I videogiochi sono in sciopero. Dal 26 luglio, gli attori che lavorano nel settore dei games hanno indetto manifestazioni e picchetti contro le major, poiché non si è raggiunto un accordo sull’uso e la tutela delle loro performance da sistemi di intelligenza artificiale.

Una risposta forte dopo un anno e mezzo di contrattazioni, ma che aleggiava già alla fine del 2023, quando i sindacati Sag-Aftra e la Writers Guild erano in pieno negoziato con i big dell’audiovisivo, tra diritti residuali dallo streaming e le inesistenti tutele contro l’IA generativa. Proprio in quella breve finestra di tempo gli interpreti del mondo dei videogiochi avevano provato a ritagliarsi uno spazio mediatico, ma la chiusura degli accordi e la fine del doppio sciopero hanno fatto un po’ naufragare le loro istanze.

Questo è un altro fronte di scontro, che riguarda nello specifico il contratto di Interactive Media Agreement. Un progetto che il sindacato, capitanato dalla “tata” Fran Drescher, sta portando avanti dall’ottobre del 2022 e che ha visto le parti trovare sintonia su diversi punti. Ma sull’intelligenza artificiale ci sono ancora resistenze, scrive in un comunicato Sag-Aftra, e quando «è troppo è troppo». «Non accetteremo un contratto che permette alle aziende di abusare dell’IA a scapito dei nostri membri», commenta Drescher.

Il primo agosto è stato il giorno dei picchetti davanti agli studi Warner Bros., e Sag-Aftra si dichiara pronta a tornare al tavolo delle trattative «quando queste compagnie si impegneranno seriamente a offrire un accordo con cui i nostri membri possano vivere e lavorare».

«È sorprendente come questi studi non abbiano imparato niente dall’anno scorso», commenta invece il sindacalista Duncan Crabtree-Ireland, mentre i performer chiedono «un compenso equo e il diritto di consenso informato sull’IA per l’uso delle loro voci, volti e corpi» per un'industria che fattura «miliardi di dollari ogni anno».

I videogame non sono hollywood

Una protesta, quella degli attori che lavorano nel settore dei videogiochi, che in un certo senso parte svantaggiata. Se la partecipazione ai picchetti da parte dei grandi nomi e volti di Hollywood, da Jane Fonda a Ben Stiller passando per Bryan Cranston e Susan Sarandon, aveva portato le ragioni del sindacato sulle prime pagine dei quotidiani, ora i doppiatori e gli attori di videogiochi si trovano a rivendicare i propri diritti in un contesto dove le loro voci e sembianze spesso non coincidono nel prodotto finale.

Basti pensare a chi registra i cosiddetti bark, cioè quelle linee di dialogo di contesto e sottofondo nei videogiochi, oppure chi invece presta immagini e movimenti a un personaggio che, una volta effettuate le scansioni di motion-capture, non richiede più la presenza fisica dell’artista.

Uso etico dell’IA

Fece polemica, e costrinse il sindacato alle scuse pubbliche, l’accordo siglato a gennaio di quest’anno tra Sag-Aftra e Replica, un’azienda che si prefigge un uso etico dell’intelligenza artificiale raccogliendo un campionario di voci e mettendole a disposizione degli studi per poter generare dialoghi originali. L’IA generativa, che nel settore dei videogiochi è già di grande utilizzo dalle sceneggiature fino alle traduzioni (con significativo crollo nelle tariffe per i freelance), è quindi tema fondamentale nelle rivendicazioni del sindacato.

Le aziende, neanche a dirlo, si dicono «deluse», scrive il giornalista Stephen Totilo su X. «La nostra offerta risponde direttamente alle preoccupazioni della Sag-aftra», dice un portavoce, «ed estende le protezioni dall'IA all'obbligo del consenso e di un equo compenso per tutti gli interpreti». Secondo le aziende era stata raggiunta l'intesa su 24 di 25 punti del contratto.

La tutela dall’intelligenza artificiale generativa è stata anche tra le rivendicazioni principali nello sciopero dei doppiatori italiani, che avevano espresso le proprie preoccupazioni verso queste tecnologie oltre a chiedere adeguamenti Istat dei propri compensi e il rinnovo del contratto collettivo nazionale (fermo al 2008), un traguardo ottenuto a inizio dicembre scorso e seguito a Natale dal primo Ccnl degli attori.

Nel nuovo contratto, all’articolo 22, è scritto che è considerata illegittima «ogni attività di estrazione di testo e di dati e ogni campionamento, quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la modifica, la rielaborazione e utilizzo in qualsiasi altra forma della voce di ciascun interprete per sviluppare o addestrare algoritmi di intelligenza artificiale». Tutto ciò, ovviamente, «salvo specifico accordo».

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