La lettera dell’Eliseo al re del Marocco riconosce la sovranità di Rabat sul territorio dei saharawi che attende di essere riconosciuto come nazione. Una Francia piegata alle pressioni di Rabat che abbandona definitivamente i tentativi di riconciliazione con l’Algeria, storico difensore della causa saharawi
In un momento di rara incertezza politica francese, con tavoli aperti su tante questioni, arriva la notizia di una presa di posizione di Emmanuel Macron in politica estera che schiude nuovi fronti e gravi tensioni. Lo scorso 30 luglio, in una lettera che il presidente francese ha inviato al re del Marocco Mohammed VI in occasione del 25° anniversario del suo regno, l’inquilino dell’Eliseo, tra vari argomenti, affronta la delicata questione del Sahara occidentale e scrive che il piano di autonomia «sotto la sovranità marocchina», stilato nel 2007, è la «sola base» per risolvere il conflitto al centro della rivalità regionale tra Marocco e Algeria.
In altri termini, per Macron, la questione dell’autodeterminazione dei saharawi, il Popolo del deserto, stanziatosi da secoli tra Marocco del sud, Mauritania e oceano Atlantico, che attende di essere riconosciuto come nazione (lo è solo per una metà del mondo, quasi tutti i paesi africani, l’Unione africana e molti paesi sudamericani e asiatici), è definitivamente chiusa.
La storia dell’ultima colonia d’Africa a opera di africani, iniziata a metà degli anni Settanta quando sul declino del franchismo quell’area smise di essere “Sahara spagnolo” e, a seguito di massicci insediamenti coloniali marocchini, divenne l’ultima regione a sud del Marocco, proseguirà indisturbata grazie anche a questo ennesimo endorsement.
Che Parigi fosse da sempre l’alleato di ferro di Rabat nella spinosa questione saharawi è cosa stranota. Che ci fosse la Francia dietro la sostanziale acquiescenza europea e occidentale verso la gestione coloniale marocchina del Sahara Occidentale che ha permesso per oltre trent’anni che il referendum per l’indipendenza, concordato da Marocco e Fronte Polisario (la rappresentanza politico-militare saharawi) e ratificato dall’Onu nel 1991 non venisse celebrato si sapeva. Lascia ugualmente stupiti che la Francia, nel bel mezzo di un’impasse istituzionale interna, decida di aprire una crisi internazionale.
La posizione presa da Parigi, infatti, se favorisce gli interessi del Marocco, va violentemente a cozzare con quelli dell’Algeria, storico difensore della causa saharawi e ospite dei campi profughi nell’area di Tindouf, dove vivono centinaia di migliaia di saharawi, compreso il governo e il parlamento in esilio.
«Macron – tuona su X Marine Tondelier segretaria nazionale dei Verdi francesi – apre una crisi diplomatica in piena estate e tradisce la posizione storica della Francia, basata sul diritto dei popoli all’autodeterminazione: una decisione grave presa da un solo uomo, a capo di uno stato che non ha né un governo né una maggioranza».
Algeri reagisce
La reazione di Algeri, ovviamente, non si è fatta attendere. A poche ore dalla pubblicazione della lettera ha annunciato il ritiro dell’ambasciatore a Parigi. Subito dopo è stata diffusa una nota del ministero degli Esteri in cui si esprime la «profonda disapprovazione» per una decisione «inattesa, intempestiva e controproducente di sostegno inequivocabile e ingiusto al piano di autonomia per il Sahara Occidentale all’interno della sovranità marocchina».
La nota si chiude con un durissimo: «Trarremo tutte le conseguenze derivanti da questa decisione di cui il governo di Parigi è l’unico a essere pienamente responsabile».
La mossa di Parigi arriva al culmine di tre anni di tensioni provocate da un Marocco sempre più aggressivo, forte anche dell’endorsement sul Sahara occidentale ricevuto nel dicembre 2020 dall’allora presidente Usa Donald Trump, e fornisce l’impressione di una Francia piegata alle pressioni di Rabat che abbandona definitivamente i tentativi di riconciliazione con l’Algeria con cui le relazioni sono in preoccupante stallo.
La causa dei saharawi continua a essere sacrificata sull’altare degli interessi europei e occidentali. L’area, ricca di fosfati e pescosissima, porta ricchezze a Rabat e affari in Europa, assieme a oppressione a chi la abita. In un recente passato, la questione saharawi è stata al centro dello scandalo che ha travolto il parlamento europeo. In quell’occasione emerse che Rabat aveva puntato, riuscendoci, a corrompere parlamentari e funzionari per aggirare la sentenza della Corte di giustizia Ue che salvaguardava il diritto ai profitti dei saharawi per le risorse del loro territorio.
«Questa posizione – recita un comunicato del governo saharawi in esilio – svela ancora una volta il vero volto coloniale della Francia che si vanta di essere la “culla” della prima dichiarazione universale dei diritti umani. Chi abbraccia i diritti umani non sostiene l’occupazione di un territorio in attesa di essere decolonizzato».
© Riproduzione riservata