- La senatrice centrista dell’Arizona ha annunciato con un editoriale su un giornale locale e con un’intervista esclusiva alla Cnn che lascerà il partito democratico
- In realtà forse non lascerà il gruppo ma non dovrà più sottoporsi alle primarie nel 2024, mettendo in difficoltà il suo ex partito, che dovrà decidere se sostenerla oppure rischiare una vittoria repubblicana in Arizona
- Tutto questo però rafforza la posizione di un democratico molto particolare: il senatore del West Virginia Joe Manchin, centrista come Sinema ma rimasto nel gruppo.
Con un lungo editoriale pubblicato sul giornale locale Arizona Central, la senatrice Kyrsten Sinema ha annunciato che lascerà il partito democratico per cambiare la sua affiliazione politica con «indipendente dell’Arizona» per rompere «il sistema malato della partigianeria politica» che punta solo «a battere qualcuno» anziché cercare «soluzioni di buon senso per i cittadini». Una scelta confermata anche in un’intervista esclusiva alla Cnn con il giornalista Jake Tapper.
Quota 50
La notizia arriva pochi giorni dopo la riconferma del senatore della Georgia Raphael Warnock, riconfermato dopo un ballottaggio contro il trumpiano Herschel Walker. L’abbandono dei democratici da parte di Sinema quindi riporta il numero dei senatori nel gruppo nuovamente a 50.
Le cose però dovrebbero essere un pochino diverse, perché Sinema ha lanciato diversi segnali al leader Chuck Schumer tra le righe. Nel suo editoriale lascia intendere che continuerà «a sostenere la comunità Lgbtq+» e che «la scelta di una donna per la sua salute sia un affare soltanto tra lei e il suo medico».
Non solo: alla domanda di Tapper sul suo lavoro come senatrice ha affermato che intende mantenere le sue posizioni nelle varie commissioni e anche la presidenza delle sottocommissione sull’aviazione civile.
A domanda precisa del giornalista della Cnn sulla sua adesione al caucus dem, sul modello di quanto fatto dai suoi colleghi Bernie Sanders del Vermont e Angus King del Maine, però non ha voluto rispondere, preferendo un’affermazione evasiva dicendo che certe cose interessano solo agli «insider di Washington« mentre ai suoi elettori interessa solo che venga svolto un buon lavoro nel loro interesse, segno che il suo ingresso nel gruppo da indipendente non è ancora cosa fatta.
La mossa di Sinema però ha anche alcuni risvolti pratici: da indipendente nel 2024 non dovrà più sottostare alle primarie dem, dove secondo le previsioni dovrebbe affrontare la concorrenza del popolare deputato Ruben Gallego, rappresentante del settimo distretto dell’Arizona. Quindi per i dem c’è un enigma in più che non riguarda soltanto il poter contare o meno sul suo sostegno alle nomine e ai provvedimenti del prossimo biennio, ma come difendere il suo scranno in un ciclo elettorale presidenziale dove diversi seggi si trovano in stati che favoriscono i repubblicani.
Rischio Arizona per le presidenziali
Qualora la sezione locale del partito decidesse comunque di sostenerla, ci sarebbe il duplice rischio di perdere il voto progressista sia per le elezioni al Senato sia per le presidenziali e l’Arizona è uno stato di cui Joe Biden (o chiunque sarà il candidato democratico nel 2024) ha bisogno se non vuol cedere la Casa Bianca nuovamente ai repubblicani.
Se invece si scegliesse un candidato più liberal, come indubbiamente è Gallego, si rischia un’elezione a tre dove la sinistra rimarrà sicuramente nel campo dem, senza però sapere quanti centristi vorranno seguire Sinema e favorire indirettamente il candidato o la candidata dei repubblicani.
Dato l’andazzo del Gop da quelle parti, è probabile che sia un trumpiano “ultra-Maga” al 100 per cento come Blake Masters o Kari Lake.
Insomma, un bel mal di testa sia per il leader democratico al Senato Schumer sia per la Casa Bianca, che adesso dovrà pensare a come non indispettire troppo Sinema, la quale ha ormai un piede fuori dalla coalizione vincente del 2020: tant’è vero che alla Cnn non ha risposto alla domanda sul suo sostegno al presidente Biden.
Tutto questo però rafforza la posizione di un democratico molto particolare: il senatore del West Virginia Joe Manchin, centrista come Sinema ma rimasto nel gruppo, anche lui in corsa per farsi rieleggere nel 2024 in uno stato dove i repubblicani prevalgono largamente alle presidenziali.
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