Circa 80 navi si sono radunati a sud dell’isola di Jersey per opporsi al cambio di regole voluto dal governo locale sulla pesca nelle acque circostanti. Una decisione che viola, secondo una portavoce Ue, l’accordo commerciale sul post Brexit
È rientrata, nel pomeriggio, la protesta dei pescherecci francesi, che da stamattina stazionavano nelle acque dell'isola britannica di Jersey, nella Manica, per contestare le condizioni imposte nel post-Brexit alla pesca francese. Sia Londra sia Parigi avevano inviato navi da guerra sul posto.
In mattinata c'era stata una escalation tra Regno Unito e Francia, con l'arrivo in zona delle due navi da guerra britanniche, l’Hms Severn e l’Hms Tamar, inviate ieri sera su decisione del premier Boris Johnson per pattugliare l'area di fronte all'isola, dipendenza della corona di Londra nel canale, in modo da scoraggiare il tentativo di blocco ingaggiato nei suoi confronti da alcune decine di pescherecci francesi.
Da parte sua, la Francia aveva inviato due motovedette, che poi si erano ritirate. Il segretario di stato francese agli Affari europei, Clément Beaune, ha dichiarato che le «manovre» britanniche al largo di Jersey, «non devono intimidirci». Beaune aveva poi precisato di aver parlato con il suo omologo britannico, David Frost: «La nostra volontà è non alimentare tensioni ma avere un'applicazione rapida e completa dell'accordo» post-Brexit sulla pesca, ha aggiunto il segretario di stato francese.
Successivamente gli 80 pescherecci francesi, che stazionavano nelle acque dell'isola britannica, hanno lasciato l'area.
Il Regno Unito garantisce «un sostegno senza equivoci» all'isola di Jersey, nella sfida in corso con Parigi e con i pescatori della Normandia sulle limitazione d'accesso imposte dal paese nelle acque circostanti. Lo ha ribadito il premier britannico Boris Johnson in nuovi colloqui con il chief minister del governo di Jersey, John Le Fondre, il vice Lyndon Farnham, e il ministro degli Esteri, Ian Gorst. Johnson precisa che l'invio delle due navi da guerra di Londra mandate a pattugliare la zona è al momento solo «una misura precauzionale».
Tuttavia, una portavoce della Commissione europea ha sottolineato che le nuove condizioni che limitano le attività dei pescherecci europei nelle acque britanniche imposte dal Regno Unito «non rispettano le disposizioni dell'accordo» post Brexit sulla pesca e «fino a quando non avremo ricevuto ulteriori giustificazioni dalle autorità britanniche, riteniamo che non debbano essere applicate».
La portavoce si riferisce all’accordo commerciale preso dall’Ue con il Regno Unito, secondo il quale ogni decisione relativa al commercio, presa da ciascuna delle due parti, deve essere rispettivamente comunicata con sufficiente anticipo per accettare, rifiutare e reagire alla scelta.
La protesta
La protesta dei pescatori, giustificata dal governo di Parigi, nasce dal rifiuto del governo locale di Jersey, autonomo, ma forte della tutela di Londra, di consentire l'accesso a molti di loro nelle proprie acque di pesca sullo sfondo di un'interpretazione restrittiva del capitolo sulla pesca contenuto nell'accordo quadro sul dopo Brexit sottoscritto nei mesi scorsi fra Regno Unito e Unione europea. Interpretazione che ha limitato drasticamente dalla settimana scorsa il numero di licenze rilasciate da Jersey ai pescherecci francesi, in mancanza di tutta una serie di documenti richiesti.
Di qui la proteste di Parigi e la reazione dei pescatori, sfociata nella minaccia del blocco di St. Helier, capitale e porto principale dell'isola, con il rischio di privare i suoi abitanti persino della corrente elettrica.
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