«Il giornale è stato ucciso oggi. Hanno rubato 30 anni di vita ai suoi dipendenti. Privato i lettori del diritto di ricevere informazioni», si legge in un editoriale pubblicato sul sito di Novaya Gazeta, uno dei quotidiano più critici nei confronti del governo russo e che fin dall’inizio aveva criticato la guerra in Ucraina
Il Roskomnadzor, l’agenzia statale per il controllo sui media, è riuscita a far revocare la licenza a Novaya Gazeta il più importante quotidiano indipendente russo. Una corte di Mosca ha infatti disposto la revoca della licenza al giornale diretto dal premio Nobel per la pace Dmitry Muratov. Erano mesi che l’organo di controllo monitorava le attività di Novaya Gazeta. Lo scorso marzo aveva già inviato alla redazione un secondo avviso per via dei contenuti che venivano pubblicati. Quella pressione aveva spinto il giornale a cessare momentaneamente le pubblicazioni proprio per evitare la chiusura del giornale.
La decisione
«Il giornale è stato ucciso oggi. Hanno rubato 30 anni di vita ai suoi dipendenti. Privato i lettori del diritto di ricevere informazioni», si legge in un editoriale di denuncia pubblicato sul sito di Novaya Gazeta.
I giudici accusano Novaya Gazeta di non aver fornito i documenti relativi al cambio di proprietà nel 2006. Un cavillo burocratico sfruttato dal Roskomnadzor per colpire uno dei media russi più influenti all’estero che ha ospitato tra le sue pagine gli articoli della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006, celebre per aver raccontato le brutalità dell’esercito russo in Cecenia.
Nell’articolo pubblicato online il giornale si difende dalle accuse dicendo che «i reati hanno una prescrizione. Persino gli omicidi. Solo i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità non hanno termini di prescrizione». Sono consapevoli che non sono riusciti a fornire un documento ma anche questo «non comporta alcuna violazione in sé» come enunciato davanti ai giudici dagli avvocati.
«Se la decisione di oggi è in seconda istanza allora Novaya Gazeta non può più essere pubblicata come pubblicazione cartacea. Domani, la stessa storia riguarderà Novaya Rasskaz-Gazeta, rivista che abbiamo iniziato a pubblicare di recente. Il 15 settembre, la Corte suprema valuterà la registrazione del sito web Novaya Gazeta.ru», ha detto fuori dal tribunale il vicedirettore Sergey Solokov dopo il giudizio della corte.
In mattinata Muratov aveva espresso speranza in «un eccezionale trionfo della giustizia», ma gli apparati statali fedeli e Vladimir Putin hanno deciso di stringere le maglie della repressione e della censura nei confronti di un quotidiano che fin dall’inizio si è dimostrato critico verso la guerra in Ucraina, ribattezzata dal Cremlino come «operazione militare speciale».
La revoca della licenza a Novaya Gazeta fa parte di un più ampio progetto di Putin per reprimere la libertà di stampa russa. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, il Cremlino ha promulgato una legge che prevede pene detentive fino a 15 anni di carcere per chi scrive fake news sulla guerra in corso. La legge viene interpretata in maniera restrittiva e rende pericoloso diffondere qualsiasi comunicazione che si discosti da quelle rilasciate ufficialmente dalle istituzioni governative e dal ministero della Difesa. Proprio per questo diverse testate internazionali e canali tv hanno “ritirato” i propri giornalisti da Mosca.
Aggirare la censura
Durante un incontro online organizzato dal Forum for journalism and media a marzo, Kiril Martinov, vicedirettore di Novaya Gazeta, aveva spiegato che uno dei canali comunicativi più usati dal suo giornale per aggirare la censura è la piattaforma video Youtube e l’App di messaggistica Telegram.
«YouTube è il nostro ultimo canale che ci permette di diffondere notizie a un pubblico ampio, e infatti è diventato il più grande problema per le autorità russe che non riescono ancora a bloccare il sito», aveva detto Martinov, anche se secondo lui era questione di giorni prima che le autorità limitassero i contenuti del sito. Un timore premonitore e confermato oggi da un tribunale di Mosca.
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