Il procuratore speciale che ha indagato sui documenti sottratti da Biden durante quattro ore di audizione di fronte alla commissione giustizia è stato attaccato dai trumpiani per non aver incriminato il presidente mentre i progressisti lo accusano di aver fatto un capzioso riferimento alla sua “cattiva memoria” per ambizioni politiche
La tanto attesa testimonianza del procuratore speciale Robert Hur di fronte alla commissione Giustizia della Camera ha fatto arrabbiare sia i democratici che i repubblicani, ma per ragioni diverse. Hur, già procuratore distrettuale all’epoca di Trump, era stato incaricato dal procuratore generale Merrick Garland di condurre un’indagine su alcuni documenti secretati non conservati in modo corretto dal presidente Joe Biden nel quadriennio trumpiano, quando non occupava cariche pubbliche. Il ritrovamento dei documenti alla fine del 2022 in un aula del Penn Biden Center, un centro studi della capitale Washington, ha poi fatto scattare altre due perquisizioni dell’Fbi nella residenza privata del presidente a Wilmington in Delaware. Le indagini del procuratore si sono poi concluse con una lunga relazione del procuratore dove si stabilisce che la ragione di questa sottrazione di documenti era la scrittura di un memoir, intitolato “Promise Me Dad” incentrato sulla malattia e la morte per cancro del figlio Beau, realizzato insieme a Mark Zwonitzer, un ghostwriter professionista.
Anche se Hur non ha raccomandato incriminazioni specifiche sul presidente, la sua considerazione sulla «scarsa memoria» ha scatenato tutto l’arco politico-congressuale americano. Dal lato trumpiano, ciò rappresentava la prova ovvia che il presidente è ormai senile per compiere i suoi doveri, mentre i democratici puntavano il dito sul fatto che Hur avesse giocato sporco dal punto di vista politico per ambizioni personali in una futura amministrazione di Donald Trump.
Durante le quasi quattro ore di audizione però, al netto di qualche ringraziamento formale, anche i repubblicani guidati dall’ipertrumpiano Jim Jordan, presidente della commissione, sono apparsi scontenti dell’operato di Hur. Lo stesso Jordan ha affermato che l’allora ex vicepresidente aveva sottratto i documenti per realizzare il libro per il quale avrebbe ricevuto un anticipo da «8 milioni di dollari». Accusa che al momento non appare sostenuta da prove nel report di Hur. Il deputato del Wisconsin si è spinto oltre, accusando Hur di essere «parte della guardia pretoriana della palude di Washington». Infine il deputato Matt Gaetz, forse il più fedele a Trump dell’intero Congresso, ha chiesto se il presidente Biden abbia dei vuoti di memoria oppure se è più scaltro di quello che appare.
Un dilemma che mostra come i repubblicani non possono tenere la doppia linea di attacco sia sulla presunta “corruzione” del presidente sia sulla sua senilità. Non sono mancati però gli attacchi da parte dei democratici, a cominciare da Adam Schiff, ex promotore del primo impeachment di Donald Trump, che ha sottilmente accusato Hur di aver inserito la frase incriminata sulla memoria del presidente per «mere ragioni politiche», accuse che Hur ha totalmente negato, così come si è rifiutato di promettere a Eric Swalwell, altro deputato noto per aver indagato sul conto di Trump, di non accettare nuovi incarichi sotto una seconda amministrazione Trump.
Il procuratore speciale però ha scontentato gli schieramenti con un doppio diniego: da un lato ha negato di aver «completamente esonerato» il presidente, implicando comunque che ha commesso un illecito. Dall’altra ha chiarito la frase relativa alla sua memoria: non ha detto che ha una cattiva memoria di per sé, ma che avrebbe saputo convincere una giuria di averla. Una specifica che del resto è coerente con la trascrizione pubblicata oggi delle sessioni di interrogatorio con il presidente: al netto di qualche bisticcio verbale, Biden sembrava totalmente in controllo delle sue frasi al netto di qualche bisticcio verbale e di saper ricordare vividamente alcuni dettagli, senza mai perdere il quadro della situazione, anche se si è tenuta l’8 ottobre 2023, il giorno dopo l’attacco portato da Hamas al territorio israeliano, quindi in un giorno di comprensibile stress. Al momento appare che i repubblicani si allontanino sempre più dal loro obiettivo di pareggiare il conto con il presidente, istituendo nei suoi confronti un nuovo processo d’impeachment. Di sostanza c’è poco, anche per Hur.
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