L’Ucraina già dal 2013 sta cercando di usare la via della giustizia internazionale per tutelare la sua sovranità attraverso il ricorso a vari tribunali internazionali. Così pochi giorni dopo l’inizio dell’offensiva militare russa, si è rivolta alla Cig, alla Cpi e alla Cedu
L’invasione dell’Ucraina avrebbe violato il diritto internazionale. Queste le accuse alla Russia da parte della comunità internazionale, secondo cui le azioni portate avanti da Mosca nello stato confinante potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ma quali sono i tribunali internazionali chiamati a intervenire in questa vicenda?
La Corte internazionale di giustizia
La Corte internazionale di giustizia è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, ma non ha la giurisdizione su tutte le controversie tra gli stati membri, a meno che un paese non accetti la giurisdizione obbligatoria. Non è il caso dell’Ucraina e della Russia, che hanno però accettato la giurisdizione della Corte dell’Onu per le controversie che rientrano nell’ambito della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio.
L’Ucraina, due giorni dopo l’invasione da parte della Russia, ha fatto ricorso alla Cig sulla base di questa convenzione. Secondo Kiev, Mosca avrebbe giustificato l’invasione accusando l’Ucraina di reato di genocidio verso i russi e i russofoni che si trovano nel paese.
«La Russia ha snaturato la Convenzione sul genocidio», si legge nella domanda presentata. Mosca, secondo Kiev, avrebbe allegato false accuse di genocidio per giustificare la «grave e diffusa» violazione dei diritti umani e, per questo, si chiedono misure provvisorie e vincolanti in attesa di una decisione nel merito, per la quale sarà necessario più tempo. Tra queste, la richiesta di sospensione immediata delle operazioni militari.
La Russia non si è presentata all’udienza del 7 marzo scorso ma ha sostenuto la mancanza di giurisdizione della Corte. Nonostante ciò, la Cig ha ordinato a Mosca di sospendere le operazioni militari e di assicurare che i gruppi armati militari e irregolari interrompano l’offensiva, e ha chiesto a entrambi i paesi di evitare qualsiasi azione che possa aggravare o protrarre la controversia.
La Corte non ha gli strumenti per rendere vincolante questa decisione. Spetterebbe al Consiglio di sicurezza dell’Onu obbligare gli stati a rispettare le decisioni della corte de l’Aia, ma si tratta di una via non praticabile perché in questa sede la Russia ha il potere di veto.
L’Ucraina si era già rivolta alla Cig allegando accuse contro Mosca: nel 2017, in merito all’annessione della Crimea e agli atti di «cancellazione culturale» dell’etnia ucraina e della comunità tatara, sulla base della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Cerd) e della Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo, per aver supportato gruppi separatisti violenti nell’est dell’Ucraina. La causa è ancora in corso.
Nel 2008, invece, la Russia è stata portata davanti alla Corte dalla Georgia, con l’accusa di pulizia etnica, per le operazioni militari di Mosca nelle regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, sulla base della Cerd. Ma la Corte ha stabilito di non avere la giurisdizione.
la Corte penale internazionale
La Corte penale internazionale non è un organo delle Nazioni Unite, ma un tribunale per i crimini internazionali che si basa sul diritto internazionale umanitario. Può decidere sul reato di genocidio, sui crimini contro l’umanità, sui crimini di guerra e sul crimine di aggressione, e può individuare la responsabilità soggettiva, non di uno stato ma di persone, punibili con pene detentive o pecuniarie.
Nonostante la Russia e l’Ucraina non abbiano ratificato lo Statuto di Roma, alla base della giurisdizione della Corte, la Cpi può indagare e decidere in merito alle responsabilità, perché Kiev nel 2013 ha accettato la giurisdizione della corte, prima temporaneamente e poi a tempo indeterminato.
La procura del tribunale ha quindi annunciato, il 28 febbraio, che procederà «con l’apertura di un’indagine sulla situazione in Ucraina». Già nel 2020, per la procura, c’erano prove di condotte in territorio ucraino, da parte della Russia, che integravano il reato di crimine di guerra e di crimine contro l’umanità.
La corte europea dei diritti dell’uomo
Il 28 febbraio l’Ucraina ha presentato una domanda anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte Edu), organo giurisdizionale del Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo. La Corte decide sulle violazioni di diritti umani, garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e non ha competenza nell’ambito del diritto internazionale umanitario.
Kiev ha ottenuto dai giudici di Strasburgo la disposizione di misure provvisorie in risposta alle «violazioni dei diritti umani su larga scala commesse dalle truppe russe nel corso dell’aggressione militare contro il territorio sovrano dell’Ucraina». La Corte Edu ha ordinato misure cautelari individuando un «rischio reale e continuato di serie violazioni dei diritti» garantiti ai civili dalla Convenzione, in particolare il diritto alla vita, la proibizione della tortura e di trattamenti inumani e degradanti e il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Le misure sono vincolanti per gli stati membri.
La Russia, però, ha comunicato il suo ritiro dal Consiglio d’Europa il 15 marzo, ratificato dall’organo internazionale il giorno successivo. Mosca non è più obbligata al rispetto della Convenzione, ma la giurisdizione della corte rimane per tutti i fatti accaduti prima dell’uscita formale del paese e per le cause pendenti.
Ad oggi sono in corso quattro procedimenti attivati dall’Ucraina contro la Russia e sono relativi alle controversie tra stati, mentre sono 7mila le persone che hanno presentato ricorso davanti alla Corte di Strasburgo contro Mosca.
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