Un reportage del New York Times racconta il ritiro dei soldati statunitensi da una delle basi più importanti nel sud dell’Afghanistan. L’obiettivo è il ritiro completo entro l’11 settembre. Ma la situazione non è del tutto tranquilla, nei giorni scorsi alcuni missili hanno colpito la base
«Un aereo grigio da trasporto americano è atterrato sulla pista, trasportando munizioni, un gigantesco televisore a schermo piatto da una base della Cia, pallet di attrezzature e truppe in partenza. È uno dei diversi aerei che hanno rimosso ciò che rimaneva della guerra americana da questa tentacolare base militare nel sud del paese» scrive Thomas Gibbons-Neff sul New York Times.
Il suo racconto parte dal campo di aviazione militare di Kandahar, in Afghanistan. Dove è in corso il ritiro delle truppe statunitensi come in altre basi militari sparsi nel paese. Gli aerei cargo americani stanno “raccogliendo le valigie” e i dispositivi militari prima di lasciare la base alle forze di sicurezza afgane.
«Decine di migliaia di truppe degli Stati Uniti e della Nato erano basate qui, e molte di più passavano di qui quando divenne l’installazione principale per la guerra guidata dagli Stati Uniti nel sud dell’Afghanistan. Si trova accanto a villaggi rurali da cui sono emersi i talebani; in tutto questo, la provincia è rimasta una roccaforte degli insorti» si legge nell’articolo.
Ora i militari afghani sono da soli contro i talebani. Il ritiro “quasi tranquillo” degli americani smentisce le circostanze disperate appena oltre il muro della base. Il maggiore Mohammed Bashir Zahid, cerca di ottenere supporto aereo per le forze di sicurezza afgane sul terreno e negli avamposti minacciati dai combattenti talebani. Prima o poi sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui gli americani non avrebbero più risposto alle chiamate.
È arrabbiato perché i militari a stelle e strisce hanno distrutto i veicoli sport utility presenti nella base perché non potevano essere trasportati. Una scelta presa per evitare che vengano rivenduti visto la corruzione che dilaga nel paese.
Qualche giorno prima un missile lanciato dall’esterno ha attaccato la base ma non ha provocato alcuna vittima. Anche se è atterrato sul lato afghano, gli americani lo hanno visto come un attacco talebano contro di loro. L’amministrazione Trump aveva annunciato di ritirare tutte le forze dall’Afghanistan entro il 1° maggio dopo un accordo con i talebani firmato nel febbraio 2020. Nelle ultime settimane, i talebani hanno detto che qualsiasi presenza americana nel paese a quella data o oltre sarebbe stata considerata una violazione dell’accordo.
All’ultimo missile lanciato non è mancata la risposta Usa che ha bombardato le postazioni da dove sono partiti i razzi afghani. Quella che era iniziata come un’operazione per rovesciare i talebani e uccidere i terroristi responsabili degli attacchi dell'11 settembre 2001, nel corso degli anni è diventata un’impresa militare-industriale da miliardi di dollari, infusa di così tanti soldi che per anni sembrava impossibile da concludere o smantellare. Ora che il ritiro è imminente resta ancora l’incognita talebani.
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