le prossime 24 ore. In precedenza, le due piattaforme insieme a Youtube avevano eliminato il video in cui Trump chiedeva ai suoi supporter di tornare a casa, continuando però ad accusare i democratici di brogli. 

L'assalto

Secondo quanto riportato dalla polizia americana, quattro persone sono morte nella zona di Capitol Hill dove si sono svolte le proteste dei sostenitori del presidente americano, Donald Trump, che hanno assaltato il Congresso per impedire ai legislatori di votare formalmente la nomina del presidente eletto, Joe Biden vincitore delle presidenziali del 3 novembre.

I supporter hanno agito dopo che il presidente repubblicano li ha aizzati contro i presunti brogli commessi dai democratici. Una delle vittime è una donna che aveva fatto irruzione nell’organo legislativo. Non si conoscono i dettagli sulla morte delle altre tre persone, né se siano legate al’assalto del Congresso. Inoltre, 14 agenti sarebbero rimasti feriti a causa degli scontri tra i supporter di Trump. La polizia ha arrestato 68 persone coinvolte nell’assalto. Sono inoltre stati rinvenuti due ordigni artigianali nelle sedi del partito Repubblicano e del partito Democratico. Il sindaco di Washington DC ha proclamato ieri sera il coprifuoco per poi estendere lo stato di emergenza per i prossimi 14 giorni. Alcuni media hanno riportato l’ipotesi che il vicepresidente Mike Pence utilizzi il 25esimo emendamento per rimuovere Trump dalla Casa Bianca. L'azione è supportata da diversi esponenti democratici e repubblicani L'emendamento prevede la rimozione del presidente nel caso in cui non sia in grado di svolgere le proprie funzioni. Inoltre diversi funzionari della sicurezza pubblica, tra cui il cui vice consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, si sono dimessi dopo l’insurrezione.

Biden e Obama contro gli insorti

Il presidente eletto Joe Biden ha accusato i sostenitori di Trump di avere organizzato «un’insurrezione» ed è tornato a chiedere al repubblicano di rinnegare la violenza. In un messaggio su Twitter Biden ha poi aggiunto che quanto avvenuto al Congresso dimostra «la fragilità della democrazia» che può essere difesa solo da «chi non agisce per ambizioni personali, ma per il bene comune».

Anche l’ex presidente democratico Barack Obama è intervenuto accusando Trump di avere mentito alla nazione e di avere creato un momento di vergogna nazionale.

Le reazioni degli altri paesi

L’insurrezione del 6 gennaio ha causato le reazioni dei leader dei paesi esteri. Oltre alle polemiche tra i sovranisti italiani, sono stati in molti a condannare quanto avvenuto. Il presidente canadese, Justin Trudeau, si è detto molto «rattristato» da quanto avvenuto mentre il presidente indiano, Narendra Modi, ha detto che il processo democratico non può essere fermato da «sovversivi».

  Anche la premier neozelandese, Jacinda Ardern, ha tenuto a precisare l’importanza di non ostacolare la volontà democratica. 

In serata il premier inglese Boris Johnson aveva criticato le azioni dei sostenitori di Trump ribadendo la necessità di una transizione pacifica.

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