L’esercito di Putin ha raggiunto metà degli obiettivi della “seconda fase” dell’invasione dell’Ucraina: la regione di Luhansk è completamente nelle sue mani. Secondo gli esperti ora sarà il turno della vicina Donetsk
Con la conquista di Lysychansk, annunciata ieri e confermata dagli ucraini, l’esercito russo ha completato l’occupazione della regione di Luhansk, che insieme a Donetsk forma il famigerato bacino del Donbass. Circa metà di quest’area, che la Russia ha definito il suo principale obiettivo nella seconda fase dell’invasione dell’Ucraina, è attualmente in mano russa.
La prossima mossa
Le truppe ucraine avrebbero lasciato Lysychansk prima di essere circondate, come avevano fatto una settimana fa ritirandosi dalla sua città gemella, Severodonetsk. Non si conoscono le perdite subite dall’esercito di Kiev, ma i combattimenti sono stati lunghi e sanguinosi per entrambe le parti.
Nonostante l’importante vittoria simbolica, esperti e analisti ritengono che i combattimenti proseguiranno all’attuale ritmo. Al momento, uno sfondamento russo o un collasso delle truppe ucraine non sembra probabile.
Il prossimo passo per i russi sarà probabilmente rifornirsi e riorganizzarsi prima di attaccare la regione di Donetsk. A meno di 80 chilometri da Lysychansk si trova Slovyansk, la principale città che gli ucraini ancora controllano nell’area. Se dovessero riuscire a occuparla, potranno rivendicare di aver liberato l’intero Donbass.
La battaglia per il Donbass
Il conflitto per il controllo del bacino del Donbass è iniziato lo scorso aprile, dopo la ritirata delle truppe russe dal nord dell’Ucraina e dall’assedio della capitale Kiev. Per i russi si è trattato di un significativo cambio negli obiettivi immediati del conflitto: non più conquista della capitale e rovesciamento del governo, ma un più limitato tentativo di “mettere in sicurezza” le cosiddette repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, gli stati fantoccio che dal 2014 hanno dichiarato la loro indipendenza dall’Ucraina con il sostegno delle truppe russe e che, fino al 24 febbraio, occupavano solo una parte delle regioni amministrative da cui hanno preso il nome.
Quella che i russi hanno chiamato “seconda fase” dell’invasione è stata caratterizzata anche da un cambio di tattiche. I russi hanno concentrato le loro forze in uno spazio molto ridotto e hanno fatto un massiccio uso della loro superiore artiglieria.
Nei continui bombardamenti, città come Severodonetsk sono state quasi completamente distrutte. Ma le perdite civili sono state relativamente contenute rispetto a combattimenti in altre area, come a Mariupol. In quest’area, infatti, si combatte da ormai otto anni e buona parte dei civili aveva già lasciato l’area in passato.
A causa delle massicce fortificazioni costruite dagli ucraini nella regione, l’avanzata russa è stata lenta e costosa in termine di mezzi persi e soldati uccisi o feriti, ma è stata anche costante. L’arrivo di artiglieria e munizioni inviate da Stati Uniti e alleati europei ha aiutato gli ucraini a rispondere al fuoco nemico, ma non è stata sufficiente a pareggiare la situazione e a fermare l’avanzata russa.
Bombardamenti a Kharkiv
All’alba, una serie di bombardamenti russi ha colpito l’area di Kharkiv, una regione a nord del Donbass da dove i russi si erano ritirati ad aprile. Nella cittadina di Bezruky, l’attacco ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre sei.
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