- La Russia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di includere il fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters nell'elenco degli oratori per la riunione del Consiglio di oggi sull'Ucraina.
- L’ex membro del gruppo rock britannico è da tempo su posizioni filorusse.
- Lo scorso weekend, le sue parole alla Berliner Zeitung hanno acuito ulteriormente lo stallo.
La Russia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di includere il cofondatore dei Pink Floyd, Roger Waters nell'elenco degli oratori per la riunione del Consiglio di oggi sull'Ucraina. Lo ha fatto sapere il primo vicerappresentante permanente russo presso le Nazioni unite Dmitry Polyansky. L’ex membro del gruppo rock britannico è da tempo su posizioni filorusse, che ha difeso in alcune recenti interviste, come quella con il quotidiano tedesco Berliner Zeitung.
I problemi del tour
Waters nel suo nuovo tour This is not a drill mira a ricreare le atmosfere più famose create dai Pink Floyd, come quelle realizzate nell’album The dark side of the moon, di cui ha scritto tutti i testi e di cui a marzo cade il cinquantesimo anniversario. Il tour rischia però di partire in salita: le sue posizioni sulla guerra in Ucraina e contro lo stato d’Israele gli sono già costate la cancellazione della tappa in Polonia. Anche in Germania si alzano voci che chiedono di annullare le date di maggio dell’artista inglese.
Lo scorso weekend, le sue parole alla Berliner Zeitung hanno acuito ulteriormente lo stallo. Nel corso dell’intervista, Waters si chiede se Vladimir Putin sia davvero un criminale peggiore di Joe Biden. «Putin non ha invaso il Vietnam e l’Iraq, no?» si chiede retoricamente, rilanciando poi la tesi della necessità di lottare contro il nazismo in Ucraina. Putin «vuole proteggere le popolazioni di lingua rossa in quelle parti dell’Ucraina dove queste comunità si sentono minacciate dai governi di Kiev influenzati dall’estrema destra dopo il colpo di stato di Maidan. Un colpo di stato che è comunemente accettato essere stato orchestrato dagli Stati Uniti».
Secondo il musicista, «le provocazioni americane e della Nato precedenti al febbraio 2022 sono state estreme e hanno danneggiato molto gli interessi dei cittadini europei». Nonostante le sue posizioni, Waters non ha in programma di suonare presto in Russia, perché «non è possibile al momento». L’aggressore ai suoi occhi è Washington, e la popolazione mondiale ha subito un lavaggio del cervello consumando media occidentali che hanno nascosto le provocazioni a parer suo alla base dell’attacco di Putin.
Le reazioni
Le sue ennesime dichiarazioni a favore del governo russo non sono rimaste senza conseguenze.
Polly Samson, autrice e moglie dell’ex collega di Waters, l’altro cofondatore dei Pink Floyd David Gilmour ha twittato contro Rogers: «Purtroppo @rogerwaters sei antisemita fin nel tuo marcio midollo. Sei anche un apologeta di Putin e un megalomane bugiardo, ladro, ipocrita, evasore, cantante in playback, misogino e malato d’invidia. Basta con le tue sciocchezze».
Samson scrive anche testi musicali: dopo l’addio di Waters alla band, ha scritto i testi di diversi album del gruppo, come The division bell del 1994 (definito da Waters «immondizia dall’inizio alla fine») e The endless River, del 2014.
Il tweet si è presto guadagnato un like da Gilmour, ma anche Waters ha risposto a stretto giro, facendo sapere che «è consapevole dei commenti incendiari e totalmente non veritieri di Samson, che respinge nella loro interezza».
Oltre alle interviste, l’artista aveva scritto una lettera alla moglie del presidente ucraino, Olena Zelenska, lo scorso settembre, scagliandosi contro la fornitura di armi occidentali a Kiev.
Ora, sembra che Waters possa definitivamente lasciare le vesti di artista per vestire quelle da politico, se dovesse davvero finire a parlare davanti al Consiglio di sicurezza Onu.
«Vediamo cosa dirà Waters. Ha una posizione e l’ascolterete» ha detto l’ambasciatore russo alle Nazioni unite Vassily Nebenzia all’agenzia Reuters, aggiungendo scherzando: «Magari canterà anche per noi».
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